Quanto ci si mette per dire addio? Un secondo o chissà quanti anni, dipende se di mezzo ci sono i concerti di vecchie star in cerca di nuovi guadagni. È così che i “farewell tour” sono diventati peggio dei melodrammi d’amore, in cui ci si lascia per poi riprendersi, per poi lasciarsi ancora. Se il tira e molla non è mai stata l’ambizione sentimentale di nessuno, nel mondo della musica il gioco funziona alla grandissima. Riassumendo i fatti, circa in questo modo. Musicista “x” arriva a tot anni di carriera, l’apice della propria espressione artistica è stato raggiunto decenni prima e i grandi successi sono ormai alle spalle: è proprio giunta l’ora di vivere di rendita e puntare il beccuccio dell’aspirapolvere nelle tasche dei fan. Poveri, ingenui, fan. Sarebbe troppo onesto continuare a fare tour senza lanciare ultimatum, perché si sa, l’ultima possibilità costa sempre più cara. E se quelli disposti a pagare per fare uscire le mummie dal sarcofago sono in tanti, perché non approfittarne? Da Ozzy Osbourne a Elton John, da Cher ai Pooh: tutti (o quasi) hanno fatto diventare l’addio un format d’incassi.
Partiamo proprio da Ozzy, che di farewell tour ne ha già fatti parecchi. Didascalico è anche il nome del suo tour d’addio in corso: “No More Tours II”, e con questo siamo al secondo “mai più” dato che il primo “No More Tours” risale al 1992. Per non parlare dei suoi Black Sabbath, che nel 2011 hanno deciso di sfruttare il marketing della nostalgia per un doppio giro sulla giostra degli incassi stratosferici: prima con la reunion e poi, ovviamente, con un nuovo addio. Ozzy sempreverde, come i soldi che continua a intascarsi cantando “Crazy Train” e “Paranoid” tra un sonnellino e l’altro. Di un’altra scuola è Elton John, che ha truccato il suo addio con una tecnica differente, quella del “facciamolo un’ultima volta, per tre anni”. Il baronetto è uno di quelli che la fa corta, infatti il suo addio durerà solamente il tempo di oltre 300 concerti in tutto il mondo. In pratica il commiato arriverà (forse) nel 2021, ma siamo nel 2018 e già stiamo iniziando a salutare. Ad infiocchettare il tutto è il nome dato a quest’ultimo tour: “Farewell Yellow Brick Road”, eco nostalgico dei bei tempi dell’album “Goodbye Yellow Brick Road”. I fan sono già in lacrime sulle note di “Candle in the wind”, mentre Sir Elton conta le banconote per addormentarsi.
Di un’altra scuola è Elton John, che ha truccato il suo addio con una tecnica differente, quella del “facciamolo un’ultima volta, per tre anni”. Il baronetto è uno di quelli che la fa corta, infatti il suo addio durerà solamente il tempo di oltre 300 concerti in tutto il mondo. In pratica il commiato arriverà (forse) nel 2021, ma siamo nel 2018 e già stiamo iniziando a salutare
Chiudiamo con l’orgoglio italiano, perché negli addii non abbiamo niente da invidiare a nessuno. Come non ammirare i Pooh per aver reso grazia ai loro 50 anni di carriera con la reunion e il ritorno sulle scene di Riccardo Fogli per l’ultimo tour (seguito ovviamente dalla pubblicazione di album dal vivo, box celebrativo, rivisitazioni e memorabilia). Tutto finito, partita chiusa, ma solo per rimescolare le carte e partecipare (di nuovo) al Festival di Sanremo: l’ex Pooh Riccardo Fogli in coppia con Roby Facchinetti a gareggiare contro Red Canzian. Dodi Battaglia, invece, continua a suonare da solo le hit dei Pooh. In questo caso la formula è quella delle ricette con gli avanzi, d’altra parte gli spaghetti del giorno prima possono sempre diventare una frittata.
Tornare insieme non è più una questione di musica, ma solo di marketing, uno specchio per le allodole. Sarebbe bello smetterla quando è ora di farlo, senza ultime chiamate alla fanbase. Tornare ad essere onesti e chiamare le cose col proprio nome. Pensavamo fosse un addio, e invece è solo un arrivederci. Le parole sono importanti, ma i soldi di più.