Maurice Conti: «Prima che l’Intelligenza Artificiale possa eguagliare l’uomo ci vorranno decenni»

Al momento le applicazioni dei sistemi di artificial intelligence coprono ambiti “narrow”, cioè ristretti a compiti specifici che superano le capacità umane. Ma un sistema ampio e armonico è, al momento, irraggiungibile

Il futuro non sarà come lo racconta Hollywood. I robot con forma umana, se mai esisteranno, non sono previsti per i prossimi anni. Sarebbe già tanto se gli scienziati riuscissero nei prossimi 10-20 anni a realizzare qualcosa di simile al cervello di un’ape. Lo spiega Maurice Conti, chief innovation officer di Alpha, la fabbrica di innovazione di Telefónica, nella cornice di Linkontro, la convention annuale organizzata da Nielsen per la gdo a Santa Margherita di Pula. Ed è ancora difficile immaginare che un’intelligenza artificiale riesca a comprendere che, se si urta una bottiglia piena di acqua, questa si rovescerà nell’ambiente circostante.

E allora cosa ci si deve attendere dalle ricerche sull’AI nei prossimi anni?
Occorre distinguere bene cosa intendiamo per “intelligenza artificiale”. Ne esistono almeno due tipi: una “narrow”, cioè limitata a compiti limitati, ristrettissimi e che vengono compiuti alla perfezione, cioè molto meglio di quanto possa fare un essere umano. E poi ce ne è una “strong”, che armonizza e coordina le diverse capacità “narrow”, come potrebbe fare appunto un’intelligenza umana. Ecco, per la prima ci sono già dei buoni risultati in atto. Per la seconda bisogna aspettare. Ci provano al MiT, con una unità specifica che studia i processi di apprendimento dei bambini per applicarli e riprodurli sulle macchine. Contano, sperano di ottenere qualcosa nei prossimi 20, 30 anni.

Intanto c’è la “narrow”.
Sì, e sa imparare. È il cosiddetto machine learning, che altro non è che un metodo di pattern recognition, cioè di riconoscimento di alcuni tratti specifici ripetuti. Una macchina adesso, dopo aver esaminato milioni di immagini di una pizza, saprebbe riconoscere una pizza quando la vede. Sembra una cosa da nulla, ma è tanto. Con lo stesso metodo, ad esempio, alcuni ricercatori di Stanford hanno elaborato una macchina in grado di riconoscere alcuni specifici tumori. Se messa alla prova con il miglior radiologo di Stanford (si può dire, allora, il miglior radiologo del mondo) ha dimostrato di sapere fare meglio.

Allora il futuro sta nei dati.
Sì, ma fino a un certo punto. Conta anche l’intuizione, la pancia. Un intuito artificiale è ancora abbastanza lontano: cercare di giungere a una conclusione senza esaminare tutti i dati a disposizione. Applicarlo alle macchine? Qualcuno ci ha provato ma non è semplice.

Cosa possiamo aspettarci nei prossimi anni dall’intelligenza artificiale?
Posso parlare di quell che gestiamo noi: al momento ci sono in cantiere due progetti. Il primo vuole sradicare le malattie croniche dal mondo.

E come fate?
Ormai, a parte poche eccezioni, le malattie croniche dipendono da stili di vita sbagliati e dannosi. Bere, fumare, dormire poco sono tutte abitudini pericolose. L’idea, di cui non posso spiegare i dettagli, è cercare di modificare i comportamenti umani.

Influenzare la volontà, dite?
Sì, certo.

Ma è possibile?
Sì. Lo si è visto per le cose che sono uscite, e per le cose che usciranno ancora, che riguardano i social. È dimostrato che certe frasi, scritte in un certo modo e posizionate in un certo modo influenzano la psicologia di una persona – di cui si conosce già il profilo proprio grazie ai dati raccolti su di lui. È così, è un fatto.

Siamo chiari: secondo lei Facebook ha davvero influenzato le elezioni americane?
Sì, ma non nel senso che è stato Mark Zuckerberg a farlo. È la struttura del social network che, una volta che si conoscono i dati, permette di interagire e manipolare gli utenti. E i dati degli utenti sono a disposizione di chiunque: basta avere l’indirizzo mail che ha usato una persona per iscriversi e dire di essere di una agenzia di advertising. Facebook ti consegna tutti i dati di quella persona. Lo possiamo anche fare adesso.

Per tornare ai progetti futuri: quale è il secondo che ha in cantiere?
Ideare un sistema per la distribuzione dell’energia nei Paesi in via di sviluppo. Al momento ci sono state innovazione nei settori della produzione dell’energia e in quello dell’immagazzinamento. Manca la distribuzione.

E come può aiutarvi l’Intelligenza artificiale in questo?
Può farlo, eccome. Ma i dettagli non li posso rivelare.

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