Un buon punto di partenza, per uscire di casa, a Roma, a luglio, potrebbe essere l’acquisto di uno zaino di salvataggio. Un kit di sopravvivenza che tenga stipato al suo interno un equipaggiamento di emergenza che consenta un’autonomia di qualche giorno dal momento in cui si scatena la catastrofe. La base ideale sarebbe composta da barrette energetiche per i cali di zucchero, mini-torcia per camminare nelle viuzze buie di notte e non cadere nelle buche, lacci per le scarpe o spago o corda per calarsi nelle voragini a recuperare oggetti smarriti, un coltellino svizzero per tagliare le liane, alcuni fogli bianchi e una penna per prendere appunti o da usare come esca per il fuoco, parastinchi per scendere dalla metro. Ah, e una maschera dell’ossigeno per passare davanti ai cumuli d’immondizia verdastra che emana odori inediti, un mix di fragranze che nemmeno direttamente nelle fogne perché sono più complessi, meno distinti.
Roma, d’estate soprattuto, diventa una città in cui sapersi adattare è l’unico modo per rimanere integri. A volte ci aiuta la follia, altre la pacatezza (dipende dalla zona) ma comunque vada il romano o il turista che si trova a passeggiare per la capitale e quindi ad adattarsi alle sue condizioni ambientali, in qualche modo, si evolve. Diventa un superuomo in grado di barcamenarsi e arrivare a fine giornata nonostante il luogo sia ostile e minaccioso. Il caldo, poi, si sposa perfettamente con la caratteristiche romane: Roma dà il meglio di sé al sole – fermenta, si rilassa fino alla stasi, getta nel panico le persone che ci abitano, almeno quelle che non possono ancora rassegnarsi alla nullafacenza estiva.
In un post diventato virale, Alexandra, 26 anni, londinese emigrata a Roma, descrive i the most “allucinanti” places in Rome. Ovviamente la fermata della metro a Termini svetta: le platform sono so far away, le toilet sono out of order, random puddles of piss, vomit and one time blood. Piazza Vittorio piena di drogati, fulminati, criminali. Colle Oppio? Dirty park where people eats cats and a tourist was raped. Perché non si è ritrovata di fronte all’uomo che ha tentato di stuprare una ragazza che faceva jogging a Caracalla – e che nei giorni precedenti passeggiava nudo per le strade di Grottaferrata. Forse la giovane non ha recepito l’impellente necessità di un’evoluzione personale per non soccombere. Anche lei dovrebbe servirsi delle tecniche ascetiche romane contemporanee che, sul calco delle antiche, svuotate dalla promessa ultraterrena, permettono di trasformarsi. Non solo interiormente ma anche esteticamente. Per allontanarsi dalla sofferenza, per provare a se stessi di essere dei superuomini, per arrivare alla pace zen che se tzi passa davanti un cinghiale con un gatto penzolante in bocca invece di urlare congiungi le mani in segno di preghiera e dici Om.
In un post diventato virale, Alexandra, 26 anni, londinese emigrata a Roma, descrive i the most “allucinanti” places in Rome. Forse la giovane non ha recepito l’impellente necessità di un’evoluzione personale per non soccombere. Per allontanarsi dalla sofferenza, per provare a se stessi di essere dei superuomini, per arrivare alla pace zen che se tzi passa davanti un cinghiale con un gatto penzolante in bocca invece di urlare congiungi le mani in segno di preghiera e dici Om
La via zen è ancora poco percorsa. Si preferisce quella folle. Tipo che se metto i soldi nel distributore di bici e qualcosa non funziona (ovvio, lo zen se lo aspetterebbe ormai) scaravento tutte le bici della colonnina nel Tevere. Il bike-sharing a Roma è un fallimento, ovvio anche questo, è anche un po’ una presa in giro – dove si va in bici? Ci sono poche ciclabili. Di certo non in mezzo al traffico. I pochi che si vedono in giro in bici fra gli ingorghi hanno mascherine da giapponese e caschi chiodati.
