Serpeggia, almeno fra il sempre minor numero di maschi etero che frequento, un senso di confusione e sconforto finora sconosciuto ai maschi bianchi etero occidentali. Resistere non serve a niente. Riconoscere i “falsi amici” della virilità – cioè quel complesso di valori, ansie e aspettative che ci rovinano le giornate e la reputazione – è il primo passo per iniziare la ritirata ordinata che renderà i “rapporti di genere” (qualunque cosa siano) meno conflittuali e più sopportabili nei decenni a venire. E che magari ci eviterà il linciaggio.
Gelosia. Degli ex, dei colleghi, degli sconosciuti, non importa. Se non mostrate i denti ai vostri potenziali avversari – reali o immaginari, insistenti o discreti – non la volete abbastanza. Se lo fate, siete socialmente impresentabili. Gli ex sono tutti suoi amici, i colleghi persone squisite, gli sconosciuti vostre fantasie paranoidi. Vi toccheranno almeno un paio d’anni sul lettino di un’analista junghiana per garantire l’innocuità della vostra aggressività latente. Se lei, al solo accenno di un’amica che si fa viva per farvi gli auguri di compleanno, di una ex che vi chiede la ricevuta di una vecchia bolletta, o di una sconosciuta che vi chiama per chiedervi di rispondere a un breve sondaggio telefonico inizia a pianificare operazioni di pulizia etnica dell’area di provenienza della sfortunata che neanche negli anni ’90 nell’ ex Jugoslavia, non è la stessa cosa. Non è assolutamente la stessa cosa. Se non capite il perché è un problema vostro.
Accompagnarla al lavoro puntuale. Hai presente tutte le volte in cui ti ha detto che non verrà più in macchina con te, che sei pazzo, pericoloso, che non farà mai dei figli con uno che impazzisce alla guida come se la Juve avesse strappato lo scudetto alla sua squadra del cuore con un rigore al novantesimo, che morirai giovane, ti verrà un infarto, un ictus, un esaurimento nervoso (o, cosa ben più grave, lo farai venire a lei)? Ma non lo sai che lei ha amici, parenti, colleghi, conoscenti in città? Che figura le fai fare, ti rendi conto che sei un animale rabbioso incattivito dagli aspetti più nevrotizzanti della civiltà occidentale post capitalistica (cioè, non sei come credeva, sei come tutti gli altri)? Beh, se è lei a essere in ritardo, non conta. Posti di blocco, multe, bambini invalidi che attraversano la strada, manifestazioni pacifiste, se ne tieni conto significa, molto semplicemente, che non la ami abbastanza.
Barattoli. Devi aprirli tu. Non importa se hai le mani unte, o bagnate, se usi anche solo uno strofinaccio, lei lo noterà. E ti farà notare che l’ha notato (ma non ti conviene farle notare che ti ha fatto notare di averlo notato, altrimenti sarai automaticamente tacciato di paranoia). Ah, se solo fosse consentito usare un cucchiaino, una forchetta, un coltello per far “scattare” il tappo! Purtroppo, l’unica opzione sono le tue nude mani. Pregare non serve a niente, ma se non lo dai a vedere, sentiti libero, l’importante è il risultato, per raggiungere il quale hai due alternative: 1) Un colpo secco, pura volontà di potenza e nessuna strategia. O la va, o la spacca, sine missione. 2) Tastare il terreno dissimulando, forzare impercettibilmente il tappo, ruotare su te stesso per poter esprimere tutta l’angoscia e tutta la fatica che stai facendo prendendo tempo non visto, sfruttando leve che non padroneggeresti neanche fossi un campione di lotta libera russo particolarmente coriaceo. Se ti aspetti un bravo, o un grazie, stai fresco. Hai fatto solo il minimo sindacale.
NOTA 1: se lei ha iniziato ad aprire qualcosa, anche se si è solo limitata a guardare il barattolo, o a desiderare che l’universo provveda alla sua apertura, quando lo aprirai ricordati di non alzare gli occhi al cielo di fronte al suo «Ce l’avrei fatta da sola».
