Se ci fossero stati gli azzurri nessuno avrebbe avuto dubbi. Si tifava tutti per l’Italia. Ma in questo Mondiale di esclusione si assiste alla nascita di un fenomeno nuovo: ognuno tifa per quello che preferisce. Alcuni si buttano sui classiconi, come Brasile e Argentina, altri pensano alla Spagna. Alcuni ancora scelgono apposta squadre insolite ma dal destino segnato, come Panama e Perù, attirati più dal tasso di esotico che da quello di qualità calcistica. Altri vanno a caso, altri “si godono il gioco”. I sovranisti, invece, tifano secondo politica. O, almeno, secondo la loro mentalità.
Svanita la possibilità di sostenere il tricolore, la scelta sembra obbligata. Di sicuro, un sovranista dirà no alla Germania, il nemico assoluto a causa delle sue politiche di sottomissione europea attraverso la manipolazione della bilancia commerciale. E porrà un divieto assoluto per la Francia en marche di Macron, del resto fin troppo colorata. Da escludere il Belgio, sede dell’odiata Unione Europea, e tutti i progressisti/social-democratici Paesi scandinavi (no a Svezia e Danimarca), e pure l’Inghilterra, che troppe ne ha fatte nella storia perché venisse perdonata in extremis dall’atto coraggioso (nell’ottica dei sovranisti, ça va sans dire) della Brexit. Niente Svizzera (anche se..), niente Spagna (governo socialista, adios) né Portogallo (idem).
Da escludere, come è ovvio, la Nigeria e il Senegal, e non servirebbero spiegazioni. Via anche l’Egitto (anche se – dicono – occorrono rapporti diplomatici buoni), Marocco e Tunisia. No ai Paesi arabi, no al Messico perché dà fastidio a Trump – e per lo stesso motivo no anche alla Corea del Sud: adesso conta solo quella del Nord. Il Brasile? Un disastro politico ed economico, meglio lasciar stare.
E allora per chi si tifa? Qualcuno potrebbe provare simpatia per Uruguay e soprattutto Argentina, altri per Panama e per il Giappone. Ma l’imperativo è uno solo: bisogna tifare la Russia di Vladimir Putin. La squadra padrona di casa non è proprio un fenomeno in fatto di calcio, ma di sicuro rappresenta un importante punto di riferimento politico (e informatico). In seconda battuta viene l’Iran, svantaggiato dall’essere un paese musulmano ma simpatico per il suo appoggio a Bashar al Assad.
Al terzo posto – sorpresa – c’è la squadra-simpatia degli ultimi Europei: l’Islanda, che sebbene abbia un animo progressista e riformista, è pur sempre il Paese che non conosce immigrazioni da almeno mille anni. Un unicum storico che costituisce anche un unicum biologico, tanto che il quadro genetico degli abitanti, inalterato da secoli, è al centro di studi importanti, concentrati anche sulle variazioni generate dagli islandesi che diminuiscono gli effetti dell’Alzheimer.
Insomma, Russia – Iran – Islanda. Questa è la trimurti sovranista per il Mondiale. Anche se si potrà, di volta in volta, tifare per l’Australia (Paese conservatore molto duro sugli immigrati) o per la Croazia (questioni storiche). In ogni caso, sarà dura per i sovranisti arrivare in finale. Almeno fino a quando non saliranno al potere quelli dell’Afd.