«Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede tale coraggio, una sfida che non annoia mai» diceva la nostra Oriana Fallaci. Essere una donna significa anche -ancora oggi – combattere contro pregiudizi, violenze fisiche e morali. Nonostante ciò, ci sono eccellenze italiane che non hanno mai avuto paura di far valere la loro professionalità, la loro esperienza e le loro capacità. Combattere contro il preconcetto della “donna tradizionale” non è cosa da poco.
Proprio per questo l’8 marzo – quale altra data, altrimenti – si è svolta la premiazione della prima edizione di Women in Finance, iniziativa promossa dall’Ambasciata britannica in Italia e dallo studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer, in collaborazione con Borsa Italiana presso la raffinata location di Palazzo Mezzanotte, in Piazza Affari a Milano. Nel cuore della finanza italiana, in un luogo intriso di storia (e sotto i resti della Mediolanum romana). Il premio è stato organizzato con la media partnership del Corriere della Sera, di La 27 Ora e il sostegno di Financecommunity.it.
Questa valorosa iniziativa si propone di riconoscere pubblicamente i talenti femminili e i valori della diversità nel mondo della finanza in Italia. Ad oggi, infatti, nei comitati esecutivi delle società di hedge found, la rappresentanza femminile media è del 9%. In Italia – e in Europa – sono ancora pochissime le donne che ricoprono il ruolo di amministratore delegato (il 7% del totale) o di direttore finanziario (il 14%, secondo il Credit Suisse Gender 3000). Quello finanziario è certamente un settore in prevalenza maschile e il cosiddetto soffitto di cristallo ostacola le donne che vogliono far carriera. Sicuramente è un mondo difficile, dove in primis i luoghi comuni ci spingono a pensare che la finanza sia una “questione per uomini”. E questo premio, così fortemente voluto dall’ambasciatrice britannica Jill Morris lo ha piacevolmente smentito. «Privarsi del talento della metà della popolazione è un vero spreco» ha ricordato la Morris, e «se c’è un campo nel quale questo spreco è macroscopico è, appunto, l’economia».
Nei comitati esecutivi delle società di hedge found, la rappresentanza femminile media è del 9%. In Italia – e in Europa – sono ancora pochissime le donne che ricoprono il ruolo di amministratore delegato (il 7% del totale) o di direttore finanziario (il 14%). Quello finanziario è certamente un settore in prevalenza maschile e il cosiddetto soffitto di cristallo ostacola le donne che vogliono far carriera
Ma la diversità rappresenta soprattutto un punto di forza su cui investire, bisogna equilibrare le proporzioni. E quale modo migliore di iniziare a valorizzare le donne in carriera, se non quello di organizzare un premio per far vedere quali grandi talenti ci sono in campo. Sicuramente, aggiunge l’ambasciatrice, tutt’ora «non viene vissuto bene che una donna abbandoni il suo ruolo tradizionale». Ecco perché le donne devono lottare in prima linea: serve una grande autopromozione. E ciò avviene quando si ha smisurata fiducia di sé. Proprio per questo serviva una autocandidatura per poter partecipare al concorso. Bisognava anzitutto riconoscere il proprio merito in campo lavorativo. Essere coscienti della propria forza.
I Paesi dove le donne fanno più carriera sono anche i Paesi dove le donne fanno più figli: vuol dire che hanno più fiducia nelle loro capacità. Ma non solo: hanno alle spalle Istituzioni che non avviliscono il loro ruolo di madre, ma anzi lo esaltano. E poi la famiglia. Perché se è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, possiamo e dobbiamo anche ribadire il contrario.
Vi sono state ben 70 candidate, che hanno deciso di celebrare il cambiamento e rompere le barriere. Morris si dice «estremamente soddisfatta» delle candidature e della loro qualità. Per vincere, oltre a vantare grandi doti professionali, era importante che le candidate si fossero distinte per il proprio ruolo nel favorire la parità di genere, sostenendo le proprie colleghe e sottoposte, abbattendo pregiudizi e rafforzando la crescita dei propri diritti.
Proprio la consapevolezza dell’esistenza dei problemi legati alla diversità di genere è stato il tema centrale della premiazione. E non è un caso che tra gli ospiti sia stata invitata la chef stellata Antonia Klugmann, nuovo volto di Masterchef 7 e protagonista di un settore, quello dell’alta cucina, in cui le donne fanno fatica a emergere. «Se le donne hanno sempre cucinato, perché le stelle Michelin sono date soprattutto agli uomini? Prima le donne non potevano scegliere di cucinare, dovevano. Ora invece possiamo scegliere». E infatti l’Italia è il Paese con più donne stellate, eppure non si vedono. Non c’è nessuna promozione per loro. Poca visibilità e poche opportunità di crescita. E quando si raggiungono – nonostante le innumerevoli difficoltà – le vette più alte, ecco che bisogna affrontare pregiudizi e stereotipi, proprio come è accaduto alla Klungmann durante la messa in onda della prima puntata di Masterchef. Ma la chef non si è fatta intimorire e sottolinea come la sua famiglia sia stata un pilastro fondamentale per la sua crescita professionale: «Mio marito mi ha sempre sostenuta. Non mi ha mai fatto sentire in colpa per il lavoro che faccio».
I Paesi dove le donne fanno più carriera sono anche i Paesi dove le donne fanno più figli: vuol dire che hanno più fiducia nelle loro capacità. Ma non solo: hanno alle spalle Istituzioni che non avviliscono il loro ruolo di madre, ma anzi lo esaltano. E poi la famiglia. Perché se è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna, possiamo e dobbiamo anche ribadire il contrario
Le categorie premiate in questa prima edizione sono state cinque: CFO of the Year, Banker of the Year, Financial Adviser of the Year, Fund Manager of the Year ed Employer of the Year. Riconoscimenti vinti, rispettivamente, da Barbara Cavaleri (Direttore Finance di Vodafone Italia, membro del Comitato Esecutivo e del Consiglio di Amministrazione), Marina Natale (S.G.A.), Stefania Godoli (esponsabile globale delle attività di equity capital market Unicredit), Silvana Chilelli (Responsabile Investimenti alternativi e progetti speciali di Intesa Sanpaolo Vita) e Algebris UK (il premio è stato ritirato da Antonella Di Chio). Algebris si preoccupa da sempre di equity in ambito lavorativo. E non solo: più del 40% dei dipendenti sono donne, che ricoprono anche posizioni di leadership e il 25% del team investimento è donna.
Anche la giuria è stata tutta in rosa, con la presenza -per esempio – di Magda Bianco, titolare del Servizio Tutela dei clienti e antiriciclaggio di Banca d’Italia, Marina Brogi, Vicerettore della Facoltà di Economia all’Università La Sapienza, Alessandra Perrazzelli, Vicepresidente di A2A, e Barbara Stefanelli, Vicedirettore del Corriere della Sera.
Women in Finance è stata senza dubbio un’iniziativa importante, poiché ha consentito di mettere sotto i riflettori le eccellenze italiane. L’obiettivo del 2019 è che Women in Finance abbia come testimonial proprio una donna che lavori nel mondo della finanza. Chissà, magari che abbia anche investito in equity crowdfunding, considerando che è un altro settore in crescita, dove le figure femminili sono ancora più marginali.