Elogio dello “stallo alla messicana”, dove vince chi non spara

Lo si trova in tanti film western ma anche – ahinoi – nella realtà: prima descriveva la Guerra Fredda tra Usa e Urss, oggi invece è metafora perfetta per la formazione (im)possibile del nuovo governo italiano

Chi guarda un film di Quentin Tarantino lo sa. Prima o poi arriva la scena dello “stallo alla messicana”, o “Mexican standoff”: è quando due o più contendenti (spesso tre) si tengono sotto tiro a vicenda, nessuno di loro è intenzionato a cedere nulla, e tutti sono obbligati a mantenere alta la tensione. Se il concetto chiaro, la definizione è oscura: perché questo stallo deve proprio essere “alla messicana”?

Secondo il Cambridge Advanced Learner’s Dictionary, addirittura, la prima attestazione sarebbe di origine australiana. Ma la prima frase stampata, del 19 marzo 1876, è in una storiella ambientata in Messico: “Questo è uno stallo, uno stallo ala messicana: tu perdi i soldi, ma ti salvi la vita”.

Con il tempo le cose sono cambiate: lo stallo è diventato uno stallo vero, in cui le parti coinvolte hanno forze equivalenti e, peggio che negli altri stalli, non hanno nemmeno la possibilità di uscire dallo scontro in modo sicuro. Nello stallo messicano si è e si rimane.

Lo sapevano bene Usa e Urss, per le quali i politologi del novecento hanno subito utilizzato l’espressione, e lo sanno anche – si parva licet – gli elettori italiani, che dal giorno delle elezioni se lo vedono davanti ogni giorno, il maledetto stallo alla messicana, commentato da fior di cronisti e politologi. Elucubrazioni inutili, visto che l’unica cosa sensata che arrivano a dire è, sempre e ogni volta, “Così sarà, se i fatti non mi smentiranno”.

I fatti, appunto, sono quelli noti: nessuno ha la maggioranza per fare un governo. Il Movimento Cinque Stelle (prima pistola) potrebbe fare un governo con il centrodestra, ma punta l’arma contro Berlusconi (seconda pistola), che non vogliono a nessun costo. Il presidente di Forza Italia punta la sua contro Salvini: “Non ci pensi nemmeno a fare il governo senza di noi, altrimenti saltano tutte le giunte regionali”. E Salvini (terza pistola), la punta contro il Pd: mai con loro. I poveri democratici, invece, di pistole puntate ne hanno tante: Renzi ne ha almeno due o tre, contro chi cerca di fargli le scarpe e con chi vuole l’accordo con i Cinque Stelle (nemici che più o meno coincidono) e ogni tanto sparacchia, o minaccia di farlo.

Come finirà? Chi può dirlo. Qualcuno si spazientirà, qualcuno sparerà, qualcuno si farà del male e risponderà. Sarà, insomma, una bella sparatoria in vecchio stile western, con scazzottate e clienti buttati fuori dal saloon. E alla fine, chi resterà in piedi (più o meno malconcio) si presenterà a nuove elezioni.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club