No, l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di scrivere racconti e favole

Almeno, non di senso compiuto. E niente che possa avere un minimo di valore estetico. Per questo servono comunque dei collaboratori umani, che rielaborino le idee confuse ma spesso originali inventate dalle macchine

Con l’arrivo dell’Intelligenza artificiale non ci sarà pace per i musicisti, per i registi e, a quanto pare, nemmeno per i giornalisti. Ma a essere sostituiti dalle macchine (le quali, al momento, sono ancora abbastanza allo stato grezzo) potrebbero essere gli scrittori di fiabe e favole per bambini.

L’ultimo tentativo di sostituzione tecnologica è un’applicazione chiamata Calm, creata dal team di Botnik (altra app di “scrittura predittiva”) che propone storielle e meditazioni per far addormentare i bambini. Il suo funzionamento è semplice: riprende ed elabora dei testi dei fratelli Grimm. Al posto dell’ingegno umano – o meglio, di quello dei genitori – c’è l’ingegno di chi ha creato un algoritmo incaricato di trovare dei modelli della narrazione presente nei fratelli Grimm, analizzando e processando il corpus dei loro testi.

Ebbene, il risultato come è? Si può dire che la notizia della scomparsa degli scrittori di favole e fiabe sia fortemente esagerata. L’intelligenza artificiale, al termine delle sue ricerche, ha sviluppato un trama che poi tre persone hanno dovuto rielaborare per renderla leggibile (e magari piacevole) anche per i nostri poveri limitati intelletti. Si intitola “La volpe e la principessa” e più o meno recita così:

C’era una volta un cavallo dorato, con una sella dorata, che portava un bellissimo fiore viola nella criniera. Il cavallo recò il fiore nel villaggio dove la principessa danzava di gioia, felice all’idea di essere bella e magnifica.

«È magnifico», disse a suo padre, re del pane e del formaggio. «Donerai qualcosa da maniare e da bere se consento a sposare il principe?»

Dovete sapere che da tempo il re aveva chiesto a sua figlia, con insistenza, di sposare il solo principe candidato della regione. Il problema era che lei non lo amava e non aveva mai smesso di rifiutarlo”.

Bello, eh? Certo che no. Gli autori di storie possono tirare un sospiro di sollievo per ora. In futuro si vedrà. Intanto, ciò che è evidente, è che questo tipo di associazioni, del tutto impreviste e lunari, possono però servire da ispirazioni per idee del tutto nuove, insolite e interessanti. L’intelligenza artificiale, insomma, a qualcosa può servire: per il brainstorming. Poi ci vorrà la solita vecchia fatica umana di tradurre le suggestioni in storie compiute e sensate. Meglio se anche piacevoli.

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