Non mi sto occupando delle cose di questo mondo, ultimamente. Mi guardo intorno e non ci trovo niente di interessante. E più in generale non credo sia interessante vestire i panni dell’uomo che grida nel deserto. Però una cosa mi è capitata sotto gli occhi, e gli orecchi, e mi sembrava simpatico farla notare.
Quando qualche mese fa è uscito l’ultimo album di Jovanotti, Oh, Vita! ho come spesso capita vestito di panni di quello che dice qualcosa di anomalo, di fuori dal coro. Mentre tutti si sdilinquivano a dire come fosse tutto bellissimo, a partire dall’ipercitato produttore Rick Rubin, io mi permettevo, sommessamente, di far notare come proprio Rick Rubin, produttore di altissimo cabotaggio famoso per essere quello che toglie invece di mettere, poco avesse a che fare con il Jovanotti Style, decisamente più massimalista che minimalista. Lo dicevo non tanto per fare il bastian contrario, quanto perché l’idea che Jovanotti, di colpo, fosse un Johnny Cash capace di ammaliare con la sua voce cavernosa (e magari anche un repertorio notevole) mi appariva del tutto improbabile. Credevo, così anche venne intitolato il pezzo, che Rick Rubin, strapagato dalla Universal per sedere almeno per qualche minuto davanti ai bottoni, avesse finito per uccidere Jovanotti. Niente di metaforico. Proprio ammazzato, punto e basta. Non è un caso, credo, che visti i numeri non eccellentissimi portati a casa dal nostro, il secondo singolo scelto per supportare le quindicimila date live che nel mentre Jovanotti ha portato a spasso per lo stivale, sia stato l’unico distante dalla modalità Rick Rubin. Le canzoni, prodotte da due tizi i cui nomi, confesso, meno altisonanti di quello di Rick Rubin, e anche decisamente meno pompati in conferenza stampa, non ricordo (né intendo andare a cercare su Google).
Quando qualche mese fa è uscito l’ultimo album di Jovanotti, Oh, Vita! ho come spesso capita vestito di panni di quello che dice qualcosa di anomalo, di fuori dal coro. Mentre tutti si sdilinquivano a dire come fosse tutto bellissimo, a partire dall’ipercitato produttore Rick Rubin, io mi permettevo, sommessamente, di far notare come proprio Rick Rubin poco avesse a che fare con il Jovanotti Style, decisamente più massimalista che minimalista
Poi, lo sapete, i tanti sold out si sono susseguiti, non di pari passo con dischi venduti a carrettate. C’è stato chi ha provato a dirlo, Andrea Spinelli, prontamente rimbrottato da Presidente e Ufficio stampa. C’è stata una paginata sul Corriere per festeggiare, intempestivamente, un triplo platino che è certo un ottimo risultato, in questi tempi di magra (e in streaming, diciamolo, Jovanotti non è proprio un drago, quindi quel triplo platino sarà in buona parte fisico), ma lontano dai fasti del passato. Del resto, diciamocelo, in classifica scompaiono presto anche gli altri mostri sacri, vedi alla voce Laura Pausini, sostituiti con una certa alternanza da nomoni quali Capo Plaza, Ernia, Irama o Einar, i primi in zona trap, i secondi in zona Amici. L’unico che non si schioda da mesi dalla top ten sembra essere Ultimo, per il resto una continua alternanza che fortunatamente, si auspica, lascerà zero traccia nella memoria collettiva.
Sia come sia, questo il dettaglio che mi ha fatto sorridere e decidere, per qualche minuto, a tornare a scrivere delle cose di questo mondo, è uscito il nuovo singolo di Jovanotti, quello che dovrebbe contendere il primato dei tormentoni a Thegiornalisti, Charlie Charls feat Ghali e Sfera Ebbasta, Fedez e J Ax, Takagi e Ketra feat Giusy Ferreri e via discorrendo, e la notizia è che si tratta di un remix. Un remix di Affermativo, pezzo emotivamente forte, che però era scarno, come sanno essere scarni i pezzi prodotti da Rick Rubin, sempre lui. A metterci le mani, tu guarda un po’, proprio Takagi e Ketra, alla faccia del barbuto producer americano. Stando al comunicato stampa, questo dice tra le virgolette Jovanotti, si tratterebbe di un remix fatto per gioco dai due autori di classici quali L’esercito dei selfie o Da sola/ In the night, magari per essere buttato in rete. Ma talmente forte, guarda tu come gira il mondo, da aver convinto Jovanotti a mandarlo alle radio. Del resto, questo lo dico seriamente, Affermativo affronta di petto il tema della migrazione, quindi ben venga una parola assennata in mezzo a tanti “aiutiamoli a casa loro” o “chiudiamoiporti”.
Dispiace, va detto, vedere un colosso come Jovanotti inseguire le mode, lui che a lungo ha provato a dettarle, e prendere le distanze da colui che così tanto aveva voluto e raccontato, Rick Rubin
Dispiace, va detto, vedere un colosso come Jovanotti inseguire le mode, lui che a lungo ha provato a dettarle, e prendere le distanze da colui che così tanto aveva voluto e raccontato, Rick Rubin. Ma del resto sono tempi bui anche nella discografia, è noto, immaginiamo siano duri anche per chi da sempre è abituato a muoversi tra successi e hit. Ultima notazione, ma di voce di corridoio si tratta, quindi senza conferme ufficiali, sembra che Tiziano Ferro, che al momento sta lavorando con Timbaland al suo nuovo disco, coronando il suo sogno di sempre, esattamente come ha fatto Lorenzo con Rick Rubin, si stia portando avanti preparando in contemporanea a un piano B, un duetto a basi di sillabe sconclusionate con Young Signorino. Dai prossimi album tutti di nuovo alla corte di Michele Canova, che chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa cosa perde e sa anche che trova un bagno di sangue.