Salvini, hai vinto tu: in Europa coi migranti sono tutti come te

Una nave della capitaneria di porto ha raccolto 170 persone e fa rotta verso l'Italia senza (pare) avvisare il ministero. Inizia di nuovo, così, l'ennesimo inutile braccio di ferro sulla pelle di pochi migranti, in cui l'Europa demolisce i valori di cui dovrebbe essere portatrice

Alberto PIZZOLI / AFP

Per il ministro dell’interno avrebbe dovuto essere la notizia positiva utile ad allietare il dramma di Genova: «In una giornata così triste, una notizia positiva – aveva twittato Salvini -. La nave Ong AQUARIUS andrà a Malta e gli immigrati a bordo verranno distribuiti fra Spagna, Francia, Lussemburgo, Portogallo e Germania. Come promesso, non in Italia, abbiamo già fatto abbastanza. Dalle parole ai fatti!». Sotto all’annuncio, come al solito, un profluvio di commenti complimentosi per il ministro di ferro: risparmiare qualche decina di immigrati, evidentemente, avrebbe dovuto lenire il dolore di un Paese che si stringeva introno allo sgomento per il crollo del ponte Morandi. Chissà come ne saranno stati sollevati i genovesi sapendo che una barca di disperati nel frattempo era stata respinta in mezzo al Mediterraneo, in effetti.

Accade però che i fatti che dal ministero dell’interno vengono sventolati in questa irriducibile propaganda agostana poi non seguano gli annunci e così, poche ore dopo, si viene a sapere che l’Italia si farà carico di una ventina di migranti raccolti dall’Aquarius. Salvini è smentito, la notizia positiva si sbriciola e si coglie dagli ambienti vicini al governo una certa stanchezza per il chiodo fisso di un ministro che ancora crede di poter sfamare i suoi seguaci a suon di anatemi contro l’immigrazione come se non esistessero altri (e più urgenti) problemi che affliggono il Paese.

Peggio di Salvini però riesce a fare l’Europa: una nave della capitaneria di porto italiana oggi ha raccolto altre 170 persone in difficoltà in acque maltesi e ha indirizzato la sua rotta verso l’Italia, sembra senza nessuna comunicazione al ministero. Il balletto ricomincia. Preparatevi nelle prossime ore all’ennesimo braccio di ferro su qualche decina di persone da sparpagliare in giro secondo la logica di chi grida più forte, di chi si indigna di più, di chi mostra più ferocemente i denti. E così, in pieno agosto, il salvinismo diventa metodo europeo: la gara al ribasso verso le sprofondità della dignità e dell’umanità sembra avere contagiato un po’ tutti, la prossima rissa tra bulli sulla pelle dei migranti imperverserà nei comunicati in tutte le lingue, si verserà bile, si ingigantirà il mostro e si rimpalleranno le responsabilità.

I trattati firmati e le convenzioni non praticate sono la fotografia di un’Europa che sembra avere perso la bussola nell’obbligo morale di soccorrere gli ultimi proprio perché ultimi, indipendentemente da ciò che sono o da dove provengano. Ci vorrebbe qualcuno che avesse il coraggio di dire che il problema dell’immigrazione non è un tema di compassione o bontà: non accolgo un migrante perché voglio essere buono e non lo respingo per mostrarmi cattivo ma difendo i diritti delle convenzioni internazionali

Ma non sono i casi particolari che interessano, no, quanto piuttosto quest’aria greve di un’Europa che nemmeno troppo lentamente è scivolata nel fango e demolisce ogni giorno i valori di cui avrebbe dovuto essere portatrice. La questione è molto più larga della semplice accoglienza e ha a che vedere con i trattati che stanno alla base della cosiddetta superiorità dell’Occidente e invece oggi sono carta straccia da buttare al macero del cattivismo per la paura di perdere voti. I trattati firmati e le convenzioni non praticate sono la fotografia di un’Europa che sembra avere perso la bussola nell’obbligo morale di soccorrere gli ultimi proprio perché ultimi, indipendentemente da ciò che sono o da dove provengano. Ci vorrebbe qualcuno che avesse il coraggio di dire che il problema dell’immigrazione non è un tema di compassione o bontà: non accolgo un migrante perché voglio essere buono e non lo respingo per mostrarmi cattivo ma difendo i diritti delle convenzioni internazionali.

L’Europa è l’Europa (e mantiene la sua promessa fondativa) nel momento in cui non incorre nell’errore di applicare i diritti solo a determinati gruppi ma li pratica in modo universale come scrive nelle carte su cui si poggia. Non c’è differenza tra cattolici e islamici, mercanti o pescatori, principi o plebei. I diritti sono scritti per l’uomo in quanto uomo e su questo fin dal ‘700 l’Occidente tutto ha rivendicato la propria superiorità. Ci vorrebbe qualcuno che dicesse all’Europa (mica solo a Salvini e ai ministri prima di lui) che non è nella nostra storia chiedere a qualcuno “da dove vieni?” o “cosa sai fare?” prima di ritenerlo degno di aiuto. Se rinunciamo a tutto questo allora non siamo più quello che diciamo di essere, non assolviamo più alla nostra funzione di presidio di democrazia e civiltà nel terzo millennio. Siamo altro, giochiamo al gioco sporco dei piazzisti del consenso, scendiamo negli inferi di qualcosa che non è più la politica secondo le regole che ci eravamo dati. Con l’ulteriore colpa di non avere nemmeno il coraggio di riconoscerlo. C’è qualcosa di peggio del salvinismo di cui molti si dicono inorriditi: il vento marcio che ha dimenticato i fondamentali attraversa un pezzo di mondo. Il nostro pezzo di mondo. E in questo gioco storto non può che vincere il peggiore.