NOTA 2: Scastrare la moka non offre più riconoscimenti, ma se ha sonno ed è in ritardo può comportare molta più ferocia nel suo disappunto.
L’uomo collerico è attraente solo se è l’uomo di un’altra. Se a essere collerico siete voi, la scena, nel suo riassunto mentale, risulterà patetica e fuori luogo
Pugni nei muri. Che ogni volta che vi incazzate dovete colpire qualcosa è prerogativa talmente insita nel vostro essere maschi che nei momenti di autocoscienza davanti a una birra l’elenco degli infortuni o dei danni collaterali delle proprie sfuriate di solito rappresenta l’argomento preferito dagli ammogliati. Chi ha rotto l’armadio, chi la porta, chi il parabrezza della macchina. La convinzione di base è che: più la superficie colpita risulterà astrusa e dolorosa, più la mano destra (per i non mancini) manifesterà problemi alle articolazioni invecchiando, più il vostro rating nella scala della virilità è destinato a salire davanti ai vostri sodali. Le donne la vedono diversamente. L’uomo collerico è attraente solo se è l’uomo di un’altra. Se a essere collerico siete voi, la scena, nel suo riassunto mentale, risulterà patetica e fuori luogo. E voi sarete costretti a raggrumare tutta la rabbia che avevate sfogato frantumandovi le falangi contro la libreria per seppellirla sempre di più nelle profondità del vostro senso di colpa per il vostro essere maschi bianchi occidentali in un tempo che non tollera più la supremazia dei maschi bianchi occidentali. Quindi dovrete fingervi qualcos’altro. Naturalmente, finché non vi dirà che siete diventati catatonici, che reprimere non va bene e che sarebbe meglio se trovaste il modo di sfogarvi, ogni tanto. Perché non ne parlate con un’analista junghiana di sua conoscenza?
Neanderthal. Credi davvero di essere più attraente per lei se mangi come un porco, bevi come una spugna, ti gratti rutti e scoreggi? Credi davvero che lei voglia stare con un uomo di Neanderthal? Siedi composto, mangia il giusto, bevi con moderazione, contieni gli istinti che ti suscita il branco, resisti ai bisogni più arcaici (tanto non sei Bud Spencer o John Belushi, lascia stare). E non incazzarti come una iena se, mentre tu reciti la parte dell’uomo civilizzato che non avresti mai voluto diventare (credi davvero che tuo nonno o tuo padre lo volessero?) la senti commentare, con una punta di eccitata invidia, il tipo bestiale che fa tanto sangue alla sua amica del cuore che proprio davanti ai tuoi occhi si sta comportando esattamente come a te è fatto divieto di comportarti con un “eh, quello sì che è un uomo…”.
Il divano. Se litigate, è lì che dormirete. Ma attenzione: se litigate che lei è sdraiata sul divano e intimandovi di avviarvi IMMEDIATAMENTE in camera da letto dice che ci dorme lei, siete del gatto. Se insistete, non importa se rabbiosamente, razionalmente o amorevolmente, si irrigidirà proporzionalmente alla gravità della litigata (con l’aggiunta di tre-quattrocento variabili emotive per rendere la sua reazione più inversamente proporzionale e imprevedibile che può). Le strategie a disposizione sono due: 1) Sollevarla e portarla a letto di peso. Maschilisti orrendi in caso di (probabile) fallimento, avrete invece salva la vita nel raro caso la cosa la compiaccia. 2) Cedete. Ok, uomini e donne sono uguali, se vuole dormirci lei, dopo tre ore di discussione cavalleresca, chi siete voi per dissentire? La mattina, inevitabile come la vittoria della Juve e le tasse, vi sentirete dire: «Ci sono uomini che fanno dormire le loro donne sul divano e uomini che non fanno dormire le loro donne sul divano. Trarrò le mie conclusioni». L’unica cura è prevenire: in caso di litigio domestico, anche se avviene mentre parcheggiate, in ascensore, o in bagno (ma anche se siete a chilometri di distanza, o al telefono, non fa differenza) è correre a gettarvi immediatamente sul divano e prenderne possesso. Più scomodamente riuscirete a dormire, più verrete perdonati in fretta (cinque, sei anni, se il fatto non viene considerato grave). Ma attenzione a non fare riferimento a nessuna avversità notturna: chi si lamenta suscita senzo di colpa, chi suscita senso di colpa manipola, chi manipola verrà severamente punito: possibile che l’analista non ve l’abbia detto?
