È selvaggia, è torrida, è sensuale. E soprattutto, è lentissima. L’estate, a parte toni celebrativi dannunziani, è il periodo meno indicato per il lavoro. Colpa dell’abitudine, acquisita fin da piccoli, ai ritmi della scuola, in cui si lavora da settembre a giugno? Proprio no. Colpa, come era semplice immaginare, dell’estate stessa.
Ormai ogni convinzione/sensazione, per essere creduta, deve essere certificata da qualche studio scientifico. E adesso ce n’è anche uno che spiega, dati alla mano, che quando fa più caldo si è più lenti e meno reattivi. Ma va. Questa ricerca, pubblicata qui, mostra come i risultati di alcuni test fatti da studenti in ambienti climatizzati fossero migliori di quelli ottenuti da altri studenti che, invece, rispondevano da ambienti senza aria condizionata. È una scoperta? In un certo senso sì.
Le risposte degli studenti che potevano contare sull’aria condizionata erano in generale più esatte e, soprattutto, più veloci. I test, condotti con strumenti automatici e telefonini, permettevano di misurare anche il tempo di risposta. Quelli più accaldati impiegavano il 10% di tempo in più per rispondere, e le sbagliavano anche. Conclusione: il caldo rende più lenti e un po’ più stupidi.
La scoperta, che poi tanto scoperta non è, risulta interessante perché configura lo scenario di un mondo che si avvia verso un riscaldamento globale sempre più intenso: fatto da gente bloccata e incapace di ragionare. A meno che non sia al fresco, in una stanza climatizzata. Ma consumando tantissima energia.