È arrivata l’estate. Puntuali come ogni anno, alla canicola si accompagnano spot televisivi che mostrano spiagge da sogno, gelati e donne in bikini. Non solo. Tanto per far calare la fregola, ci raggiungono nel bel bezzo dell’arsura urbana anche le immancabili pubblicità della Durex. Esiste tutto un filone cinematografico legato agli spot sui contraccettivi, ma per farla breve la morale è sempre la stessa: la potenza è nulla senza controllo.
Facciamo un gioco. Secondo voi qual è la percentuale di gravidanze indesiderate in Europa? La risposta potrebbe stupirvi. Ebbene sì, oltre il 43% delle gravidanze non è pianificato. Inoltre i contraccettivi sono utilizzati solo dal 69,2% delle donne europee di età compresa tra i 15 ei 49 anni che sono sposate o convivono con un partner – tassi di utilizzo questi, inferiori a quelli del continente americano. È il Contraception Atlas, pubblicazione dell’European Parliamentary Forum on Population & Development, a restituirci un quadro fedele della salute sessuale e riproduttiva del vecchio continente. Sempre secondo il prospetto, in Italia l’accesso ai contraccettivi riguarda solo il 55,8% della popolazione. Risultato abbastanza deprimente se messo a confronto con quello di Belgio, Francia e Regno Unito, i migliori tra i 46 paesi presi in esame. Un fattore importante che distingue questi stati dagli altri è costituito dai regimi generali di rimborso che coprono una vasta gamma di forniture contraccettive. Gli stessi Paesi inoltre adottano politiche per migliorare l’accesso alla contraccezione per i giovani e i gruppi a rischio, come le donne a basso reddito. Anche i siti web di informazione supportati dal governo sono una caratteristica di prestigio. La questione è molto semplice, in parole povere: in Belgio, Francia e Uk – così come in pochi altri Paesi europei – l’accesso ai contraccettivi è supportato dallo Stato, e nel migliore dei casi, gratuito.
L’Italia invece non se la passa bene da questo punto di vista: da noi pillole e preservativi costano caro. Nel 2016 anche le ultime pillole di fascia A sono passate in fascia C, ovvero non più rimborsabili dal Sistema sanitario nazionale. Scelta questa che aveva smosso le acque dell’opinione pubblica, e fatto anche insorgere un gruppo di medici e ginecologi che avevano poi lanciato una fortunata petizione per la contraccezione gratuita e consapevole. Inoltre, se è vero che prevenire è sempre meglio che curare, non siamo ancora tra i Paesi che offrono un sito internet istituzionale di informazione su temi legati alla sfera sessuale.
Da noi pillole e preservativi costano caro. Nel 2016 anche le ultime pillole di fascia A sono passate in fascia C, ovvero non più rimborsabili dal Sistema sanitario nazionale. Scelta questa che aveva smosso le acque dell’opinione pubblica, e fatto anche insorgere un gruppo di medici e ginecologi che avevano poi lanciato una fortunata petizione per la contraccezione gratuita e consapevole. Inoltre, se è vero che prevenire è sempre meglio che curare, non siamo ancora tra i Paesi che offrono un sito internet istituzionale di informazione su temi legati alla sfera sessuale
C’è però una notizia positiva. In controtendenza rispetto al resto della penisola, la Regione Emilia-Romagna dal 2018 ha messo a disposizione visite e contraccezione gratuita, nella prospettiva di assicurare protezione e sicurezza nei rapporti e per favorire consapevolezza. Qui i contraccettivi per giovani, donne e uomini, fino ai 26 anni sono offerti gratuitamente dagli enti pubblici preposti. Per accedere al servizio l’iter è molto semplice: basta rivolgersi al Servizio Giovani dei Consultori, che garantiscono l’anonimato e sono in grado di rispondere a dubbi e domande. Il progetto che ha preso inizio a gennaio è diventato operativo a maggio. Da più di un mese dunque i giovani emiliano-romagnoli possono praticare sesso protetto senza dare mano al portafogli. “E’ una misura epocale”, commentava qualche settimana fa il responsabile dei consultori di Bologna Claudio Veronesi, che si rivolge ad una platea molto ampia e si estende anche alle donne fino a 45 anni disoccupate o “con esenzioni di lavoratrici colpite dalla crisi”. Nessuno escluso, la manovra riguarda addirittura i richiedenti asilo.
Questa è una novità assoluta per l’Italia. Tanto che un post su facebook a riguardo è diventato così virale da richiedere l’avallo del sito Butac che si occupa di fact-checking. Sulla scia dell’iniziativa emiliano-romagnola, anche il tacco della penisola si sta muovendo in direzione riformista: ad aprile la giunta regionale pugliese ha disposto la distribuzione gratuita di estro-progestinici orali a basso dosaggio di fascia C, anelli vaginali, cerotti anticoncezionali e pillola del giorno dopo. In questo caso la distribuzione gratuita è rivolta alle donne con basso reddito, con esenzione ticket, alle giovani, alle non comunitarie e neo-comunitarie e alle donne che hanno appena partorito. La Puglia in questo campo è stata un pioniere, e mette in atto politiche di questo tipo già dal 2008.
Prendersi cura in ogni fase della vita, fin dalla più giovane età, della propria salute sessuale e riproduttiva significa preservare e proteggere la propria salute nel complesso. Per questo ci rivolgiamo a tutte le donne, alle coppie, alle ragazze e ai ragazzi che vivono nella nostra regione per fornire loro informazioni necessarie a fare scelte consapevoli rispetto alla propria salute
Tornando al caso emiliano-romagnolo, la prevenzione qui avviene a tutto campo. Non solo in termini materiali: la regione ha infatti pubblicato un opuscolo facilmente fruibile e di immediata comprensione dal titolo “La Contraccezione. Conoscere per scegliere”. Al suo interno vengono elencate tutte le differenti tecniche contraccettive presentando pregi e difetti di ognuna. «Prendersi cura in ogni fase della vita, fin dalla più giovane età, della propria salute sessuale e riproduttiva significa preservare e proteggere la propria salute nel complesso.», spiega l’Assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna Sergio Venturi nell’introduzione. «Per questo ci rivolgiamo a tutte le donne, alle coppie, alle ragazze e ai ragazzi che vivono nella nostra regione per fornire loro informazioni necessarie a fare scelte consapevoli rispetto alla propria salute. Vogliamo in questo modo dare un nostro contributo affinché la gravidanza sia un momento felice e fare in modo che, con un corretto utilizzo della contraccezione, sia sempre più basso – come già avviene da anni – il numero di donne che fa ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza, una scelta comunque dolorosa e difficile».
Una scelta responsabile, una piccola rivoluzione quotidiana accolta positivamente dal Paese intero. La Regione Emilia-Romagna continua insomma a percorrere la sua strada di riformismo silenzioso. Sarà forse il basso profilo, la riservatezza delle politiche, per non dire l’avversità ideologica, ma è proprio in questi casi che le parole del presidente Bonaccini tornano attuali: “Siamo prima Regione per crescita, per export, con disoccupazione tra le più basse nel Paese e tra le prime per attrattività a livello europeo. Nessun ministro emiliano-romagnolo. Buongiorno.”