Nel cuore d’Italia, a pochi chilometri dalla Capitale, c’è una situazione potenzialmente devastante. A riportare l’attenzione sullo Stato delle Autostrade A24 e A25, le due arterie che collegano la costa tirrenica a quella adriatica nel mezzo del Bel Paese, è stata la tragedia di Genova, con il crollo del ponte Morandi. In attesa che la magistratura porti a termine le proprie indagini, il governo giallo-verde, per bocca dei suoi esponenti più di rilievo, da Matteo Salvini a Luigi Di Maio e al ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli, ha già individuato il colpevole da offrire alla rabbia della pubblica piazza: la concessionaria Autostrade, responsabile, a detta di Lega e Cinque Stelle, di non aver svolto i necessari lavori di manutenzione sul ponte crollato.
Quanto accaduto alle porte del capoluogo ligure ha acceso i riflettori sulle altre strutture a rischio, da nord a sud della Penisola. Tra queste, un discorso a parte merita la questione relativa alle autostrade che, partendo dal Lazio, attraversano tutto l’Abruzzo. Trecentocinquanta chilometri di ponti, piloni, viadotti e gallerie che vanno su e giù in un territorio che non può essere considerato come tutti gli altri, dato che, dal 2009 a oggi, tra L’Aquila, Teramo, Chieti e Pescara si sono susseguiti migliaia di eventi sismici, che hanno cambiato la morfologia del territorio. La storia non è nota alle cronache mainstream, proprio per questo merita di essere raccontata. E’ una storia fatta di soldi e burocrazia, di politica e di affari.
Da sei anni la A24 e la collegata A25 attendono che vengano ultimati i lavori di messa in sicurezza che riguardano ponti, viadotti, gallerie, tratti stradali di centinaia di chilometri. Un’attesa che più passa il tempo più si sta rivelando vana
È il 6 aprile 2009, ore 3.32. Una scossa devastante colpisce la città dell’Aquila con conseguenze drammatiche per tutto l’Abruzzo. Il numero definitivo di vittime è 309, oltre 1.600 feriti, più di 10 miliardi di euro di danni stimati. Tra le infrastrutture da rimettere in sicurezza ci sono le due arterie autostradali che tagliano il cuore del centro Italia. Se si vuole andare da Roma a Pescara, e poi verso le Marche a Nord o la Puglia a Sud, bisogna passare da lì.
È la cosiddetta “Strada dei Parchi”, da cui prende il nome anche la S.p.a. che ne detiene la gestione in concessione e che fa capo al gruppo Toto Holding, azienda attiva nei settori delle costruzioni stradali e di grandi opere, delle energie rinnovabili, dei trasporti e del leasing aeronautico. Da sei anni la A24 e la collegata A25 attendono che vengano ultimati i lavori di messa in sicurezza che riguardano ponti, viadotti, gallerie, tratti stradali di centinaia di chilometri. Un’attesa che più passa il tempo più si sta rivelando vana.
Nella finanziaria del 2012 (governo Monti) si stabilì che il concessionario dovesse elaborare e finanziare un progetto di definitiva messa in sicurezza della rete autostradale abruzzese, proprio in conseguenza del tragico terremoto dell’Aquila. L’arteria che collega Roma alla costa adriatica venne considerata strategica per la Protezione Civile dato che, di fatto, taglia in due l’Italia. In cambio del finanziamento dell’opera, a Strada dei Parchi S.p.a. veniva garantito un rinnovo della concessione più lungo di quello previsto attualmente per rientrare con le spese.
Ebbene, da sei anni ad oggi, sono stati presentati due progetti articolati: uno da 7 miliardi, che prevedeva la cancellazione di ponti e viadotti e la creazione di un tracciato articolato prevalentemente su gallerie, e uno da 3 miliardi, che invece prevede la definitiva messa in sicurezza globale dell’esistente. Dopo anni di polemiche e trattative infruttuose, Delrio ha stabilito che doveva essere privilegiata la seconda ipotesi. Ad ora, però, il progetto è ancora al palo, in attesa di autorizzazione. E così, la necessità di interventi di manutenzione straordinaria è continuata a crescere. Un vicenda gattopardesca, per usare un eufemismo.
Gli accordi tra la concessionaria e lo Stato prevedono che i lavori di manutenzione ordinaria vengano svolti a spese della prima, al contrario di quelli di manutenzione straordinaria che vanno in carico al pubblico. Col passare degli anni e la minaccia di nuove scosse sempre più attuale, l’intervento di manutenzione ha assunto il carattere della massima urgenza. Nella scorsa legislatura, con il decreto Mezzogiorno vengono stanziati 250 milioni di euro. Sono risorse che però provengono dal fondo di coesione, con cui l’Unione Europea fornisce finanziamenti per la realizzazione di progetti nel settore dell’ambiente e delle reti transeuropee.
