Maurizio Crozza fa numeri miracolosi per il canale Nove, l’ultima puntata di venerdì 27 aprile ha registrato il record assoluto, il 5,7% di share, quarto canale nazionale in prima serata. Un risultato talmente positivo che la rete ha deciso di allungare la stagione di Fratelli di Crozza e mandare in onda il comico genovese fino al 18 maggio.
Davanti a questi numeri c’è poco da obiettare, ma nasce una domanda. Se Crozza va così bene, come mai la sua satira politica da qualche stagione non diventi mai un vero “caso”, la notizia che va in prima pagina sui giornali, la gag che fa arrabbiare qualche politico, come invece quest’anno è successo a Gene Gnocchi, comico che sembrava finito, con la storiella della maiala di nome Claretta Petacci.
Crozza negli ultimi anni ha fatto agitare gli animi solo per una battuta(ccia) di natura sportiva, quella ormai famigerata su Benatia, il rigore, lo stupro e gli insulti vari. Crozza non fa più i botti di una volta, e forse a lui nemmeno mancano se pensiamo alla sua faccia quando a Sanremo 2013 fu travolto dai fischi per la sua gag su Silvio Berlusconi. Oggi il comico umilia ogni settimana l’anziano leader con una parodia molto più greve, ma tutti zitti. Forse perché nessuno se ne è accorto. E’ come se fosse depotenziato, forse solo perché va in onda su un canale del telecomando troppo lontano da quelli che fanno opinione.
Ma il problema non è questo. La sua nuova parodia di Berlusconi, che ormai per Crozza non è più l’uomo di potere con tre televisioni, il conflitto d’interessi e l’imperatore del bunga bunga, ma un ottantenne a cui casca la mandibola, sbaglia a fare i conti e si appisola mentre parla ai comizi, è spassosa ma, al di là del dubbio gusto di prendere in giro un soggetto per il fatto di essere vecchio, non ha avuto reazioni. E se non hai reazioni, sei trasparente. Adesso che nemmeno Renzi è un soggetto tanto appetitoso (mai dire mai, però), Crozza è nei guai.
Se l’è presa con Roberto Fico nell’ultima puntata di Che tempo che fa su Raiuno, dove anima ancora un siparietto. “Io credo in Fico, non sottovalutiamolo, Fico è bravo, si è laureto in Scienze della Comunicazione con una tesi sull’identità sociale linguistica della musica neomelodica napoletana. Il destino del paese ora dipende da uno che ha passato degli anni a studiare Gigi D’Alessio!”.
Nelle ultime due puntate di Fratelli di Crozza è stato il presidente Sergio Mattarella, protagonista delle estenuanti consultazioni per trovare il nuovo premier, il bersaglio prediletto del comico genovese. Con una parrucca grigia, la boccuccia a salvadanaio e la zeppola, Crozza ha messo (anche qui) alla berlina un nonnino un po’ stordito che non ricorda il pin del telefono e che si lamenta: “Più che il presidente della Repubblica, mi sento il conduttore di Legislature Imbarazzanti”. Abbiamo sentito di meglio. Oppure: “Sono 50 giorni che sono chiuso qui dentro, i partiti sembrano Al Bano. Romina e la Lecciso. Siamo su Novella 2000? Allora do l’incarico do alla Marcuzzi”. Brividi freddi lungo la schiena.
Visto che la politica è ormai soporifera, Crozza vira sul costume: il cuoco Alessandro Borghese, lo scrittore Mauro Corona contro l’Unesco, l’archistar Fuksas, un pezzo sul Salone del Mobile e sul design che è tanto bello quanto inutile, Marchionne che parla delle auto elettriche. Lo stesso Marchione, quello vero, nell’ultima puntata era presente in carne e ossa negli studi tv di Crozza.
E poi parodia di Vittorio Feltri francamente troppo volgare: fargli dire che la presidente del Senato Elisabetta Casellati “a 71 anni è ancora leccabile” forse è troppo.
Ancora Il problema, dicevamo, è un altro. Quando Crozza è senza maschera. Quando fa le prediche. Il Crozza attore, imitatore, comico, è quello ancora preferibile. Il Crozza predicatore che fa i pippotti sull’attualità politica è quello che convince meno, perché si prende troppo sul serio. Quando è Crozza, tiene lezioni di educazione civica invitando “Renzi e Di Maio a fare uno sforzino per fare pace”, l’ha fatto anche Kim Jong-Un. Molto meglio quando indossa la parrucca e diventa Vincenzo De Luca, presidente Pd della Campania, che parla della stessa cosa (l’eventuale accordo Pd-grillini) ma con una marcia in più perché la butta sul ridere annunciando “un corso per analfabetizzarmi per riuscire a fare un governo con il Movimento 5 Stelle”. E’ molto più godibile quando il comico imita il guru dello yoga Roberto Laurenzi, quello del karma, dell’asana e della supercazzola zen, rispetto a quando lo fa lui, il guru. Purtroppo quella del comico a cui a un certo punto sta stretto il ruolo del giullare è una tentazione antica. E Crozza non è il primo né l’ultimo a esserci caduto.