Chi cerca onestà vada in Giappone: là se lasci in giro 200 yen poi ne trovi 300

Il Paese è proverbiale per la sua pulizia, i suoi modi estremamente gentili e la sua cucina. Ma pochi ricordano che è anche molto, molto onesto

Dibba ha sbagliato: altro che California, altro che viaggi lungo la West Coast per scoprire l’innovazione. Avrebbe dovuto andare in Giappone, dove avrebbe imparato (o meglio, approfondito) il concetto di onestà (senza “h”).

Di solito di si dice che è un Paese pulito, ordinato, strano. Ma ci si dimentica di ricordare che è anche molto molto onesto. Lo ha dimostrato un semplice esperimento, messo a punto da Godfrey Chan, uno sviluppatore di software di passaggio a Rubykaigi, un importante meeting per informatici che si tiene a Sendai.

L’uomo, un po’ per scherzo e un po’ per mettere alla prova il Giappone, ha lasciato nella sala congressi un po’ di monetine, per la quantità piuttosto modica di 200 yen, abbandonate sul piedistallo di una scultura. Sarebbero scomparse? Le avrebbe ritrovate l’indomani?

La risposta è sì, certo. Ma non solo. Nel frattempo le monetine erano addirittura aumentate: da 200 erano 300 yen. Come è possibile?

Se non si vuole pensare che sia stato un burlone (ma perché mai, poi, avrebbe dovuto), l’unica spiegazione accettabile è da ricercare nella tradizione giapponese dell’osaisen, cioè l’offerta di monete agli spiriti e agli dei. Certo, di solito viene praticata in templi e monasteri, o in aree naturali considerate sacre. È difficile che si faccia anche in edifici secolari come una sala congressi. Ma perché no: le vie della religione giapponese sono infinite, come quelle, del resto, della loro onestà.

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