Aprire un mutuo, si sa, non è uno scherzo. Non si tratta solo di trovare quello con le condizioni migliori, valutando i tassi di interesse e altre spese collaterali, ma anche di essere consapevoli di doversi sobbarcare delle uscite costanti per un tempo tendenzialmente lungo (in media, una ventina d’anni). Bisogna, insomma, essere preparati da tutti i punti di vista. Per questo quando si parla di “estinzione anticipata”, cioè del saldo del mutuo in un’unica soluzione, prima dello scadere del finanziamento, si potrebbe immaginarla come un obiettivo a cui aspirare incondizionatamente, perché significa che si è arrivati a mettere da parte abbastanza denaro da potersi liberare di un debito e di un impegno finanziario consistenti.
In realtà, questa è una deduzione un po’ frettolosa. Perché sebbene in alcuni casi l’estinzione anticipata possa effettivamente sollevare il mutuatario dal peso di rate pluriennali, esistono anche casi in cui farlo è proprio sconsigliabile, anche se a prima vista potrebbe sembrare tutto il contrario.
Intanto, vale la pena di chiarire subito un punto: il fatto che oggi l’estinzione anticipata, a differenza del passato, non comporti più il pagamento di una penale (grazie alla legge Bersani), ha fatto sì che questa soluzione diventasse sempre più diffusa. Alcune famiglie, ad esempio, mettono da parte della liquidità invece di destinarla ad altri scopi, oppure decidono di investire il proprio Tfr o liquidazione nel momento in cui un membro della famiglia raggiunge la pensione o cambia lavoro. Potrebbe esserci in gioco la vendita di altre proprietà oppure un’eredità di cui si è diventati beneficiari. I casi sono diversi. Sicuramente chi estingue il mutuo lo fa perché si è trovato per le mani una somma più consistente di quello che sarebbe il normale flusso del proprio conto corrente, ma questo non significa che saldare il debito in una volta sola sia per forza una buona idea.
Sebbene in alcuni casi l’estinzione anticipata possa effettivamente sollevare il mutuatario dal peso di rate pluriennali, esistono anche casi in cui farlo è proprio sconsigliabile
Per chi ha stipulato un mutuo prima del febbraio 2007, ad esempio, potrebbe essere prevista una penale: se è vero che da quella data sono state abolite le ammende per chi vuole liberarsi subito del proprio debito, d’altra parte chi ha un mutuo più datato potrebbe non essere esente da questa spesa aggiuntiva. In questo caso occorre controllare con l’istituto finanziario se e a quanto corrisponderebbe l’importo della penale (calcolata sulla base del debito ancora rimanente; la percentuale varia a seconda della tipologia di tasso, dell’anno di sottoscrizione e del numero di rate mancanti) per capire se valga la pena estinguere il debito. Se invece il mutuo è più “fresco” ed è stato attivato da meno di dieci anni, si può stare tranquilli: nessun costo extra previsto.
Altra variabile da mettere in conto è l’età del mutuo, importante perché la maggior parte dei finanziamenti si basa su un piano di ammortamento “alla francese”, che prevede delle rate costanti, ciascuna composta da una quota crescente di capitale rimborsato e di una decrescente di interessi. Nei primi anni del mutuo sono soprattutto questi ultimi a incidere, poiché vengono calcolati su un capitale da rimborsare ancora elevato; nell’ultimo periodo, invece, tendono a pesare poco. L’estinzione anticipata è quindi più vantaggiosa se viene effettuata nei primi anni dalla stipula, mentre se si hanno già diversi anni di finanziamento alle spalle potrebbe essere più conveniente portare pazienza e continuare a versare normalmente le rate del mutuo fino alla sua naturale estinzione. In più, in questo momento storico un rimborso anticipato potrebbe rappresentare un omaggio alla banca, dato che i tassi di interesse sono comunque contenuti per via di un costo del denaro molto basso.
Bisogna valutare il costo-opportunità dell’operazione: separarsi da un “gruzzoletto” magari sostanzioso in una sola volta potrebbe superare il beneficio dell’abbattimento del capitale residuo, e quindi potrebbe essere più conveniente considerarsi debitori ancora per un po’
Bisogna, insomma, valutare il costo-opportunità dell’operazione: separarsi da un “gruzzoletto” magari sostanzioso in una sola volta potrebbe superare il beneficio dell’abbattimento del capitale residuo, e quindi potrebbe essere più conveniente considerarsi debitori ancora per un po’, anche se l’idea non entusiasma.
Se invece l’intenzione è proprio quella di optare per l’estinzione anticipata, per portarla a termine la procedura è semplice: è sufficiente depositare un atto notorio presso l’istituto finanziario con cui si è attivato il finanziamento, così da dare il proprio consenso alla cancellazione del debito. Una volta fatto questo, la banca valuterà la capacità di estinzione anticipata da parte del mutuatario, incasserà la somma residua del finanziamento e rilascerà la documentazione che attesta l’estinzione del mutuo.
Infine, come sempre quando si parla di questioni finanziarie, bisogna ricordare che ogni scelta è personale: anche nel caso dell’estinzione anticipata, quindi, non esiste una decisione giusta o sbagliata a priori. La regola d’oro, però, rimane sempre la stessa: valutare bene tutte le opzioni e i relativi costi, in modo da evitare, per quanto possibile, le brutte sorprese, e al contempo assicurarsi di tutelare i propri interessi al meglio.