A meno che vi chiamiate Paperon de’ Paperoni, è probabile che nel momento in cui vi apprestate ad acquistare un’auto, l’arredamento per la casa nuova o facciate il preventivo per la ristrutturazione del vostro appartamento, vi si ponga il problema di dover sborsare una somma non indifferente. Se già avete le mani nei capelli pensando di non riuscire a star dietro alle bollette, di dover rinunciare alla palestra o al viaggio che avete in mente di fare quest’estate, fermatevi, perché la soluzione c’è: si chiama prestito, ed è il classico metodo per alleggerirsi da un esborso troppo sostanzioso, ripagando a rate, poco per volta, la cifra di cui si ha bisogno.
Di per sé il prestito è un prodotto finanziario semplice: rispetto al mutuo, per esempio, richiede molta meno burocrazia (a partire dall’assenza del notaio e dall’ipoteca sull’immobile), i tempi in genere sono molto rapidi (lo si può ottenere anche nel giro di pochi giorni o settimane) e non ci sono grosse spese extra da sostenere. Trattandosi però di finanziamenti a breve termine e a maggior rischiosità, i tassi di interesse in genere sono più alti: se su un mutuo a 20 anni il tasso (Tan) è 1,40 o 1,50%, su un prestito di 4-5 anni si può arrivare a pagare il 4-5.5 per cento. Gli importi, poi, sono più contenuti rispetto a quelli del mutuo: in genere intorno ai 10-15mila euro, fino ad un massimo di 30mila (con rare eccezioni per importi più alti) per una durata media di 3-4 anni. La prima regola d’oro da seguire? «Valutare attentamente tutte le offerte disponibili, senza fermarsi alla prima che si incontra, e le condizioni contrattuali», spiega a Linkiesta Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline, sito di comparazione di mutui e prestiti. «Sia i tassi di interesse che le spese extra possono infatti variare molto da un istituto all’altro, e se non si vogliono avere brutte sorprese è meglio prendersi un po’ più di tempo per vagliare bene tutte le opzioni».
Il prestito, quindi, rispetto al mutuo ha alcune caratteristiche distintive. Ma la cosa più importante da tenere a mente – cosa che non tutti sanno – è che i prestiti non sono tutti uguali nemmeno tra loro. L’elemento cruciale, infatti, è come si presenta la domanda di prestito. «Se io ho necessità di effettuare una spesa specifica, in ciascun caso è bene andare alla ricerca di un prestito per quella finalità», puntualizza Anedda. Non basta, insomma, chiedere un prestito generico, perché equivale a richiedere liquidità, e il prestito di liquidità è inevitabilmente e per antonomasia il più rischioso in assoluto. «Storicamente, chi chiede della liquidità pura, senza dichiarare per quale finalità specifica gli serve, inevitabilmente tende ad avere un profilo di rischio più elevato, perché magari è una richiesta che va a finanziare il pagamento di debiti di altra forma, sconosciuti alla banca, e che quindi espone l’istituto a un maggior rischio di insolvenza», spiega ancora Anedda.
Di per sé il prestito è un prodotto finanziario semplice: rispetto al mutuo, per esempio, richiede molta meno burocrazia, i tempi in genere sono molto rapidi e non ci sono grosse spese extra da sostenere
Il metodo che l’istituto ha per tutelarsi, in quel caso, è non concedere il prestito, oppure concederlo ma a un tasso più alto, che considera “remunerativo” del maggior rischio che si assume. Per questo in tutti i casi in cui la richiesta di prestito ha una finalità precisa, è buona norma cercare un prestito per quella finalità, perché consente di accedere a tassi più bassi, togliendo dall’incertezza e dal rischio. Tenendo a mente che, al di là dello scopo del prestito, l’istituto comunque valuta il profilo di rischio della persona: se si hanno trascorsi finanziari dubbi o deboli, che la banca valuta come potenziali fattori di rischio, non è detto che il finanziamento venga concesso o che non se lo si veda proporre ad un tasso più elevato.
C’è da dire poi che nel mondo del credito al consumo il prestito non è l’unica forma di finanziamento che uno potrebbe trovarsi a sottoscrivere. È questo il caso, ad esempio, delle carte di credito revolving e della cosiddetta cessione del quinto dello stipendio o della pensione. Volendo lasciare da parte quest’ultimo, che è un prodotto più di nicchia e complicato burocraticamente, oltre che più dispendioso (da scegliere, insomma, solo quando non si riesce a trovare una soluzione più semplice), il caso del credito revolving, che prende la forma di carte di credito ricaricate di volta in volta e utilizzabili per fare acquisti anche a rate, invece, è un caso più diffuso. Ma anche potenzialmente rischioso: il vantaggio apparente di poter suddividere nel tempo il rimborso di acquisti che vengono fatti a consumo comporta, oltre a costi elevati per via di interessi alti, anche il fatto che la libera scelta di quale rata versare per pagare ciò che si acquista possa contribuire a prolungare parecchio il pagamento, accumulando interessi spropositati e finendo per non riuscire mai a chiudere il debito. «Ogni volta che si può rateizzare il pagamento di qualcosa è meglio verificare che le rate siano predefinite, e che quindi comprendano sia capitale che interessi, in modo da essere sicuri dei termini di estinzione del debito», precisa Anedda. Altrimenti il rischio è di indebitarsi senza sapere mai quanto il debito costerà realmente.
