Non è l’agricoltura che ha generato il pane, ma è il pane che ha spinto gli esseri umani a dedicarsi all’agricoltura. Almeno è quello che, con ogni probabilità, deve essere accaduto circa 15mila anni fa nella zona occupata dai Natufi, più o meno coincidente con la Giordania di oggi. Lo dimostrerebbe il ritrovamento di un antico pezzo di pane di 14.400 anni, rinvenuto vicino a un caminetto preistorico.
Il panino, che poi sarebbe una pita multicereale (di quelle di moda oggi, visto che niente è più nuovo dell’antico), sarebbe uno dei primi esperimenti compiuti con i cereali selvatici dell’area. Orzo, avena e piccolo farro (il primo cereale “addomesticato” dall’essere umano circa 8mila anni fa) sarebbero gli ingredienti di questa sorta di piada cotta sul fuoco, secondo quanto pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences. La cosa notevole però, è la sua età: la pita precede di 4mila anni l’invenzione dell’agricoltura, o meglio della società fondata sull’agricoltura. E ribalta l’idea, finora maggioritaria, che coltivazione e cottura del pane fossero state più o meno contemporanee.
Non è così. Anzi. Come spiega Dorian Fuller, uno degli autori della scoperta, “fare il pane implica una serie di attività piuttosto complesse: sgusciare il grano, macinarlo, impastarlo e poi cuocerlo”. Difficile che il procedimento sia nato in modo contestuale alla produzione del cereale. Più semplice immaginare, invece, che sia stato proprio il bisogno di avere una fornitura costante ogni anno a spingere per creare sistemi di controllo della natura.
Resta da capire, allora, come mai quell’antica pagnotta sia stata scartata e abbandonata. Secondo una ricercatrice, è più o meno paragonabile alle briciole che si trovano in fondo al tostapane. Bruciata, forse, e quindi lasciata vicino al fuoco. Nessuno in quel momento avrebbe mai immaginato che, di lì a 15mila anni, sarebbe diventata importantissima.