Risuonare d’immenso: ascolta anche tu la musica del corno alpino svizzero

Come ogni anno, circa 120 musicisti si sono dati battaglia per conquistare il titolo di miglior suonatore delle Alpi. Uno strumento usato per richiamare le mucche, avvertire i vicini e dominare le valli

Sembrano pipe lunghissime, ma il loro suono gentile riesce a far vibrare una valle intera. Lo si è visto all’annuale festival del corno alpino, alla sua 17esima edizione, tenuto alle pendici del monte Tracouet, a Nendaz, nel Canton Vallese. Come è ovvio, in Svizzera.

Circa 200 persone si sono radunate, vestite di tutto punto con il costume tradizionale d’ordinanza, per sfidarsi in una gara di tre giorni per stabilire chi fosse il suonatore di corni più bravo. Anzi, il migliore di tutti i cantoni. Va detto che non tutti erano svizzeri: alla gara hanno partecipato anche tedeschi, francesi e perfino un giapponese.

La giuria, nascosta dietro a una tenda per valutare in modo equanime il candidato, doveva giudicare diversi aspetti dell’esecuzione: la qualità del suono, la tecnica della respirazione, l’intonazione, il ritmo e l’articolazione della melodia. Non è semplice.

Lo strumento, attestato fin dal XVI secolo (ma c’è da presumere che sia più antico) è uno dei simboli più famosi della Svizzera. Lungo tre metri (ma smontabile, altrimenti sarebbe impossibile da trasportare), fatto in legno di abete, nasce come richiamo per le mucche disperse lungo le vallate del Paese e proprio per questo motivo viene sentito risuonare vicino al tramonto. Ma nel tempo si evolve anche come strumento di comunicazione da una valle all’altra: sia per dare notizie che per annunciare eventuali pericoli. Ha un raggio di 10 chilometri.

È uno degli strumenti più amati dagli svizzeri. Addirittura, raccontava il filosofo francese Jean Jacques Rousseau, “il suono era così loro caro che suonarlo in mezzo ai soldati era proibito e chi lo faceva rischiava la morte. Perché al solo udirlo i soldati svizzeri scoppiavano in lacrime, o disertavano o addirittura morivano”. Forse esagera. Ma di sicuro rende l’idea.

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