C’è un capitolo nuovo nella storia della Terra: quello in cui viviamo. Dopo una serie di discussioni tra geologi (che, a dire il vero, non sono per niente sopite), la Commissione Internazionale per la Stratigrafia ha dichiarato che l’epoca attuale, cominciata 4.200 anni fa, è da identificarsi come “Meghalayana”. È cominciata con una gigantesca siccità durata 200 anni che ha portato enormi cambiamenti in tutte le maggiori civiltà del mondo: Egitto, Grecia, Siria, Palestina, Mesopotamia, la valle dell’Indo e quella del fiume Azzurro in Cina.
Nonostante le discussioni tra gli esperti, la mappa delle età della Terra sarà modificata. Fino ad adesso gli scienziati avevano differenziato le varie epoche vissute dal pianeta nei suoi 4,6 miliardi di anni di esistenza basandosi su eventi geologici e climatici fondamentali: la separazione dei continenti, i cambiamenti del clima e, da un certo stadio in poi, anche la comparsa di piante e di animali.
Oggi siamo nell’epoca dell’Olocene, cominciata 11.700 anni fa al termine dell’ultima glaciazione. A sua volta, anche l’Olocene sarà suddiviso in tre parti: la prima, ha deciso la Commissione, è l’epoca Greenlandiana (o Groenlandiana), che segna l’uscita dalla glaciazione. Segue un’epoca di mezzo, che sarà definita Northgrippiana, che comincia 8.300 anni fa ed è segnata da un raffreddamento improvviso, dovuto ai ghiacciai canadesi in via di scioglimento, che hanno causato dei cambiamenti nelle correnti marine. E infine c’è la nostra, la Meghalayana, contraddistinta da una siccità che ha avuto un impatto sulla civiltà umana.
Visto che stabilire una nuova era geologica servono delle tracce fisiche, gli scienziati le hanno individuate nelle modifiche riscontrate negli isotopi dell’ossigeno in alcuni strati di stalagmite nella cava di Mawmluh, nello stato di Meghalaya, in India (da cui il nome). Sarebbero la dimostrazione che i monsoni, in quell’epoca si erano molto indeboliti, provocando appunto una lunga siccità.
Ma ci sono discussioni. Alcuni scienziati, come si fa notare qui, contestano il processo di decisione. “Il dibattito era ancora aperto”, dicono. E poi c’è la questione dell’Antropocene: cioè l’idea di individuare un periodo geologico caratterizzato dagli impatti provocati dall’attività umana sul clima. Scegliere un altro periodo, allora, è una manovra politica? Forse l’ennesima conseguenza dell’elezione di Donald Trump?
Ma no, si premurano di rassicurare dalla commissione, “Non ci sono contraddizioni di nessun tipo tra le due cose”. Solo, si fa notare, l’Antropocene si baserebbe soltato sulle tracce delle conseguenze delle azioni umane, mentre queste altre periodizzazioni poggiano su dati climatici e geologici naturali. Altra cosa.