Dopo aver passato 12 anni insieme a un branco di lupi, lo spagnolo Marcos Rodriguez Pantoja lo può dire: meglio stare con loro che con gli esseri umani.
La sua storia, degna di un romanzo di Rudyard Kipling, è piuttosto singolare. Dopo la morte della madre, all’età di sei anni venne venduto dal padre a un contadino che viveva nelle montagne della Sierra Morena. Una convivenza che durò poco: anche l’uomo morì e il ragazzo fu costretto a ritirarsi a vivere nelle montagne e lì rimase, fino a quando all’età di 19 anni non fu ritrovato dalla Guardia Civil spagnola e costretto a tornare alla civiltà. Il suo caso fece il giro del mondo, su di lui vennero scritti libri e articoli e perfino la Bbc ne fece un documentario.
Ora, a 72 anni, può tracciare un bilancio della sua unica esistenza. E dopo una vita passata nella provincia galiziana di Rante, insieme agli uomini e non con i lupi, può ben trarre le sue conclusioni. “Stavo meglio con i lupi”. Come racconta al País, nel corso della sua vita è stato ingannato e sfruttato dai suoi datori di lavoro, sia nel campo delle costruzioni che della sanità. Con i lupi, insomma, questo non accadeva. “Qui mi prendono in giro perché non capisco né di calcio né di politica”.
Purtroppo la vita selvatica, come un paradiso perduto, non si può recuperare. Quando tentò di tornare a vivere nei boschi, spiega, i lupi non lo riconoscevano più. “Ormai odoravo di persone, sapevo di acqua di colonia”. E nemmeno la caverna in cui passò 12 anni della sua vita esiste più: ora, al suo posto ci sono cottage e reti elettriche.
Ha ballato con i lupi, e gli è andata bene. Ballare con gli umani è un gioco molto, molto più difficile.