Blangiardo verso la presidenza dell’Istat: chi è il demografo che sfida Boeri e piace a Salvini

Il professore Gian Carlo Blangiardo sarà con molta probabilità il nome indicato dalla ministra Bongiorno per la presidenza dell’Istat. Ha contraddetto Boeri sulla sostenibilità dell’Inps grazie agli immigrati e si è opposto alla legge Pd sull ius soli, ma niente toni allarmistici sugli sbarchi

Sarà un anti-Boeri a occupare la poltrona più alta dell’Istat? Il demografo Gian Carlo Blangiardo, professore all’Università Bicocca di Milano e responsabile del settore statistica della Fondazione Ismu (Iniziative e studi sulla multietnicità), dovrebbe essere il nome designato come successore di Giorgio Alleva alla presidenza di via Cesare Balbo. Un anno fa, quando il governo gialloverde non era ancora nei piani di nessuno, Blangiardo aveva partecipato insieme ad altri professori all’assemblea programmatica della Lega a Piacenza, sottolineando come la soluzione al problema delle “culle vuote” (la crisi demografica) non fossero i migranti – al contrario di quello che da tempo sostiene invece il presidente dell’Inps Tito Boeri – ma l’aiuto strutturale al ceto medio.

E su Blangiardo, in un clima di guerra con il presidente dell’Inps, ora è ricaduta non a caso la scelta del ministro leghista della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno, che da prassi deve presentare la proposta formale di nomina del presidente dell’Istat in consiglio dei ministri. L’attuale presidente Alleva è scaduto il 15 luglio, e avrebbe potuto prolungare l’incarico fino a fine agosto. Ma dalla Lega vogliono far cambiare aria in casa Istat prima delle ferie estive. D’altronde, che l’Istat fosse una preoccupazione del governo si era capito da subito, quando a pochi giorni dall’insediamento la sottosegretaria all’Economia Laura Castelli era corsa a incontrare Alleva per accertarsi della «sinergia» della politica con l’istituto, destando non poche preoccupazioni tra gli economisti.

I numeri dell’Istat sono materia bollente per i politici. Ma il curriculum del professor Blangiardo assicura tutta l’autorevolezza che la poltrona richiede. Qualcuno ha fatto notare le poche esperienze all’estero nella lista degli incarichi. Ma chiunque in Italia studi demografia all’università passa almeno da uno dei suoi sacri manuali. Di impronta cattolica, classe 1948, Blangiardo ha già fatto parte di diverse commissioni scientifiche dell’Istat, ha collaborato con la Commissione Ue, la Regione Lambardia e la Cei per gli studi demografici sulle famiglie italiane. Ricopre l’incarico di ordinario alla Bicocca dal 1998, oltre a lavorare con la Fondazione Ismu, per la quale ogni anno cura i dati del “Rapporto sull’immigrazione”, con le cifre su arrivi, presenze regolari e irregolari.

Qualcuno dice che l’immigrazione è la soluzione alla crisi demografica: no, anche le famiglie straniere hanno smesso di crescere, perché iniziano ad affrontare alcune difficoltà. Per venire fuori dal tunnel, bisogna aiutare il ceto medio ma con un sistema coordinato, non con un bonus una tantum. Non apriamo a tutti, ma una immigrazione sostenibile funziona.


Gian Carlo Blangiardo

Nell’ultimo anno, Blangiardo però è finito nei titoli dei giornali, quando sul Sole 24 Ore scrisse di suo pugno un articolo in cui riteneva «non necessaria» la proposta di legge sullo ius soli presentata dal Pd, ipotizzando anzi il rischio della diffusione del fenomeno dei “minori scompagnati”. La posizione si guadagnò il plauso della destra. Ma il professore entrò definitivamente nelle simpatie leghiste quando, in un’intervista a Libero, confutò la teoria di Tito Boeri sulla sostenibilità del bilancio dell’Inps grazie ai contributi versati dagli immigrati. «Sono un prestito, non un regalo», aveva precisato. «Andranno restituiti sotto forma di assegni pensionistici». Aggiungendo per giunta che non devono essere necessariamente gli stranieri i nuovi contributori Inps: «Potrebbero anche essere donne o giovani italiani, per citare due categorie il cui tasso di partecipazione al mercato del lavoro è basso».

Ma al contrario della Lega di Salvini, Blangiardo usa tutt’altro che toni allarmistici sugli arrivi via mare. «Tra il 2013 e 2014 sono stati di più gli immigrati approdati alla cittadinanza italiana che quelli sbarcati sulle nostre coste», diceva nel 2015 a Linkiesta. Con la consapevolezza però di chi sa, guardando i numeri, che il fenomeno è destinato a complicarsi se non governato. «Nell’Africa subsahariana oggi vive 1 miliardo di persone, tra vent’anni saranno 400 milioni in più, per la gran parte giovani. Una crescita di questo genere rischia di esplodere se non può sfogarsi su un territorio», spiegava nel 2016. Ma niente slogan salviniani. All’assemblea programmatica del Carroccio di Piacenza disse: «Qualcuno dice che l’immigrazione è la soluzione alla crisi demografica: no, anche le famiglie straniere hanno smesso di crescere, perché iniziano ad affrontare alcune difficoltà. Per venire fuori dal tunnel, bisogna aiutare il ceto medio ma con un sistema coordinato, non con un bonus una tantum». E aggiugeva: «Non apriamo a tutti, ma una immigrazione sostenibile funziona». Tanto è bastato per entrare in quota Lega per la presidenza dell’Istat.

Giorgio Alleva è stato nominato nel 2014, quando a Palazzo Chigi c’era Matteo Renzi, con una chiamata alle armi voluta dall’allora ministra alla pa Marianna Madia, alla quale risposero una quarantina di professori. Ma la scelta di Alleva generò comunque non poche polemiche. Tanto che 43 economisti scrissero una lettera al veleno pubblicata su lavoce.info per criticare la decisione del governo a causa del curriculum giudicato troppo «modesto». Tra i firmatari, alla seconda riga, compariva anche il nome del prof della Bocconi Tito Boeri, non ancora salito sullo scanno più alto dell’Inps.

La designazione di Blangiardo probabilmente non avverrà senza generare polemiche. La complessa procedura di nomina – che prevede due passaggi dal consiglio dei ministri, il parere delle commissioni affari costituzionali di Camera e Senato, e la firma del presidente della Repubblica – conferma d’altronde l’importanza del ruolo dell’Istituto nazionale di statistica, che fornisce numeri e tendenze alla politica. Dal lavoro all’inflazione. Monitorando di fatto i risultati delle scelte fatte nei palazzi del potere. In autonomia, e senza interferenze.

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