Dopo tante battaglie, adesso le donne possono guidare anche in Arabia Saudita. Una mossa di modernizzazione: è stata voluta dal giovane bin Salman e, secondo le prime stime, è destinata a cambiare il volto del Paese. Ad esempio, sono già 120mila le richieste di patente inoltrate da donne. Si prevede poi che per il 2020 quelle al volante saranno ben tre milioni. Tantissime.
Così tante che ci si aspetta (lo dice Bloomberg) un grande impatto economico. Forse esagerando un po’, questa piccola rivoluzione portererbbe a una produzione economica di 90 miliardi in più entro il 2030. Per capirsi, molto più che vendere il 5% di Saudi Aramco.
Le stime si basano sulla convinzione che, potendo guidare, le donne cominceranno a lavorare di più: si allarga la forza lavoro (almeno 70mila in più ogni anno) e cresce l’economia dello 0,9% annuale. Tutto ottimo, tutto bellissimo. Ma lo stipendio che guadagneranno a chi andrà? Sarà solo un dettaglio, ma nessuno si stupirà di scoprire che in Arabia Saudita le donne non sono nemmeno autorizzate ad avere un conto in banca. Oltre al fatto che non possono nemmeno decidere come vestirsi.
In ogni caso, per un Paese che consente alle donne di guidare, ce ne è un altro che glielo impedisce. Il Turkmenistan, su decisione di quel tipo originale che è il presidente dal nome impronunciabile Gurbanguly Berdimuhamedow, dallo scorso gennaio ha deciso che al volante possano esserci solo uomini. Il motivo? Questione di sicurezza, dal momento che – pare – la maggior parte degli incidenti nel Paese sono provocati da donne. Una calamità. Ma sarà vero?
Di sicuro, se c’è un Paese che progredisce ce n’è un altro che regredisce. Tanto per ricordarsi che in certe zone il detto “donna al volante, pericolo costante” viene preso ancora sul serio.