“Israele ci ruba le nuvole”: così l’Iran in preda alla siccità dà la colpa al nemico

Senza timore del ridicolo, ufficiali e generali di Teheran sostengono che l’assenza di nuvole e neve nel Paese sia dovuta a qualche astuzia del perfido nemico. Ma vengono smentiti subito

“Un cambiamento climatico sospetto”. Questa è l’opinione del generale di brigata iraniano Gholam Reza Jalali, a comando della “difesa passiva” del suo Paese. “È come se le nuvole che entrano nel cielo iraniano non possono rilasciare acqua”, ha dichiarato a un incontro pubblico sulle strategie di difesa nazionali. Un fatto così strano che non può essere casuale. Anzi: “È il segno di un’ingerenza straniera: lo dimostrano alcuni studi scientifici”. E in Iran dire ingerenza straniera è un altro modo per dire ingerenza isreaeliana. “Stiamo assistendo al furto di nuvole e neve”.

Ma come è possibile rubare le nuvole? “Possibilissimo. Lo dimostra uno studio di quattro anni” – che non viene mostrato ma secondo il quale, assicura l’ufficiale, “tutte le zone di montagne soopra i 2.200 tra l’Afghanistan e il Mediterraneo sono coperte di neve. Tutte, tranne l’Iran. È un caso?

“Certo che no”, rispondere Ahad Vazife, direttore del centro meteorologico nazionale iraniano. Il problema è che “sulla base delle conoscenze della meteorologia non è possibile che un Paese rubi le nuvole o la neve a un altro Paese”. Non lo può fare e, continua il ragionamento “se fosse così, gli Stati Uniti non avrebbero fatto altro che rubare le nuvole agli altri Paesi”. Non lusinghiero per Washington ma senza dubbio convincente.

E allora “la causa è una siccità prolungata” che non riguarda “solo l’Iran, ma tutto il mondo”. Insomma, è facile dare la colpa al (neanche tanto) vicino, ma la verità è che il problema è più complesso e riguarda anche le politiche di gestione dell’acqua del governo. “Sollevare questi attacchi non solo non risolve i nostri problemi, ci allontana proprio dalla soluzione”. E poi fa anche fare la figura internazionale dei babbei.

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