Chi sono i pesci grandi e i pesci piccoli dell’editoria italiana

Un grande oceano di pagine e inchiostro con pochissimi lettori. Questo è il solito, desolante, panorama dell’editoria in Italia. Ma qualche precisazione in più non fa male

Nel grande mare dell’editoria italiana ci sono pochi pesci grandi, alcuni pesci medi e tantissimi pesci piccoli. Come vanno poi a finire le cose, lo si capisce già: a livello di quote di mercato i pescioni si pappano quasi tutto. Sono i grandi editori, che pubblicano più di 50 titoli all’anno e rappresentano il 13,6% del numero totale, ma che possono vantare grandi numeri. I pesci medi, pubblicano tra 11 e 50 titoli all’anno e sono il 31,6% del totale. Infine ci sono i piccoli, che sono tantissimi (il 54,8% del totale) ma pubblicano meno di 10 titoli all’anno. Spesso, per riuscire a resistere nel grande oceano dei ricavi che mancano, si specializzano in settori particolari o distinguendosi per edizioni più curate e ricercate.

Come mostra l’infografica di Minimegaprint, la polarizzazione del mondo editoriale non riguarda solo gli editori, ma anche i lettori. Un totale che supera di poco i 23 milioni (su una popolazione di 60 milioni) e che si suddivide in una maggioranza schiacciante di lettori deboli, visto che chi legge più di 12 libri all’anno (cioè un libro al mese) arriva solo al 14%.

Le differenze però sono anche geografiche: a livello di lettura vincono le regioni del Nord estremo, cioè Trentino Alto-Adige, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta, mentre perdono quelle del Sud estremo, cioè Calabria, Sicilia e Campania.

Tutto il resto è sull’infografica di Minimegaprint:

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