Portarla “in camalletta”. Vi sembra romanticamente virile, come (quando si potevano mangiare anche le fragole e ancora non eravamo invasi da distopie letterarie sul girlpower che manco coi romanzi erotici, quelli sui vampiri o sulla camorra) quella volta, con quella ragazzina, al vostro primo concerto di Vasco? Beh, lei non vuole, è chiaro, pesa troppo. Lei non vuole, è chiaro, non ha 12 anni. Lei non vuole, è chiaro, non sopporta l’esibizionismo. Ma non potete trovare un modo più maturo per giocare ai romantici virili davanti ai vostri amichetti? Naturalmente, quando vi farete male al ginocchio giocando a calcetto, sarà lei a saltarvi in groppa di sorpresa, bendandovi gli occhi con le mani (cucù), proprio davanti a una zona pedonale chiusa al traffico con panettoni e catenacci, che voi, confusi e disorientati, tenterete invano di scavalcare, mentre lei vi dice «Non ce la fai, non ce la fai» inciamperete rovinandole addosso davanti ai vostri divertiti amici e a un’improbabilmente numerosa e attonita folla di curiosi. Un curioso particolarmente sollecito la farà rialzare prima di voi, che sforzandovi di ridere tenterete di mascherare l’imbarazzo. Lei lo ringrazierà come se le avesse salvato la vita prima di sibilarvi senza degnarvi di uno sguardo (davanti a quello beffardo dello sconosciuto): «Hai visto che avevo ragione a non fidarmi a salire?»
NOTA: menare lo sconosciuto (e se non capite fino in fondo perché forse il vecchio maschio bianco occidentale è meno vicino a estinguersi di quanto non si direbbe) non farebbe che peggiorare le cose.
In caso di litigio domestico, anche se avviene mentre parcheggiate, in ascensore, o in bagno è correre a gettarvi immediatamente sul divano e prenderne possesso. Più scomodamente riuscirete a dormire, più verrete perdonati in fretta
Buste della spesa. O valige, pacchi, piante, è uguale. Lei non vuole che prendiate su di voi tutto il peso materiale della vostra vita insieme. Cosa credete, che sia fatta di carta? Quindi, pensate: dividerete a metà le buste, ognuno trascinerà il suo borsone e porterà la sua brava pianta di curcuma (sì, secondo la vostra adorata analista, desiderare piante di curcuma vi renderà dei nuovi maschi bianchi occidentali perfetti, come desiderare una carriera da fiorai, avere con sé fazzoletti, gomme e gel disinfettanti, ripararsi sotto gli ombrelli quando piove, o attraversare la strada servendosi degli appositi sottopassaggi) su per le scale? Se lo fate, meglio che diate retta all’analista e vi prendiate una lunga vacanza per ritrovare voi stessi (si consigliano Mykonos, San Francisco e Torre del Lago). Altrimenti, litigherete, come è scritto che sia, per caricarvi fino all’ultimo grammo, ogni volta. Vi prenderete del maschilista retrogrado, e a volte, se è una di quelle giornate in cui tutto il dolore del mondo prende possesso della sua persona (le sembra che l’elastico del pigiama tiri un po’ da quando, siccome lo avete comprato, per colpa vostra ha dovuto finire il barattolo di burro di noccioline), il vostro essere cavalieri senza macchia sarà letto come una forma di prevaricazione e non porterete qualcosa. Ma badate: ogni chilo che lei riuscirà a portare peserà, decuplicato, sulla vostra ulcera per i giorni a venire. Il trucco è prendere le buste facendo in modo che lei possa far finta di non accorgersene. Sottrargliele con destrezza, non visto, alleggerirla con discrezione, pezzo a pezzo, con lupenesca eleganza. Se se ne accorge, naturalmente, dovrete essere pronti a ogni sanzione prevista (quel giorno, quell’ora, o quel minuto) per aver tentato di raggirarla.
