Sempre più geniale. Dopo la Tesla, l’Hyperloop, SpaceX, e la metropolitana per soli ricchi a Los Angeles, la vulcanica mente dell’imprenditore sudafricano Elon Musk ha partorito un’altra ennesima novità assoluta: la critica ai giornali.
Si sarà svegliato male, forse. Gli sarà risultata indigesta la cena o – come è più probabile – le critiche pubblicate da più parti sui difetti strutturali della Tesla (si è parlato di “eccessivi spazi di frenata”) e la scarsa trasparenza in fatto di risarcimenti e assicurazioni. Forse, nel suo piccolo, lo ha fatto arrabbiare anche questo semplice articoletto di LinkPop? Ci piacerebbe, ma ne dubitiamo.
Il fatto è che mr. Musk, nonostante si consideri una persona eccezionale, quando si tratta di giornali e articoli si comporta in modo molto molto normale: vanno bene quando lo lodano e incensano (con articoli marchetta oltre il limite della vergogna, vedasi il lancio della Tesla nello spazio) ma vanno male quando alzano il ditino e dicono che – piano, in modo sommesso – forse non tutto quello che Nostro Signore Elon fa è buono e giusto.
Non sia mai: anatemi, maledizioni, insulti. E soprattutto, la rappresaglia: un sito in stile Tripadvisor per dare i voti a giornali e giornalisti. Lo chiamerà You’re right!, ma confessa in una serie di tweet sul suo profilo personale, che aveva anche già registrato il dominio Pravda. Per non farsi mancare niente.
“Questa ipocrisia dei grandi media che rivendicano di dire la verità ma pubblicano solo quanto basta per edulcorare il falso. È per questo che il pubblico non li rispetta più”, ha tuonato.
Come è ovvio, in tanti lo hanno criticato, ad esempio paragonandolo a Donald Trump (che per certi aspetti è più un complimento che altro). La differenza tra i due è che il presidente americano è davvero sottoposto a un fuoco di fila quotidiano (e anche doveroso), mentre Musk ha scoperto i difetti del giornalismo solo quando sono cominciate le sommesse critiche nei suoi confronti.
“Ogni volta che li si critica dicono che Sei come Trump. E perché pensate che sia stato eletto? Perché nessuno vi crede più, avete perso credibilità molto tempo fa”. Nel merito ha ragione, sia chiaro. I giornaloni newyorchesi erano tutti sdraiati a tappeto per Hillary Clinton e non vedevano né volevano la vittoria di Donald. E sono stati presi alla sprovvista.
Resta da chiedersi che credibilità avessero i giornali quando celebravano Musk come genio assoluto dell’universo e forza motrice del cambiamento. Ma questo Musk non se lo chiede. Anzi, si lancia in una sottile analisi del modello di business dell’informazione online: i giornalisti sono sotto pressione (vero) per fare tanti click (vero anche questo) e guadagnare, altrimenti vengono licenziati (quasi vero). Ma questo può valere per Buzzfeed e Vice, insomma mica roba seria, non certo per il New York Times o Consumer Reports. Ma c’è dell’altro: i grandi produttori di petrolio finanziano i giornali (vero, ma lo fa anche Amazon: anzi, Amazon li possiede) e quindi li obbligano a scrivere contro le sue auto pulite.
Tutto un complotto, insomma, tutta una bugia.
Che l’attacco di Musk sia strumentale, sembra evidente. Che voglia proporre un nuovo metodo disruptive per cambiare il mondo dei media, sembra più un pretesto. Che voglia ingabbiare la libertà di stampa è improbabile: nonostante sia un uomo che ha messo nei suoi progetti la conquista di Marte, possiamo immaginare che, in queste cose, si accontenterà di cose più semplici. Ad esempio, far cessare le critiche alla Tesla.