Altro che analisti politici: Mattarella, se potesse, dovrebbe rivolgersi all’oracolo di Delfi

Forti di una posizione neutrale e di un ruolo di raccoglitori di informazioni, i sacerdoti del santuario di Apollo di Delfi erano in grado di fornire consigli azzeccati per i momenti più difficili. Il problema è che spesso i responsi erano incomprensibili

Nel 480 i cittadini di Atene erano in difficoltà: Serse era alle porte e cercava di portare a termine il progetto di conquista della Grecia cominciato dal padre Dario, interrotto (contro ogni aspettativa) dalla vittoria dei Greci a Maratona. Per farlo aveva radunato un esercito di almeno cinque milioni di soldati (così dicono), armato una flotta 750 navi e sferrato l’attacco. Di fronte a questa minaccia, cosa fanno gli ateniesi? Semplice. Vanno a parlare con l’oracolo di Delfi.

Può sembrare strano, superstizioso e patetico. Eppure gli oracoli, all’epoca molto diffusi, non erano solo dei fenomeni da baraccone che comprendevano fumi sotterranei e sacerdotesse mezze-narcotizzate che balbettavano suoni incomprensibili. Erano, piuttosto, apparati di ricezione, conservazione e diffusione di informazioni a livello panellenico. Tutte le città, tante autorità, diversi cittadini privati si rivolgevano agli oracoli: i sacerdoti raccoglievano le loro domande e le loro confidenze e poi, sulla base delle informazioni in loro possesso, avrebbero fornito le risposte migliori. In un certo senso, erano dei consulenti del rischio per i governi. E come i loro omologhi attuali, erano pagati benissimo.

Il più autorevole era, senza dubbio, il santuario di Apollo a Delfi. Per 1.100 anni è stato considerato la fonte del sapere del dio, il punto di riferimento di tutto il mondo ellenico. Poi le cose sono cambiate, la decadenza lo ha travolto, il cristianesimo anche. Alla fine anche la fenditura nel terreno ha smesso di lasciar uscire i fumi vulcanici. La Pizia, sacerdotessa di Apollo, era il centro di tutto il santuario. Le sue previsioni avrebbero influenzato le scelte politiche delle città, condizionando gli esiti delle guerre e delle paci. Come è possibile che mai nessuno abbia sollevato dubbi su questo modo di operare?

Da un lato, la religiosità degli antichi era reale, collegata cioè ai fenomeni del mondo naturale. Per cui, di fatto, indiscutibile come sarebbe oggi la forza di gravità. Dall’altro, il fatto che la Pizia, bene o male, ci azzeccava. Forte della sua neutralità negli scontri tra le poleis, il santuario poteva analizzare le posizioni di contrasto e suggerire le soluzioni migliori. Poteva, stando lontano dai centri di potere, fare pronostici più azzeccati di quelli dei suoi colleghi del giorno d’oggi su Brexit e Trump.

Le sacerdotesse di Apollo, istruite, sensibili ed esperte del mondo erano in grado di fornire consigli strategici ben saldi. Certo, il problema è che spesso erano espressi in modo incomprensibile: questo favoriva la sua autorevolezza perché la sottraeva all’onere della controprova. Salvo quando poi le cose andavano bene.

Agli ateniesi spaventati dall’esercito persiano, insomma, suggerì di mettere la città sotto la protezione di “mura di legno”. Serviva abbattere una foresta? E costruire palizzate? Certo che no: Temistocle ebbe la giusta intuizione e comprese che con quella bizzarra definizione il dio (che parlava per bocca della Pizia), indicava la flotta, che si rivelò decisiva nella battaglia contro i Persiani.

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