Erezioni. Siete all’inizio di una nuova (auspicabilmente ultima) storia d’amore. La passione domina ogni vostro pensiero. Lei, molto candidamente, è stata la prima a dirsi sbalordita dalla strepitosa intesa, la prova del nove che siete anime gemelle e starete insieme per sempre (oh, ha detto per sempre, non per tutta la vita, porci materialisti che non siete altro, la vostra analista Junghiana sarà molto delusa da voi). Immediatamente, andate a convivere, e, vuoi per l’inestinguibile ardore che vi suscita, vuoi per dimostrarle che la convivenza non affievolirà la vostra passione, vi sembra una buona idea segnalarle a ogni occasione l’esuberanza che vi suscita lo starle accanto (anche mentre cucinate, al supermercato, all’aperitivo con gli amici), suggerendole di tastare con discrezione l’effetto che vi fa la sua vicinanza anche in situazioni prive di erotismo, sperando così di lusingarla e scopare da dio come sempre? Sappiate: è una pessima idea. Dapprima divertita, scoprirà presto che tutto quel potere erotico la disgusta. Voi, e il vostro pisello, la disgustate. A letto, quell’irrefrenabile desiderio che la lusingava, diventerà presto un indizio di colpevolezza: «Vuoi stare con me solo se scopiamo». Le vostre continue, insistenti, infantili pressioni la snervano. Così non vi resterà che tenere a bada il cazzo, la mattina specialmente, costringendovi a “puntarlo” contro il materasso o contro il cuscino, tutto pur di non sfiorarla e suscitare in lei l’amara consapevolezza della vostra vergognosa ossessione. Rapidamente, smetterete quasi del tutto di scopare, a voi sembrerà una prova d’amore, una fase necessaria affinché l’unione si rinsaldi e la vostra idilliaca vita sessuale riprenda a pieno ritmo. Sappiate: non succederà mai. I meccanismi che si innescheranno saranno così sottilmente violenti, i sensi di colpa così sedimentati e le manipolazioni così a doppio taglio che vi chiederete se non sarebbe meglio un taglio netto. Alla base. ZAC-ZAC, presto fatto, basterà fermare l’emorragia. (se sani di mente solo) Idealmente evirati, sopirete ogni trasporto, il sesso diventerà un tabù nelle vostre conversazioni, e a ogni scena esplicita di una serie tv vi sentirete in imbarazzo accanto a lei che, frustrata, coltiverà rancori e sospetti dandovi, implicitamente, del frocio (Perché, già che tenete tanto alla vostra pianta di curcuma, non aprite anche un negozio di fiori?). Passeranno anni bui prima che vi lasci per qualcuno più energico e voi (e con meno pollice verde): raccolti i pezzi, vi risentirete di nuovo maschi bianchi etero occidentali pre qualunque cosa ci stia succedendo grazie a una nuova (auspicabilmente ultima) storia d’amore. Che vi farà rapidamente ricordare come sia stato possibile che abbiate sognato tanto a lungo negli anni precedenti di rinascere come eunuco di Game of thrones, nella prossima vita.
