Anche solo a elencarle tutte si rischia di addormentarsi. Le lingue dell’India sono tantissime, difficili da scovare e da catalogare. Ogni tentativo risulta, in una misura o nell’altra, incompleto. Anche perché per una ricognizione precisa servono persone, tempo e mezzi – e soprattutto volontà – che spesso mancano.
Il primo a provare questa impresa fu l’irlandese George A. Grierson, filologo e funzionario di stato, nel 1898. La prima ricerca linguistica nel territorio indiano richiese la bellezza di 30 anni solo per raccogliere i dati su 179 lingue e 544 dialetti. Un lavoro enorme, tanto che fu pubblicato in 19 volumi tra il 1903 e il 1928.
Dopo di lui nessuno tentò più di avventurarsi nel difficile mondo della babele indiana. Quando il Paese raggiunse l’indipendenza, ci provò il nuovo governo, ma mollò subito. Nel 1961 venne pubblicato un resoconto di tutte le lingue madri indiane, che arrivavano a quota 1.652. Poco credibile, di sicuro. Anche perché lo stato, per fare prima, riconosce solo le lingue parlate da almeno 10mila persone. E, in modo più o meno netto, ne conta 122.
E allora, quante lingue ci sono in India? Non si sa. Ma c’è chi, come racconta Atlas Obscura, sta provando a contarle. È Ganesh Devy, ex professore di inglese del Gujarat, che nel 2010 lanciò il suo Censimento linguistico indiano. Un’iniziativa privata che contava di affidarsi al popolo e non al governo per ottenere un risultato più sicuro. In altri termini, si serve di un esercito di 3mila volontari da tutto il Paese che lavorano per lui.
Ma funziona? Sembra di sì: dal 2013 a oggi hanno pubblicato ben 37 volumi, in cui ogni lingua parlata in India viene presentata e analizzata con cura. Quando finirà? Secondo le stime, il traguardo è fissato per il 2020, con un totale di 50 volumi.
Ma quante sono? Per ora sono state contate 780 lingue parlate e 68 sistemi di scrittura. Nemmeno Devy si aspettava di trovarne così tante. Ce ne sarebbero anche altre 80, spiega, che non sono riusciti a conteggiare per motivi diversi. Per cui il totale sarebbe di 850 lingue. Tante, sì, ma non come una volta.
Secondo le ricerche di Devy, il Paese avrebbe perso negli ultimi 50 anni almeno 220 lingue, alcune solo negli ultimi dieci anni. Nel 2010, per esempio, è morto il Bo, una delle lingue più antiche del mondo. Nel 2017 è scomparso il Majhi, parlato nel Sikkim. La varietà si restringe, altre lingue si impongono, il territorio diventa sempre più omogeneo. Non è un bene, ma è inevitabile.