I pullman verdi low cost di Flixbus festeggiano il loro terzo anno sulle strade italiane. E dopo i tentativi di farli fuori dal mercato a colpi di emendamenti alla legge di bilancio del 2017, i risultati positivi erano tutt’altro che scontati. Il primo bus dell’azienda di Monaco di Baviera è partito nel luglio 2015 alle 9 del mattino da Milano a Venezia. I passeggeri a bordo erano 26. Compreso Andrea Incondi, country manager per l’Italia, che in occasione del terzo compleanno snocciola i dati del mercato italiano: «I bus di Flixbus collegano oggi oltre 300 città italiane, da Nord a Sud. E in tre anni abbiamo portato a bordo oltre 10 milioni di passeggeri». Tanto che l’Italia costituisce il secondo Paese in termini di fatturato per la casa madre tedesca.
L’ingresso di un modello di business innovativo in un mercato stantio come quello delle autolinee italiane non è stato semplice. Il funzionamento, replicato in tutti gli altri Paesi europei, è questo: Flixbus si occupa del marketing, della vendita dei biglietti e dei servizi al cliente, stringendo accordi con aziende affiliate, che ci mettono invece bus e autisti. A patto che i bus non siano più vecchi di tre anni, abbiano wi-fi gratis a bordo, prese per ricaricare smartphone e computer, un bagno e sedili larghi. Il tutto a prezzi iperconcorrenziali. Sulla tratta Roma-Milano si spendono anche meno 20 euro, quasi un quarto del prezzo più basso di un treno ad alta velocità. Le prime imprese locali ad aderire alla rete sono state le grandi aziende di trasporti del Nord, e poi via via i bus verdi sono comparsi anche al centro e al Sud, fino a collezionare quasi 70 aziende affiliate. Le più piccole mettono a disposizione due o tre bus, le più grandi anche dieci veicoli.
In tre anni, secondo i dati forniti da Flixbus, le compagnie locali che hanno aderito alla rete hanno assunto 1.500 persone. E l’intero sistema nazionale dei viaggi su gomma è stato costretto a svecchiarsi. «Prima», dice Incondi, «era difficile trovare il sito web di una compagnia con orari e prezzi. Non esistevano app o cose simili. L’arrivo di Flixbus ha costretto in un certo senso il settore ad adeguarsi: le aziende hanno cominciato ad avere il wifi a bordo, app per le prenotazioni e servizi di customer service».
Prima era difficile trovare il sito web di una compagnia con orari e prezzi. Non esistevano app o cose simili. L’arrivo di Flixbus ha costretto in un certo senso il settore ad adeguarsi: le aziende hanno cominciato ad avere il wifi a bordo, app per le prenotazioni e servizi di customer service
Forse è per questo che, l’anno scorso, con la legge di bilancio in fase di approvazione, i tentativi di escludere Flixbus dal mercato siano stati più di uno, a colpi di emendamenti notturni. Per ben due volte le modifiche sono passate, e per ben due volte il governo è intervenuto a cancellarle. «Siamo entrati nel mercato rispettando la normativa», dice Incondi, «abbiamo fatto tutto alla luce del sole. Chi non voleva innovarsi, ancorandosi al sistema tradizionale, ha cercato di fermarci. Per fortuna, il buon senso ha prevalso. Ma siamo stati i primi a dire che se vogliamo rimettere mano alla normativa non dobbiamo farlo di notte a colpi di emendamenti». Alla fine al ministero dei Trasporti è stato avviato un tavolo di lavoro per il riordino delle autolinee interregionali, con gli operatori del settore e le associazioni di categoria. Il tavolo andrà avanti anche con l’arrivo del nuovo governo, assicurano. E ora Incondi lancia un appello rivolto anche al ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio: «Cerchiamo di creare un manifesto per cui le realtà della smart economy possano avere successo in Italia, nel rispetto delle normative, con le giuste tutele dei lavoratori e la correttezza fiscale. Per crescere serve meno burocrazia, più apertura alle nuove idee e maggiore promozione di chi usa la tecnologia. Flixbus è una società che ha portato innovazione rispettando le regole».
E l’intero settore in questi tre anni è cresciuto, fornendo servizi aggiuntivi. I primi collegamenti sono stati quelli tra le grandi città. Poi i bus verdi hanno cominciato a coprire le tratte dimenticate dalla linea ferroviaria italiana, dalla Basilicata alla Puglia, fino all’Appennino centrale, tra Marche, Abruzzo, Toscana e Lazio. «Laddove prima si dovevano fare anche tre cambi di treno, oggi si sale su un bus e si arriva a destinazione», dice Incondi. All’appello della rete Flixbus mancano Sicilia e Sardegna. E per il momento la regione meno coperta è ancora la Calabria, dove il mercato dei trasporti su ruota è molto affollato.
Chi non voleva innovarsi, ancorandosi al sistema tradizionale, ha cercato di fermarci. Alla fine, per fortuna, il buon senso ha prevalso. Ma siamo stati i primi a dire che se vogliamo rimettere mano alla normativa non dobbiamo farlo di notte a colpi di emendamenti
«In tre anni, le persone che hanno viaggiato in Italia sono state di più rispetto al passato, raggiungendo anche nuovi target», spiega Incondi. La maggior parte dei viaggiatori Flixbus è composto da giovani tra i 18 e i 34 anni. Di cui per oltre il 50% donne, che nelle tratte notturne occupano fino al 70% dei posti. «Quello che sta accadendo ora è che cominciano a viaggiare con noi anche lavoratori, pendolari settimanali, famiglie e persone più anziane», dice Incondi. Non a caso, oltre alle vendite dei biglietti online, Flixbus ha stretto anche accordi offline con 6mila agenzie di viaggi affiliate, per raggiungere anche un pubblico più adulto. «Oltre a considerare i viaggi in treno o in aereo, ora si guarda anche all’alternativa con Flixbus», dice Incondi. Con ricadute anche sull’ambiente: «I nostri autobus sono verdi non solo perché ci piace il colore, ma perché siamo attenti alla sostenibilità: 48 persone su un bus sono 48 persone in meno su strada con la macchina privata, con un notevole risparmio di CO2».
Oltre allo sbarco negli Stati Uniti, per il prossimo anno Flixbus ha nel cassetto l’ampliamento delle tratte in Italia e l’uso dei primi bus elettrici sulla tratta Milano-Roma. Intanto, dopo l’introduzione dei primi FlixTrain in Germania, si studia per replicare l’intermodalità “bus più treno” anche nel nostro Paese.
Dopo la condanna da parte del Tribunale di Roma per l’impossibilità di accesso ai disabili sui bus, ora Flixbus dovrà mettere a disposizione anche mezzi più accessibili. E resta da affrontare anche il problema della puntualità, un pregio che spesso non appartiene ai pullman verdi. Tutt’altro. «Il traffico non possiamo evitarlo, così come gli incidenti o i lunghi controlli che ormai ci sono alle frontiere europee», dice Incondi. «Ma stiamo lavorando molto su questo, con comunicazioni in tempo reale via sms o via app». E per mitigare l’effetto ritardo, all’arrivo si promettono anche «sconti e snack».