Cosa fare, però, se una volta iniziato un finanziamento sopraggiunge un problema e si teme di non poter ripagare con regolarità tutte le rate? «Una eventuale problematicità nel rimborso delle rate non comporta automaticamente l’ingresso nella situazione di contenzioso», specifica Anedda. Prima di considerare un cliente come insolvente, infatti, devono verificarsi tutta una serie di ritardi accumulati nel rimborso o di rate non pagate. Se ci si rende conto di poter entrare in difficoltà, la cosa migliore da fare è informare subito l’istituto, in modo da dimostrare prima di tutto la propria buona fede nella volontà di proseguire il rimborso. In questi casi si cercherà di concordare un piano di rientro, per cui un istituto può decidere di concedere un po’ più di flessibilità nel rimborso, oppure si può stabilire di sospendere i pagamenti per un certo periodo, per poi riprenderli pagando degli interessi di mora. Da evitare assolutamente l’opzione di non dire nulla e iniziare a non pagare o a farlo in maniera irregolare, perché poi si entra nel “mirino” dell’istituto, e alla lunga il caso può sfociare in un complicato contenzioso. Dopo un certo periodo, infatti, gli insolventi vengono iscritti in una banca dati e l’istituto inizia a inviare una serie di richieste formali di pagamento che comportano un’escalation legale sempre più complessa. Certo, si tratta di una percentuale minima di operazioni, «ma c’è anche chi intenzionalmente non si fa scrupoli a chiedere prestiti per poi decidere di smettere di pagare a un certo punto. Un po’ come chi affitta casa e poi diventa inquilino moroso», ricorda Anedda.
Per coloro che si trovano in difficoltà, magari anche se non hanno irregolarità nei pagamenti, esiste un’altra forma di prestito, chiamato “di consolidamento”, che ha il preciso fine di estinguere uno i più finanziamenti già esistenti
Esiste poi la possibilità da parte degli istituti di proporre di sottoscrivere delle polizze aggiuntive, per esempio se il profilo di chi richiede il prestito viene valutato un po’ al limite. Questi, comunque, rimangono dei prodotti opzionali e a discrezione del cliente per tutelarsi da eventuali situazioni problematiche che potrebbero compromettere la propria capacità di rimborsare il prestito. «È quasi impossibile valutare dove finisce l’effettivo miglioramento del mio profilo agli occhi dell’istituto con la sottoscrizione della polizza, e dove invece comincia la pura e semplice tattica commerciale che mira unicamente ad arricchire ulteriormente l’operazione per l’istituto con la sottoscrizione di un prodotto aggiuntivo», osserva Anedda.
Per coloro che si trovano in difficoltà, magari anche se non hanno irregolarità nei pagamenti, è bene sapere che esiste un’altra forma di prestito, chiamato “di consolidamento”, che ha il preciso fine di estinguere uno i più finanziamenti già esistenti, che proprio per le loro caratteristiche rischiano di essere eccessivamente onerosi rispetto a quello che si potrebbe pagare con il nuovo prestito. È questo il caso in cui ci si ritrova aperte diverse linee di credito quasi senza accorgersene, tra i mini finanziamenti per l’acquisto del telefonino a rate, per esempio, o della lavatrice, o del televisore. «Le rate, però, poi arrivano tutte», rimarca l’esperto, «e tra scadenze e tassi diversi uno finisce per non capire più niente, perdendo il controllo di ciò che sta pagando e di quanto sta rimborsando di capitale o di interessi, finendo per scoprire di stare passando la vita a pagare interessi senza mai rimborsare il debito». Il prestito di consolidamento serve proprio a questo: dà il vantaggio di sostituire al carosello di pagamenti un’unica rata ben definita, volta a chiudere gli altri debiti.
La situazione opposta, invece, è quella di voler estinguere anticipatamente il prestito (naturalmente se si ha la liquidità a disposizione per poterlo fare). Questa può essere un’opzione soprattutto se si è alla ricerca di altri finanziamenti: la possibilità di concedere un prestito è infatti calcolata sulla base del reddito disponibile della persona, e se una certa percentuale del proprio reddito è già occupata da altri finanziamenti, la propria capacità di ottenere ulteriori prestiti è limitata. In più, in questo momento storico, in cui il costo del denaro è praticamente a zero e i tassi di interesse proposti sono molto contenuti, rimborsare in anticipo il capitale potrebbe rappresentare un regalo alla banca. Perché, pur presentando degli interessi, questi sono talmente bassi che probabilmente conviene restituire i soldi un po’ per volta alla banca, piuttosto che separarsi tutto in una volta di una somma importante che invece potrebbe far comodo avere a disposizione.
Inoltre, nel caso dei prestiti rimborsati anticipatamente, la banca chiede di pagare una penale, che di solito non supera l’1%, ma che potrebbe superare in termini di costi ciò che invece si pagherebbe se si continuasse a rimborsare regolarmente tutte le rate fino alla fine. La valutazione, insomma, va fatta di volta in volta, sulla base della regola d’oro del controllo dei costi. Mantenendo comunque la tranquillità: forse non sarete Paperon de’ Paperoni, ma con gli accorgimenti del caso un investimento oculato è possibile. E se dopo aver letto questo articolo pensate di saperne almeno un po’ di più di prima, avete comunque fatto un passo avanti.