Il silenzio del governo Lega-5S sul destino del Reddito di inclusione del Pd

Lega e M5S non dicono nulla su che fine farà il Rei contro la povertà introdotto dal governo Gentiloni. I fondi saranno destinati alle nuove assunzioni per i centri per l’impiego? Dal Pd ora lanciano la proposta di raddoppiarli, da 3 a 6 miliardi, coinvolgendo fino a 5 milioni di italiani

Dal 1 luglio diventerà universale, con l’estensione anche ai single. E ora dal Partito democratico propongono di raddoppiarne i fondi, da 3 a 6 miliardi di euro, per ampliarlo ancora. Ma nel governo Lega-Cinque Stelle sul destino del Reddito di inclusione (Rei), introdotto nella precedente legislatura, al momento vige solo il silenzio. E nel Pd più di un esponente si dice preoccupato su che fine farà la misura di contrasto alla povertà diventata fiore all’occhiello del governo Gentiloni. La lotta, è chiaro, è tra il Reddito di inclusione Dem e il Reddito di cittadinanza pentastellato.

Il 13 giugno Lega e Cinque stelle hanno stoppato la richiesta del Pd di far discutere in Senato una mozione, a prima firma del senatore Tommaso Nannicini, che impegnasse il governo a fare chiarezza su che cosa intende fare del Rei. «Non si tratta di difendere una bandierina del Pd, ma di dare certezza a famiglie in condizioni di bisogno, Comuni e terzo settore», dice Nannicini. Diversi municipi stanno aprendo sportelli ad hoc. Con picchi di centinaia di migliaia di domande nelle regioni del Sud.

Soprattutto ora che, da luglio, si allarga la platea dei destinatari. In passato era necessario avere in famiglia almeno un minore, un disabile, una donna in avanzato stato di gravidanza o un disoccupato over 55. Adesso le maglie si sono allargate, e i requisiti necessari per richiederlo sono solo economici. Si passa da 500mila famiglie coinvolte a 700mila, pari a 2,5 milioni di italiani beneficiari.

«Che cosa devono aspettarsi queste persone? Che il Rei potrà dargli un reddito e un aiuto concreto?», si chiede Nannicini. Una delle ipotesi circolate tra i Cinque Stelle è che 2 dei miliardi destinati al Rei vengano spostati sulle assunzioni di nuovo personale nei centri per l’impiego, in vista dell’introduzione del Reddito di cittadinanza. La coperta è corta, e se servono soldi, devi toglierli da qualche parte. Ecco perché i pentastellati hanno anche pensato in grande di poter fondere insieme Naspi e Reddito di cittadinanza, attingendo al Fondo sociale europeo. È quello che in pratica ha chiesto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Berlino alla Cancelliera Angela Merkel: usare i fondi di Bruxelles per combattere la povertà. Ma per quest’anno, molto probabilmente, non riusciranno nell’impresa.

Una delle ipotesi circolate tra i Cinque Stelle è che 2 dei miliardi destinati al Rei vengano spostati sulle assunzioni di nuovo personale nei centri per l’impiego, in vista dell’introduzione del Reddito di cittadinanza.

Ecco perché il Pd è tornato a rilanciare il Reddito di inclusione, chiedendo il raddoppio dei fondi. «Contro le chiacchiere del reddito di cittadinanza, possiamo aumentare i fondi per il reddito di inclusione. Dagli attuali tre miliardi, arrivando a sei miliardi, si possono raggiungere tutti i cinque milioni di persone che versano nella condizione di povertà. Sarebbe per l’Italia un’occasione storica», ha detto Graziano Delrio in conferenza stampa. E anche il reggente Pd Maurizio Martina rilancia: «Abbiamo lasciato in eredità a questa maggioranza uno strumento fondamentale per gli italiani e questo strumento non va messo nel cassetto, ridimensionato. Va valorizzato presto senza abbandonarlo per percorrere vie impraticabili». La proposta di legge è «sostenibile», precisa Martina. «Quindi, cara maggioranza, se fai sul serio come dici, non hai che da prendere questa proposta di legge e discuterla in Parlamento, anziché andare in giro per il Paese lanciando armi di distrazione di massa pericolose».

Secondo il Partito democratico, il Rei avrebbe un vantaggio rispetto al reddito di cittadinanza: «Non scoraggia le persone nella ricerca di un lavoro», ha spiegato la deputata Pd Elena Carnevali. «Il minimo che il nuovo governo può fare è dare certezza sull’utilizzo di queste risorse e di questo strumento», conclude Nannicini. «Accolga la proposta del Pd di ampliarlo ulteriormente. Prendiamoci il merito politico a metà, ma rendiamo il nostro sistema di welfare più forte e più universale».

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