Per fortuna che c’è il kvass. Una bevanda molto diffusa in Russia – e molto poco conosciuta al di fuori – che accompagnerà i prossimi Mondiali. Si potrà guardare le partite da casa sorseggiandola un po’: per noi italiani sarà come essere là. O quasi.
Dolce, frizzantina, pochissimo alcolica (solo lo 0,5%), è un patrimonio storico della Grande Madre Russia. Amata dal popolo e dagli aristocratici, dissetava Tolstoj e Pushkin. Nacque – dice la leggenda – nel 969 per festeggiare il battesimo di Vladimir I di Kiev, principe e santo e ora è pronta, almeno per un’estate, a prendere il posto della Coca-Cola.
Non è una competizione recente. Già negli anni ’60 i dirigenti sovietici, nel tentativo di far concorrenza ai light drink americani, pensarono al kvass: un’arma di propaganda tradizionale, esportabile e buonissima. “Combatterà contro la Coca-Cola e le altre bevande imperialiste”, con un marketing tutto basato sulle sue proprietà benefiche per il sistema digerente e cardiovascolare. Come è chiaro, non ha funzionato.
Dopo un lungo oblio, è tornato alla ribalta: sono servite, da una parte, le pubblicità antiamericane della marca Nikola, che giocando su un senso patriottico ha fatto risalire le vendite del 1580% dal 2001 al 2009. E poi, come per tutte le cose in Russia, è stato necessario Vladimir Putin. Il presidente russo, nel 2014, si è divertito a citare la bevanda durante un’intervista. Rivolgendosi al giornalista ha chiesto “Ma lei, per caso, si è ubriacato di kvass?”. E da quel momento è stato un grande ritorno.