Depressi e ansiosi, i giovani scienziati se la passano peggio di quanto pensiamo

Il connubio genio e follia è un luogo comune. La verità è che, perfino nel mondo anglosassone, il tasso di malesseri psichici dei ricercatori è altissimo. E per motivi che non hanno a che fare con il mito romantico del genio

La compresenza di genio e follia è un paradosso romantico che rischia, ormai, di sembrare un luogo comune. Il genio scapigliato. Il genio inadatto al mondo. Il fisico Ettore Majorana che scriveva complicati calcoli sui pacchetti di sigarette per poi accartocciarli e buttarli via per la disperazione dei sui colleghi, i fisici di via Panisperna e lo stesso Enrico Fermi.

Invece, a quanto ne dice Nature, la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, la questione è ancora attuale più che mai. Se non è proprio genio e follia di sicuro si tratta di genio e disordini psichici. Secondo un sondaggio promosso su Twitter dalla rivista i giovani ricercatori soffrirebbero di livelli di ansia e depressione sei volte più rilevanti di quelli medi.

Le cause? Limiti finanziari, ambiente accademico ostile, un mercato del lavoro molto duro. I giovani scienziati hanno un problema, a quanto pare. Alcuni dichiarano che tutto il sistema del Phd e dei dottorati andrebbe riformato. Ed è il caso di notare che si tratta di studiosi anglosassoni, che lavorano in un ambiente ben più favorevole di quello presente, per esempio, in Italia.

Ecco, a quanto pare i giovani geni del mondo anglosassone soffrono di uno scollamento tra cultura e scienza. Diversi scienziati lamentano uno rapporto povero con le loro guide accademiche. E diversi studi fanno notare come molti scienziati proseguano la carriera in modo felice solo dopo aver abbandonato il mondo accademico.

Il rischio è che anche nel mondo anglosassone la ricerca perda i cervelli migliori. Depressi, ansiosi, e con tanta voglia di scappare via.

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