Comprare casa è uno dei momenti più significativi nella vita di un giovane: sinonimo della tanto agognata stabilità e passo propedeutico al “metter su famiglia” (ma fosse anche solo per avere la libertà di far festa con gli amici senza lo spettro del padrone di casa dietro l’angolo), il rogito rimane per tanti un obiettivo molto ambito. Che però non arriva senza sacrificio: solo chi ci è passato può raccontare quanta pazienza e attesa servono non solo per trovare la casa giusta, ma anche per ottenere i requisiti necessari, sia in termini economici che di sicurezza professionale, prima di arrivare, finalmente, all’acquisto.
Sebbene per acquistare casa e sottoscrivere un mutuo sia sufficiente la maggiore età, infatti, i giovani d’oggi difficilmente riescono ad approdare anche solo all’ipotesi dell’acquisto di una casa prima dei trent’anni. Complici la crisi e il deteriorarsi dei patrimoni familiari, le trasformazioni del mondo del lavoro e il miraggio del posto fisso, la questione della solidità finanziaria delle generazioni più giovani in Italia è ormai diventata un problema strutturale.
Ecco allora che si cerca di ricorrere il più possibile a delle forme di incentivo pubblico per alleggerire almeno in parte questo peso e giungere al rogito senza dover fare carte false. Peccato, però, che le iniziative a cui si può avere accesso per l’acquisto della propria prima casa si contino sulle dita di una mano.
A livello statale, l’agevolazione più diffusa è il Fondo di garanzia mutuo prima casa (prima chiamato semplicemente Fondo casa), un fondo di solidarietà che offre una garanzia sul mutuo per il 50% del suo valore. Destinato a categorie di richiedenti specifiche (come giovani coppie con meno di 35 anni e famiglie monogenitoriali), pur presentando delle ovvie limitazioni – non vale per l’acquisto di immobili di lusso, ad esempio – rappresenta una copertura non solo per il mutuatario, ma anche per la banca stessa. Attenzione però: «La garanzia non significa che otterrò un mutuo più facilmente o per un importo maggiore», spiega a Linkiesta Roberto Anedda, direttore marketing di Mutuionline, sito di comparazione mutui. «Semplicemente interviene nel momento in cui il mutuatario non riesce a pagare le rate del suo finanziamento, garantendo di coprirne il valore per metà. Il che consente di concedere mutui anche in casi in cui non sarebbe altrimenti possibile».
A livello statale, l’agevolazione più diffusa è il Fondo di garanzia mutuo prima casa, un fondo di solidarietà che offre una garanzia sul mutuo per il 50% del suo valore
Si tratta comunque di forme di agevolazione che si riferiscono a importi contenuti: se l’importo medio di un mutuo oggi è sui 130mila euro, difficilmente si potrà ottenere una copertura per una cifra del genere con il Fondo di garanzia. In più, le banche non sono obbligate a concedere mutui collegati a queste agevolazioni: una volta presentata la richiesta ci si deve comunque sottoporre all’esame dell’istituto finanziario, che valuterà l’affidabilità del cliente sulla base della sua posizione lavorativa e reddituale. Bisogna anche ricordare che si tratta di fondi che hanno un plafond limitato, per cui la richiesta di adesione potrebbe non trovare un riscontro, se il fondo dovesse rivelarsi già esaurito.
L’aspetto positivo, comunque, è che «non si è obbligati ad accendere il mutuo nel momento in cui si sottoscrive la concessione dell’agevolazione», spiega Anedda. «Si può chiedere un’adesione e ottenere una disponibilità, valutando poi come è meglio muoversi sulla base di quella sicurezza».
Di fatto, le agevolazioni pubbliche si fermano qui, a meno di andare a cercare bandi a livello locale, provinciale o regionale, di volta in volta diversi per condizioni, destinatari e tempistiche. Un’alternativa all’acquisto è poi l’affitto con riscatto, che dà la possibilità di trasformare i canoni di locazione versati in rate per l’acquisto. Potrebbe però non essere una soluzione meno problematica: come in tutti gli altri casi, per capire se si sta facendo un buon affare bisogna informarsi bene sui tassi e i vincoli proposti.
Un’alternativa all’acquisto è poi l’affitto con riscatto, che dà la possibilità di trasformare i canoni di locazione versati in rate per l’acquisto
Da parte delle banche, poi, le uniche agevolazioni rispetto a prodotti destinati ai giovani riguardano condizioni semplificate, come ad esempio la possibilità di accedere a finanziamenti che coprono oltre l’80% dell’immobile (mentre in condizioni normali ci si fermerebbe a quella percentuale). Anche in questo caso bisogna però «stare sempre attenti al tasso di interesse previsto, verificando che le condizioni non siano più onerose rispetto al normale, dato che queste operazioni comportano un rischio maggiore per la banca» specifica l’esperto.
Certo è che «servirebbero politiche di edilizia agevolata diverse», ammette Anedda. Sia nel caso del mutuo che in quello dell’affitto «dovrebbe essere prevista la possibilità di una detrazione fiscale molto maggiore: l’unica per ora è sugli interessi del mutuo, mentre sull’affitto ci si scorda di poter detrarre qualunque cosa». E se la cedolare secca, che azzera alcune imposte come quella di bollo e di registro, qualcosa può fare, si tratta in fondo di spiccioli, cifre che non cambiano la vita del giovane. «Purtroppo in uno Stato che ha bisogno di ogni centesimo di tasse, ogni volta che si pensa ad una detrazione si apre un buco da un’altra parte», spiega Anedda.
Che l’Italia non avesse grandi risorse finanziarie per fare un salto di qualità, insomma, non era una novità. Bisognerà aspettare la prima legge di bilancio del nuovo governo per vedere che direzione prenderanno le politiche sociali. Stando alle misure degli ultimi anni, però, secondo l’esperto il panorama non è dei più confortanti: «dove si parla di mercati e di esigenze di decine di miliardi, gli stanziamenti sono sempre nell’ordine di appena qualche milione». Pensavate ancora di potervi stupire?