Marx? Ve lo spiega Max: ecco perché D’Alema vi racconta “Il Capitale” meglio di Fusaro

L’ex presidente del Consiglio è tornato sui libri del filosofo tedesco e ne ha tratto una lezione da esporre all’Università di Pechino. Cosa dice? Cose sagge

ANDREAS SOLARO / AFP

È la maledizione del centenario: a scadenza fissa di cento, duecento, cinquecento anni da nascita e/o morte, qualche autore del passato torna di moda. Tutti parlano un po’ di lui, si scrivono articoli dotti qualcuno si avventura perfino a pubblicare dei libretti come ripasso. Poi, finito l’anno, l’autore celebrato torna, con sollievo, nella soffitta. È successo a tanti, succederà ancora. Stavolta però è capitato a Karl Marx.

Con l’autore del Capitale le cose stanno in maniera diversa. Salvo un leggero appannamento intorno agli anni ’80, Marx non è mai davvero passato di moda. È sempre stato letto, conosciuto, criticato e insegnato. E questo è il problema: per celebrare il suo bicentenario si è creato un esercito di espertoni (o presunti tali) che pretende di poter dire la sua, spesso sbagliata.

E allora, come si fa? Come scegliere il giusto interprete? Chi mai può dare la giusta versione (attualizzata) del verbo marxiano? Lasciate da parte i vari Cacciari, i Flores d’Arcais e soprattutto i Diego Fusaro. L’unico ancora lucido, in questi anni di angoscia, è – udite udite – Massimo D’Alema.

Proprio lui: l’ex presidente del Consiglio (e tante altre cose) ha tenuto una lezione su Marx all’Università di Pechino lo scorso cinque maggio. Spiegare il comunismo in un Paese comunista non è roba da tutti – e appunto è roba da D’Alema.

(Qui il testo del suo intervento)

Finiti gli anni della bicamerale, delle coltellate alle spalle, dell’esperienza libera e uguale, il vecchio Max si è dedicato a Marx. E ha capito che, per rovesciare il dogma neoliberista, oggi “Marx deve essere liberato da ogni visione scolastica e dogmatica”, ma sopratutto va “riletto senza la mediazione di molti “marxisti” che non gli hanno fatto onore”.