Nella guerra contro le locuste i cinesi non sono soli. Hanno, al loro fianco, un esercito di polli. È l’ultima soluzione, molto bio e poco tech, con cui Pechino ha deciso di affrontare (e forse vincere?) la piaga che, ogni anno verso maggio, mette in ginocchio i raccolti di cotone dello Xinjiang (zona altrimenti nota per le tensioni tra governo e popolazione locale). Adesso gli insetti dovranno stare attenti: come spiega Bloomberg, ci sono 2.200 volatili pronti a inghiottirli.
I coltivatori hanno ricevuto i polli in buon anticipo, con tanto di istruzioni per curali e nutrirli. Gli animali, hanno spiegato, hanno bisogno di qualche settimana per adattarsi al nuovo ambiente, a volte anche ad altitudini molto elevate. Per questo si è scelto di procedere per tempo.
Più efficaci di qualsiasi prodotto chimico, per niente inquinanti e naturali, i polli sono l’arma migliore. Possono mangiare fino a 600 locuste al giorno, lasciando stare le altre specie (cosa che i pesticidi non fanno). Il problema è che, nonostante tutte le premure, sono sempre pochi: riusciranno a coprire solo l’1 percento dell’area a rischio. Ma almeno i contadini, al termine della stagione, avranno qualcosa di sostanzioso da mangiare.