Cos’è la linea Radcliffe, l’unico confine che si può vedere dallo spazio

Tracciata da un funzionario inglese nel 1947, è visibile dall’alto grazie a un sistema di illuminazione capillare e immenso, pensato per evitare il passaggio di clandestini e trafficanti

È l’unico confine che si può vedere anche dallo spazio. Non è la muraglia cinese (vecchia bufala cui non crede più nessuno) e nemmeno il muro tra Usa e Messico, che per il momento non c’è ancora. È la meno nota linea che separa India e Pakistan, cioè (parte della) Radcliffe Line.

È visibile perché i suoi 2.900 chilometri di lunghezza sono illuminati a giorno da 150mila luci, installate su 50mila pali. Un’operazione gigantesca per evitare il passaggioda un Paese all’altro di contrabbandieri, trafficanti di droga e armi e, soprattutto, di immigrati. Secondo alcuni analisti, sarebbe il confine più pericoloso della Terra.

Come sempre (e come suggerisce il nome), quando si presentano situazioni complicate e pericolose come queste vuol dire che, sotto, c’è stato degli inglesi. La linea Radcliffe venne tracciata, in sole cinque settimane, nel 1947 dal funzionario inglese sir Cyril Radcliffe. L’uomo non era mai stato in India (cosa in generale piuttosto negativa ma che nel caso in questione venne interpretata come segno di neutralità), non conosceva affatto la regione, soffriva il clima e non vedeva l’ora di tornarsene a casa. Non poteva contare neppure sull’aiuto di collaboratori all’altezza: non ce ne erano. Quelli che potevano dargli una mano, ad esempio emissari delle Nazioni Unite in grado di fornire mappature e ricerche sul territorio interessato, vennero rifiutati. L’Inghilterra voleva dimostrare al mondo che era benissimo in grado di gestirsi da sola la decolonizzazione.

Si è visto.

Con una suddivisione fatta a casaccio, in poche settimane e in gran segreto, Radcliffe tracciò il confine di due Paesi che, nel giro di cinquant’anni, sono diventate entrambe potenze atomiche in costante conflitto tra loro. Bene. In più, fin dal primo giorno della sua pubblicazione ufficiale, ci furono scontri e rivendicazioni tra le fazioni coinvolte. Non si può dire che Radcliffe, da saggio statista imperiale, non lo avesse previsto: “È impossibile tracciare un confine che non faccia soffrire nessuno”, avrebbe detto.

E così, nello spirito del tanto peggio tanto meglio, nel giorno dell’Indipendenza indiana se la svignò, badando bene a distruggere tutte le sue carte e a non lasciare niente dietro di sé. A parte una luminosa linea di confine.

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