Insetti. A lei fanno schifo. Anche a te, ma tu non puoi dirlo. Né, Dio non voglia, lasciarlo vedere. Quindi, qualsiasi insetto ti si infili in casa, anche se vorresti solo urlare come una sedicenne dai capelli blu che si taglia per attirare l’attenzione, reagirai come se fossero entrati in casa un paio di dozzine di vietcong e tu stessi avendo, tutta d’un colpo, una ricaduta nel tuo disturbo da stress post traumatico al ricordo della giungla di cui sei stato prigioniero per anni. Mosche, zanzare, api, cimici, scarafaggi… non importa al prezzo di che danni collaterali (pareti da rimbiancare, vasi di tua suocera da riincollare, poliziotti alla porta a cui spiegare che i vicini non hanno sentito nessuna lite domestica), quello che conta è che la bestia ronzante venga sterminata con furia innecessaria e virilissima. Tendenzialmente, sarà una coccinella. E lei adora le coccinelle. Siete un mostro, e no, non c’è niente di virile nelle vostre facce da guerra. E comunque, vi ricorda, quella volta che un calabrone le è passato a meno di mezzo metro mentre era in trasferta per lavoro in un altro continente, voi casualmente non c’eravate, e ha dovuto cavarsela da sola: «Ci sono uomini che lasciano le loro donne…»
Saper prendere senza pretendere è il Santo Graal della virilità romantica. Una donna, bisogna tenere a mente, pretende d’esser presa, ma non tollera per nessuna ragione l’esser pretesa
“Conosco la strada”. Sa perfettamente che ti perderai, che il navigatore non lo hai mai saputo davvero leggere, che hai bisogno di calma e concentrazione per uscire dall’impasse salvando la faccia. Ma comunque, nonostante le ripetute promesse, i patti, i veti, a un certo punto, esasperata, pronuncerà la fatidica frase: «Chiediamo a qualcuno». E tu, tu, che come tutti i maschi non è vero che non chiedi mai indicazioni “piuttosto morto”, anzi, sarebbe la prima soluzione che ti viene in mente, solo, conosci l’antica regola: non chiedere informazioni davanti a donne che, forse colpevolmente, ormai non sai più bene se i tuoi desideri siano o non siano legittimi, desideri concupire. Impazzirai di rabbia per l’impossibilità di risponderle «Se non fossi qui avrei già chiesto da tre ore». Il segreto va mantenuto a qualunque costo. Voi non chiederete informazioni, voi la porterete in salvo (cioè tipo a mangiare qualcosa di vegano con contorno di cose vegane curcuminosissime) con le vostre forze. Quando finalmente vi sarete raccapezzati e mancheranno cento metri all’arrivo, naturalmente, lei chiederà indicazioni al primo tipo del posto con l’aria di saperla lunga. Lo sguardo d’intesa fra i due, la sua espressione soddisfatta per avervi sbattuto in faccia la vostra inadeguatezza, è qualcosa con cui dovrete convivere per tutta la vita. Ringraziando per l’aiuto, come è giusto che sia, l’ignaro complice della sua perfidia (anche in questo caso senza mostrare minimamente la vostra voglia di ucciderlo).
Prendere senza pretendere. Sessualmente parlando, naturalmente. Potrebbe sembrare un ossimoro, una contraddizione in termini, un gioco di prestidigitazione concettuale. E in effetti lo è. Saper prendere senza pretendere è il Santo Graal della virilità romantica. Una donna, bisogna tenere a mente, pretende d’esser presa, ma non tollera per nessuna ragione l’esser pretesa. Il confine è sottile. Lo sai tu, e lo sa lei. Ma non sarà lei a dirti se sei sulla strada giusta (se hai bisogno di chiederlo, evidentemente non lo sei). Anche se, per ragioni a te misteriose, ti trovassi a eseguire magistralmente l’antica tecnica senza neanche conoscerla, padroneggi abbastanza la tua condizione di maschio bianco etero occidentale della seconda decade degli anni zero per non sapere benissimo che basta un nonnulla nel tuo sguardo – un’impercettibile esitazione, un eccesso di autocompiacimento – e, come la maionese, lei impazzirà irrimediabilmente senza che tu abbia il tempo di correre ai ripari. Pregare, in questo caso non serve, anzi, distoglie dall’impresa d’essere un uomo che non deve chiedere mai perché implicitamente ha già ottenuto tutto. L’unico aiuto, oltre a un bignami tratto dal “Manuale di utilizzo dell’altra metà del cielo” (un tomo di note critiche su Cara ti amo, di Elio e le storie tese e Teorema di Marco Ferradini) che ti verrà magnanimamente concesso dalla tua compagna è: «Le cose che vuoi arrivano quando smetti di volerle». Tu prova a smettere di volerla, poi vedi. Ma tanto, avrai modo di discuterne con l’analista nella seduta d’emergenza che avrai “spontaneamente” fissato. Sa solo Dio quanto ne hai bisogno.
AVVERTENZA: se leggi questo articolo alla tua fidanzata è probabile che non te la darà mai più. Ma consolati: se lo avessi scritto, questo articolo, potresti considerare CERTO che la tua fidanzata non te la darà mai più.