I migliori rimedi per il mal di mare, spiegati dal figlio di Cousteau

Non tutti hanno la fortuna di cavalcare le onde dell’Oceano da quando sono piccoli. Se si è troppo terricoli, prima di salire su una barca è meglio prendere alcune precauzioni

Il mal di mare è una brutta bestia: ti prende quando meno lo aspetti e ti rovina la vacanza (o almeno la gita in barca in mezzo alle isole). In realtà, come spiega Jean-Michel Cousteau, figlio del più celebre Jacques Cousteau (ma non per questo meno esperto del padre in fatto di ambiente e navigazione) è solo una ennesima manifestazione della nausea da movimento. C’è chi ne soffre anche in automobile, soprattutto nelle strade meno diritte, o in aereo.

Come si spiega qui, la causa fisiologica è piuttosto semplice: si tratta di un errore di comunicazione dei sensi nell’organismo. Le capacità di amministrare l’equilibrio interne all’orecchio non riescono a sintonizzarsi con il movimento dell’oceano e con la linea della vista sempre statica. Insomma, sente il movimento ma non lo riesce a decodificare. Questo dà origine a nausea, capogiri, stordinemento con esiti piuttosto pericolosi. La soluzione a questo male? “Bilanciare il proprio orecchio interno”, spiega Cousteau. Semplice a dirsi ma non a farsi: ci vuole pratica, insomma, molta pratica. Il corpo si adatterà.

Evitare le onde alte. E soprattutto evitare i marosi e le condizioni di mare agitato. Maggiore è il movimento della barca, minore sarà il grado di adattamento. In questi casi è meglio stare vicino al mare e osservarne le onde. “Le grandi navi con tremila passeggeri? Ti scollegano dall’Oceano”. E questo, a prescindere dallo stato di malessere, per un Cousteau è sempre un male. Stare vicino all’acqua fa sempre bene, anche perché aiuta a distrarsi dal fastidio e, col tempo, lo fa passare.

E tutte le medicine in commercio? A volte vanno bene, a volte no. Meglio non esagerare con le dosi, in generale, anche perché alcune di queste, pur bloccando le manifestazioni più intense, non guariscono dal senso di sonnolenza e malessere che rovinerà comunque il tragitto. Tutto questo – ricorda Cousteau figlio – implica, a prescindere, che non si assumano né droghe né alcolici. Se si è soggetti al mal di mare possono solo peggiorare la situazione.

Se, infine, la situazione è disperata, è meglio stare in superficie (“Questi dolori, in una cabina o, peggio, ancora, dentro la nave, sono ancora più fastidiosi: sembra di stare in una prigione”) e se si ha la possibilità, buttarsi in acqua. Sì, in mezzo al mare ondoso. Secondo Cousteau, la miglior cura di tutte.

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