Per bloccare lo scioglimento dei ghiacci l’unica soluzione è resuscitare il mammut

Sembra un’idea folle, ma riportare in vita la bestia preistorica estinta da 3.500 anni almeno potrebbe essere la risposta più efficace al guaio dello scioglimento del permafrost.

A mali estremi estremi rimedi. Uno di questi è la reintroduzione al mondo del mammut, vecchia conoscenza della specie umana ormai estinta da 3.500 anni. Il suo aiuto – sostengono alcuni scienziati – potrebbe allontanare il rischio dello scioglimento del permafrost, lo strato di ghiaccio polare permanente che ricopre le terre artiche e che tiene a bada, nel terreno sottostante, batteri e carbone altrimenti pericolosi.

Il progetto, nonostante possa sembrare folle, è invece serio. E soprattutto è già in atto. I mammut, secondo gli studiosi, avrebbero il compito di preservare la vegetazione della tundra artica, molto rada, e di bloccare il rilascio di pericolosi gas serra nell’aria, contrastando in questo modo il cambiamento climatico. Insomma, devono salvare il mondo.

Riportare in mammut nella zona artica aiuterebbe a ricreare la vegetazione della steppa, che è quella ideale per mantenere intatto il permafrost. Con la loro stazza contribuirebbero ad abbattere alberi e le piante, più alte e di conseguenza in grado di assorbire – e di trasmettere al terreno – più calore. In più, calpestando la neve fresca, eviterebbero il crearsi di piccole isole di temperatura più alta che andrebbero a danneggiare la compattezza del permafrost. L’inverno, in quelle zone, deve regnare sovrano.

Del resto, è fin dal 1996 che gli scienziati sono impegnati nel progetto. Si chiama Pleistocene Park e si trova in Siberia. Il parco, fondato dal geofisicio Sergej Zimov, è fatto di 16 chilometr quadrati e ha al suo interno 100 animali diversi, dal bisonte al bue muschiato, con tanto di yak, cavalli e renne che hanno il compito di modificare l’ecosistema per renderlo più erboso, rallentando lo scioglimento del permafrost. Manca solo lui, il protagonista di tutta questa storia.

Ormai è chiaro che, con i progressi scientifici in atto, sarà possibile riprodurre in laboratorio esemplari di mammut, magari servendosi di geni di elefanti. Più o meno come Jurassic Park, il film di Steven Spielberg del 1993, solo che in questo caso non sarebbe una trovata di un ricco eccentrico destinata al divertimento personale, ma un’ultima arma di difesa contro la distruzione della Terra. Potrebbe valerne la pena.

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