Sorpresa, a destra comandano le donne (e la sinistra è un club per soli uomini)

Casellati, Gelmini, Bernini. È uno choc culturale, ma soprattutto una grandissima rivincita per un mondo femminile. A destra. E a sinistra? Non solo i ranghi femminili sono rimasti schiacciati da una gestione maschilista delle liste, ma gli uomini si sono presi gli incarichi del dopo-voto

In Forza Italia è il momento delle donne, che conquistano tutti e tre i ruoli messi in palio in questo inizio di legislatura. Dopo l’elezione di Elisabetta Casellati alla presidenza del Senato c’è quella di Maria Stella Gelmini a capo del gruppo parlamentare della Camera e di Annamaria Bernini al comando dei senatori forzisti. È uno choc culturale, uno tsunami, ma soprattutto una grandissima rivincita per un mondo femminile che in passato è stato costantemente raccontato come ancillare, secondario, perennemente sottomesso, e ne ha sofferto molto.

La portata e il valore di questo improvviso passo avanti lo capiscono bene le colleghe che sull’altro lato della barricata, a sinistra, non solo hanno visto i ranghi femminili schiacciati da una gestione piuttosto maschilista delle liste, ma anche gli uomini prendersi tutti gli incarichi del dopo-voto. E a sorpresa arrivano proprio da loro gli applausi più convinti (anche se amari).

In favore dell’onda rosa parlano in tante. Fanno gli auguri al Presidente Casellati nomi storici del femminismo e dell’impegno progressista come Franca Chiaromonte e Annamaria Carloni. «È un passo avanti nell’attuazione del principio di parità formale» riconosce, seppur fra molte critiche, Giorgia Serughetti, ricercatrice e intellettuale di area femminista. E Roberta Carlini, fondatrice del sito di economia InGenere, ammette che «sì, noi dobbiamo fare politica in un altro modo» però si deve dire che «molte vogliono farla nel vecchio modo e non è giusto che facciano sempre le seconde file, come puntualmente succede a sinistra».

Le donne di destra sembrano in questo momento occupare uno spazio assai più consistente delle loro omologhe provenienti dalla cultura progressista

Allargando lo sguardo, le donne di destra sembrano in questo momento occupare uno spazio assai più consistente delle loro omologhe provenienti dalla cultura progressista, in teoria assai più attenta ai valori della promozione femminile in politica. Non solo nei ruoli istituzionali ma anche nelle carriere interne di partito, dove non bisogna dimenticare la “primogenitura” di Giorgia Meloni (unica donna della storia italiana ad aver conquistato la leadership di un partito) e l’onda rosa che ha contagiato la Lega portando le sue parlamentari da 5 a 65 in un colpo solo.

Paola Tavella, giornalista e scrittrice, femminista, autrice di “Madri Selvagge” è stata la prima a congratularsi senza se e senza ma per l’elezione della Casellati. Adesso spiega: «Ovvio che la giudicheremo politicamente per le sue scelte, come si fa con tutti, ma anche se si rivelerà un’avversaria sarà una buona cosa: avere delle avversarie politiche accresce l’autorevolezza femminile». Lei fu contenta pure per l’elezione di Irene Pivetti e di Condoleeza Rice, l’indimenticata segretaria di Stato Usa nominata da George W. Bush, protagonista del primo conflitto iracheno e dello scandalo dei metodi di tortura “muscolari” adottati verso i prigionieri. «Le donne non sono migliori degli uomini» sottolinea Tavella, «il principio di parità va difeso a prescindere».

E così saranno le donne a gestire, sul fronte Forza Italia la partita più delicata degli ultimi vent’anni, lo scenario che deciderà non solo il futuro del governo ma anche del mondo berlusconiano, uscito ammaccato dal sorpasso di Salvini. Proprio il contesto rende la scelta ancora più singolare, e interessante. In altri tempi, quando le poltrone erano abbondanti e c’era spazio per tutti, in teoria la scalata delle signore sarebbe stata più facile da spiegare. Invece arrivano in vetta adesso, mentre l’orizzonte forzista si restringe all’improvviso, i posti si dimezzano, sui futuri ruoli c’è la massima incertezza e la competizione interna diventa più dura e affollata.

Che cosa è successo, perché, quali sono le ragioni? Se ne discuterà. Di sicuro c’è un tetto di cristallo che si è rotto all’improvviso portando alcune donne con una lunga esperienza in politica a gestire, in prima persona, la legislatura d’avvio della Terza Repubblica. Vengono da un mondo che spesso ha ostentato un immaginario maschilista, e addirittura toni da caserma, e però in qualche modo sono riuscite a imporsi come protagoniste in quel contesto. Fargli gli auguri è il minimo (anche per solidarietà femminile: ne avranno bisogno, non sarà una festa).

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