Una volta ci pensò anche Nixon. Perché non fornire agli americani più svantaggiati una sorta di reddito di cittadinanza? La proposta fu avanzata nel 1969 e subito sperimentata in alcuni centri chiave Usa. Si trattava di donare alle persone più bisognose circa 1.600 dollari all’anno, che corrispondono a circa 10.000 dollari attuali. Un modo per alleviare le loro difficoltà, pensava, e anche di ridurre il malcontento della popolazione.
I risultati furono sorprendenti: le famiglie-campione, a differenza di quanto temevano alcuni, non si trasformarono in una marmaglia fannullona. Anzi, approfittarono del tempo liberato per dedicarsi allo studio e ad attività artistiche, cose che in termini economici si possono tradurre in: ascensore sociale e/o consumi. Insomma, sembrava fuzionare alla grande e Nixon sembrava convinto. Poi arrivò Milton Friedman.
L’economista americano, che di lì a qualche anno sarebbe diventato premio Nobel (o meglio, quell’invenzione che gli economisti spacciano per Nobel ma che non è un vero Nobel) avvertì il presidente americano che stava correndo un grosso rischio: ma come, diceva, non si ricorda di quello che è successo a Speenhamland, nel 1975? Nixon non ricordava, come era ovvio. Friedman si riferiva a un esperimento simile, avvenuto due secoli prima nel Berkshire, in Inghilterrra, in cui venne assegnato una sorta di reddito di cittadinanza per compensare l’aumento dei prezzi degli alimentari.
E cosa era successo a Speenhamland di così grave? Niente, in realtà. Lo raccontano bene in questo libro: l’esperimento aveva funzionato, ma alcuni agenti del re, in maniera falsa, avevano stilato un rapporto in cui si sosteneva che “ogni male era precipitato sulla città di Speenhamland”. Una lettura che, data l’autorità rivestita da chi l’aveva diffusa, si impose anche per i secoli successivi. Fu per questo che Friedman dopo essersi documentato un po’ sulla questione, si spaventò e fece bloccare tutto. Nixon gli diede ascolto: per il reddito di cittadinanza americano fu la fine. Ma fu anche l’inizio dell’idea che una vita senza povertà fosse un privilegio da ottenere con il lavoro e non un diritto per tutti. Idea che, fino a quel momento, anche i pesi massimi del capitalismo avevano respinto con forza.