Il clima sta cambiando, il livello del mare minaccia di salire sempre di più, i metri di costa vengono mangiati e gli esseri umani si preoccupano. Alcuni cercano anche qualche rimedio: se è ormai considerato impossibile opporsi alle modificazioni del clima, pensano, ci si potrà almeno far trovare preparati. Entro il 2100 si stima che almeno 1,5 milioni di ettari di terra saranno già sotto il livello delle acque.
La cosa migliore, suggeriscono gli scienziati della Nagoya University, è occuparsi delle piante. “Se animali e insetti si sposteranno di fronte all’avanzata delle acque, alberi e arbusti non potranno farlo”. Pochissime sono “in grado di resistere sott’acqua, soprattutto quando si tratta di acqua salata”. La soluzione, suggeriscono, è da cercare nel “riso subacqueo”, una varietà particolare che si è sviluppata da una mutazione genetica. La sua caratteristica è di resistere anche mezzo metro sott’acqua, anche per periodi lunghi. È il cosiddetto “riso delle inondazioni”.
In Bangladesh ha conosciuto una grande diffusione negli anni ’60 e ’80, diventando una risorsa fondamentale per il sostentamento della popolazione anche durante le alluvioni. Adesso, visto che il futuro è tetro, la cosa migliore sarebbe studiarne il genoma, manipolarlo e potenziare la sua resistenza all’acqua, anche di qualche metro in più. E, se possibile, estendere questa caratteristica anche ad altri cereali, perché non di solo riso vive l’uomo.
Dal canto loro, anche gli scienziati cinesi da tempo cercano di modificare il riso per renderlo resistente all’acqua salata e allargare le piantagioni subacquee. Al momento il tentativo di maggior successo è quello di Youan Longping, che è riuscito a sviluppare una pianta in grado di resistere all’acqua marina. Per ora rimane ad altezze molto basse, ma il futuro porterà (e imporrà) ulteriori sviluppi. Altrimenti non ci sarà da mangiare per tutti.