Allora la gente si ribella alla beffa e le butta nel fiume. Ora, se guardi sul segnalatore di posizione delle bici romane, il 90 per cento dei pallini è nel Tevere. Un caso di reazione zen è invece la casetta sull’albero a Villa Ada per osservare gli uccellini. Ce n’era una anche a Villa Pamphili ma l’hanno abbattuta. Le forze dell’ordine sono poco inclini anche alle forme di reazione zen al caos romano (dovrebbero ringraziare quella piccola percentuale di bonzi imperturbabili). Un’altra forma di rivolta pacifica che non hanno preso bene è quella dello spay intorno alle buche.
Dopo la caduta della Raggi i cittadini vogliono aiutarla a vedere bene dove mette i piedi. Allora sono comparsi cerchi di ogni dimensione e colore sulle strade di Roma,da San Giovanni a Settebagni, dai Parioli fino a Ostia. Una forma di impegno civico. L’iniziativa ha pure riscosso un certo successo: in alcuni casi le buche dipinte sono state ricoperte con uno strato di bitume da ditte fatte intervenire dai municipi. La polizia, però, ricorda che, sebbene possa essere un’azione a fin di bene, “imbrattare l’asfalto è pur sempre una violazione del Codice della strada” – l’ articolo 15 prevede una multa da 41 a 168 euro, più il pagamento delle spese per il ripristino dei luoghi. Le multe. Quante multe. Fra poco introdurranno anche la multa ai ragazzi che si fanno i selfie sospesi sul Ponte Flaminio a Roma Nord. Multa per presunto tentato suicidio social.
Nonostante le multe salate, la magia non abbandona mai la capitale. Tutto sparisce. Stop invisibili, strisce pedonali sparite, anche i bus puff: 300 al giorno. Poi c’è l’acquario di18 mila metri quadri sotto al laghetto dell’Eur. Senza pesci. Spariti pure loro. Una metafora su tutte dello stato esistenziale degli abitanti di Roma è il loro atteggiamento nei confronti dell’aria condizionata. C’è chi, ragionevolmente, ammonisce: “Un po’ ma non al massimo sennò mi ammalo”.
Una posizione moderata – sono quelli che si portano lo scialle sotto il braccio e prima di entrare nei negozi lo mettono ma sono anche quelli che non sanno prendere una decisione netta: andrebbero in giro con uno zaino per la sopravvivenza mezzo vuoto, si scorderebbero la barretta energetica ma ci metterebbero dentro un romanzo rosa.
Tutto sparisce. Stop invisibili, strisce pedonali sparite, anche i bus puff: 300 al giorno. Poi c’è l’acquario di18 mila metri quadri sotto al laghetto dell’Eur. Senza pesci. Spariti pure loro
C’è poi chi non sa stare senza, che, tutto fissato con la funzionalità e estraneo al sudore, non uscirebbe mai all’aria aperta. Questo secondo tipo si lamenta a più non posso delle angherie che deve subire in giro per Roma pretendendo che nei bus ci sia l’aria condizionata fissa a 10 gradi (anche se hanno le ruote sgonfie), che per le strade ci siano dei nebulizzatori che spruzzano acqua compressa profumata alla lavanda, ecc. Cose folli. Niente zaino per loro, gli sgualcirebbe la camicia.
Ma c’è anche chi non vuole l’aria condizionata nemmeno se fanno 40 gradi all’ombra, se l’umidità non permette il respiro, se il panorama si vede sfocato. Di solito quest’ultimo tipo è masochista, ma anche avventuroso: di certo gente che sa vivere nella privazione ma che, per forza di cose, si equipaggia con uno zaino full optional pronto ad ogni evenienza.
A luglio, quando Roma non ti dice niente ma ti guarda solo male (non vede l’ora di svuotarsi, non vede l’ora che sia agosto) tu migliori per forza – diventi più drenato, paradossalmente organizzato, autosufficiente. Copri le buche con travi di legno, costruisci improbabili elastici per reggere i segnali stradali, usi le foglie di banano come ventaglio. Per adattarti sposti cose dalla loro funzione originaria e ci fai altro, aguzzi l’ingegno e usi la fantasia. Ti evolvi tuo malgrado. E Darwin sarebbe fiero di te.