Oltre le 40 ore: gli italiani lavorano sempre più. Ma c’è chi sceglie: meno guadagno e più tempo libero

Crescono i part time, ma negli ultimi cinque anni è tornato a crescere il numero di quelli che lavorano più di 40 ore a settimana. Si diffondono i tentativi di ridurre l’orario di lavoro

Per vocazione, per obbligo, o forse anche solo per necessità. Tra gli italiani crescono gli stacanovisti. Nonostante il numero di ore lavorate sia ancora ben lontano dai livelli pre-crisi e in tanti lavorino part time (non sempre per scelta), negli ultimi cinque anni è tornato a crescere il numero di quelli che in fabbrica o in ufficio restano più di 40 ore a settimana.

Più part time, e più straordinario
I dati sui tempi di lavoro degli italiani ci arrivano dall’Istat. Nel 2008 il numero di ore medie settimanali procapite lavorate era 41; nel 2017, dopo il calo negli anni della crisi, siamo tornati a 40 (poco sotto la media europea che è di 40,3). Ma questa è la media, e vale sempre la teoria dei polli di Trilussa. Se poi si guarda nei dettagli delle giornate lavorative, viene fuori un’altra verità.

Per prima cosa che i contratti a tempo parziale sono ormai circa un milione in più rispetto al 2008, e quasi sempre per scelta, ma del datore di lavoro. Secondo un’indagine della Fondazione di Vittorio-Cgil, solo nei primi nove mesi del 2017 i nuovi part time involontari erano oltre 1,7 milioni. Se entriamo nei dettagli e guardiamo alle fasce categorizzate dall’Istat, si vede che dal 2004 in poi sono aumentati quelli che lavorano tra 11 e 25 ore a settimana, ma anche quelli che rientrano tra le 26 e le 39 ore. Una tendenza in linea con l’aumento del part time. E fin qui si direbbe che si lavora di meno. Ma non è così.

Dal 2008 in poi invece si nota poi un aumento dell’incidenza dell’orario classico, fino a 40 ore, con un calo di quelli che vanno oltre, dovuto alla riduzione dello straordinario negli anni di crisi. Poi, dal 2013, quelli da 41 ore e più sono tornati a crescere. Arrivando al 18 per cento nel 2017. In termini assoluti: l’anno scorso si contavano oltre 3 milioni di stakanovisti. Quasi ai livelli del 2008.

Nell’ultimo trimestre del 2017, rispetto all’anno precedente, le ore lavorate per dipendente sono cresciute dell’1,6 per cento, con un picco del 2,9% nell’industria e un calo dello 0,7% nei servizi.

Dal 2013, i lavoratori da 41 ore e più sono tornati a crescere. Arrivando al 18 per cento nel 2017. In termini assoluti: l’anno scorso si contavano oltre 3 milioni di stakanovisti. Quasi ai livelli del 2008

Parola d’ordine: lavorare meno
C’è chi lavora tanto, e chi non lavora affatto, allora. Accade in un Paese, come l’Italia, in cui il tasso di occupazione fa fatica a spostarsi da quel 58 per cento. Non a caso, davanti alla tanto temuta sostituzione macchina-uomo, con la produttività in aumento, il tema dell’orario di lavoro è tornato centrale nella discussoione. Con la proposta della riduzione dell’orario a parità di salario che arriva dalla sinistra, sindacati compresi, e anche dai Cinque stelle (vedi il programma e l’intervista a Linkiesta di Pasquale Tridico, ministro del Lavoro in pectore dei 5s). Il discorso è questo: nel corso della storia, la giornata lavorativa è stata sempre ridotta. Ora siamo fermi dagli Settanta: perché non tornare a ritoccarla?

È quello che sostiene Piergiovanni Alleva, consigliere regionale dell’Emilia Romagna, il primo ad aver proposto un disegno di legge per ridurre l’orario di lavoro e creare nuove assunzioni. Da qualche parte, in Italia, è già accaduto. Seppure solo con piccoli esperimenti. Alla Valvoil, azienda metalmeccanica in provincia di Reggio Emilia con 900 dipendenti e un fatturato di tutto rispetto di oltre 190 milioni, l’orario è stato ridotto di 24 ore l’anno. Il che ha permesso di stabilizzare alcuni precari.

Altrove, invece, si sono limitati a ridure gli orari. E anche gli Stachanov del 2018 hanno accettato. Sul mondello dell’accordo territoriale dall’Ig Metall in Germania, a Bologna i sindacati metalmeccanici hanno siglato accordi con Ducati, Lamborghini, Marposs, Samp e Bonfiglioli, che prevedono la possibilità di scegliere tra aumenti in busta paga e ore di lavoro in meno. In tanti hanno scelto la seconda opzione. I 30 turnisti della Marposs possono optare tra un orario di 6 ore e 45 minuti e uno di 7 ore e 15 a settimana, con una maggiorazione di stipendio nel secondo caso. La stragrande maggioranza (27) ha preferito lavorare meno. Alla Samp ai 200 turnisti è stato proposto di scegliere tra una maggiorazione della paga per le ore più complicate da coprire e l’accumulo di permessi aggiuntivi. Nel primo caso avrebbero guadagnato 500 euro l’anno in più, nel secondo una settimana di ferie extra: il 75% ha scelto le vacanze. Altro che Satachanov.

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