Questi soldi sono destinati al completamento dei lavori di messa in sicurezza urgente. Il problema è che i 250 milioni sono stati stanziati ma non ancora assegnati e saranno disponibili solo a partire dal 2021 con rate annuali da 50 milioni di euro. Per questo Strada dei Parchi S.p.a. ha chiesto l’intervento di Cassa Depositi e Prestiti per ottenere – come già accordato per tante operazioni analoghe, fanno notare dall’azienda – un’anticipazione per dare continuità ai cantieri. Ma la richiesta, finora, è stata inutile, così come le pressioni esercitate prima sul ministro Delrio e poi sul suo successore Toninelli. Ora i lavori sono fermi.
La questione – ci spiega proprio la Pezzopane, deputata del Pd – non può più essere rinviata. Servono interventi urgentissimi ma al momento non abbiamo ricevuto alcuna risposta
Gli interrogativi sono ancora tutti aperti. Perché, se lo Stato trova i soldi, una sua emanazione diretta, Cassa Depositi e Prestiti che è interamente controllata dal Tesoro, non è in grado di fare, in una situazione di tale emergenza, ciò che ha fatto per altre cause anche meno urgenti? Perché gli emendamenti al decreto fiscale presentati nella scorsa legislatura da Paola Pelino (Forza Italia) e Stefania Pezzopane (Partito Democratico) che chiedevano di dare continuità ai lavori per la messa in sicurezza autostradale sono caduti nel vuoto? Eppure riprendevano una proposta sensata: sospendere il pagamento delle rate Anas (sospendere, non cancellare) che Strada dei Parchi S.p.a. versa annualmente come prezzo della concessione, al fine di consentire al gruppo di utilizzare quelle risorse per ultimare i lavori urgenti. “La questione – ci spiega proprio la Pezzopane, deputata del Pd – non può più essere rinviata. Servono interventi urgentissimi ma al momento non abbiamo ricevuto alcuna risposta. Stiamo parlando di ponti e viadotti costruiti in calcestruzzo (come il ponte Morandi di Genova, ndr) in cui, all’usura del tempo è andata sommandosi l’instabilità provocata dal terremoto. Faremo un’azione forte sulla questione in sede di discussione di Legge di Bilancio”.
Le fa eco Gianfranco Rotondi, eletto proprio in Abruzzo nelle liste di Forza Italia: “Il nostro dovere di rappresentanti delle istituzioni, davanti a una catastrofe come quella di Genova, è sollecitare chi di dovere per evitare, nei prossimi mesi, di essere costretti a registrare degli altri eventi analoghi nel resto d’Italia. In questo senso, relativamente alla A24 e A25, chiediamo un intervento dell’esecutivo per velocizzare i tempi”. Solo il Mit o il Mef possono sbloccare la situazione.
Giuseppe Bellachioma, uomo simbolo della Lega a livello regionale, è convinto che la situazione verrà affrontata con la massima urgenza. “Dopo quel che è accaduto a Genova, molti cittadini mi stanno segnalando situazioni critiche lungo il percorso autostradale. E’ ora che, come ha detto il nostro segretario federale Matteo Salvini, tutti si attivino. E’ assurdo constatare come in Italia le cose si debbano fare solo dopo che capitano delle tragedie, ma sono sicuro che la questione verrà affrontata”. Molto più abbottonato il senatore del M5s Primo Di Nicola, ex direttore del quotidiano Il Centro: “E’ il momento del dolore per ciò che è successo a Genova, ci sarà tempo e modo per riflettere sulla situazione dell’intera rete autostradale italiana, compreso l’Abruzzo”. Peccato che di tempo l’Abruzzo non ne abbia più, dato che anche l’ipotesi, circolata negli ultimi giorni, che sia la Regione ad anticipare i fondi per la manutenzione straordinaria, sembra priva di fondamento. Se non altro perché il governatore Luciano D’Alfonso, eletto in Senato con il Pd, si è appena dimesso e si andrà a elezioni non prima della fine dell’anno.
Ecco la storia, assurda, delle autostrade abruzzesi. Lo specchio di un’Italia ferma, immobilizzata. Impossibile non registrare, con frustrazione e sconforto, che nulla sembra scalfire le sabbie mobili in cui questo Paese ha deciso di immergersi.