Solo un cinese nato tra il 1975 e il 2015 conosce davvero il problema di trovare una donna. A causa delle politiche del figlio unico, che hanno portato le famiglie cinesi a privilegiare i figli maschi, oggi in Cina esiste una profonda disparità tra popolazione maschile e popolazione femminile: almeno 33 milioni di differenza.
Tradotto in altri termini, si può dire che al momento in Cina esistano 33 milioni di maschi single disperati. Molti di loro non hanno mai avuto una fidanzata, non sanno nemmeno come ci si comporta agli appuntamenti, ignorano del tutto le minime regole di rispetto e convivenza per le relazioni di lunga durata. Le donne cinesi, da parte loro, approfittano della situazione: grazie al loro potere contrattuale, conferito dalle condizioni favorevoli di mercato, si possono permettere richieste altissime in termini di sicurezza economica (case, auto, lavori ben remunerati) e di aspetto esteriore. Chi è brutto e non è ricco è tagliato fuori (o cerca di rapire le vietnamiti del confine).
Il problema è serio, in realtà. Avere 33 milioni di giovani, energici e frustrati in circolazione è un rischio enorme per un Paese. Sia termini di sicurezza che di pace sociale. Al momento, però, le soluzioni messe in campo dal governo sembrano solo un palliativo. Sessioni di speed-dating, incontri pubblici, incoraggiamenti. Sfoderate il vostro fascino e sposatevi, dunque.
I cinesi più disperati, vinti dalla timidezza e dall’inesperienza, si affidano a veri e propri consulenti di corteggiamento. I più economici, che spesso forniscono aiuto via internet e Skype, chiedono l’equivalente di 30 euro a lezione. Altri, più esosi, arrivano a volere 4.500 dollari, ma includono anche una consulenza continua sul luogo, assistenza nei momenti di crisi e conforto.
Trovare una donna (trovare quella giusta, poi) è un’impresa per qualsiasi uomo sulla Terra. In Cina è quasi un miracolo. E laici come sono non hanno nemmeno un santo cui votarsi.