Il premio Nobel non funziona più: è il momento di chiuderlo (o rifondarlo)

Il celebre riconoscimento paga la sua età: è stato assegnato a persone che non hanno apportato alcun beneficio all’umanità (anzi), ha sostenuto decisioni farsesche (quello della Pace a Obama), è stato colpito da corruzione e perfino scandali sessuali

Visto che quest’anno il Nobel per la Letteratura non si darà (a causa di una storia sordida di scandali sessuali che ha lambito la commissione), l’Accademia di Svezia potrebbe cogliere l’occasione per ripensare tutto da capo, ed estendere la riflessione anche agli altri riconoscimenti.

Ad esempio, abolire il Nobel per la Pace. Certo, lo hanno già detto tutti, ma perché non dirlo ancora? A metà tra il riconoscimento e la farsa (vedi Obama) il premio è stato assegnato a persone meritevoli e importanti (Nelson Mandela), ad altre per ragioni meno chiare (Al Gore), a entità che non sono nemmeno persone (Onu, Unione Europea), a personaggi su cui poi ci si è pentiti (Aung San Suu Kiy). E, infine, a gentaglia che con la pace c’entra ben poco, come Henry Kissinger, quello che diceva che “i militari sono degli idioti, animali stupidi da usare come pedine per finalità politiche”, e che “l’America non ha né amici né nemici, ma solo interessi”.

Sì ma, si dirà. Alfred Nobel, si dirà ancora, pensava più alle scienze. Erano queste il fulcro del suo lascito: medicina, chimica e fisica. E ha stabilito di premiare i protagonisti di questi campi con criteri piuttosti chiari: importanza della scoperta, avvenimento recente (se possibile, nell’anno), beneficio per tutta l’umanità. Ecco, sul terzo ci sarebbe da ridire, come spiega questo articolo dello Smithsonian.

Il vincitore del Nobel della fisica del 1944 fu Otto Hahn, per la fissione nucleare. Tutti sicuri che sia stata un beneficio per l’umanità, visto l’ammasso di bombe atomiche sul pianeta? Nel 1949, per la Medicina fu premiata l’invenzione della lobotomia. Tutti sicuri che, visti gli effetti nelle cure, sia stata una buona idea? E nel 1911 vinse Fritz Haber: inventò la sintesi dell’ammoniaca dai suoi elementi. In altre parole, le armi chimiche (e divenne criminale di guerra dopo la Prima Guerra Mondiale). Tutti sicuri, anche qui?

Per non parlare degli scandali di corruzione. Nel 2008 saltò fuori che ci furono pressioni di un gigante del farmaceutico come AstraZeneca per la selezione del candidato per il Nobel della Medicina. I problemi con il Nobel, insomma, ci sono sempre.

A questo punto, la pausa di riflessione del Nobel per la Letteratura (anche loro alla frutta: prima una giornalista, poi un cantate) potrebbe essere un bene. Soprattutto se estesa anche agli altri ambiti.

Una scelta dura, ma che aiuterebbe a riprendere il controllo di alcune cose che, è evidente, sono sfuggite di mano. Prima di tutto, riformulare per bene le regole. Poi rinforzare il requisito, fondamentale, del “beneficio per l’umanità” . E poi, già che ci sono dare riconoscimenti collegiali (il candidato è uno, ma spesso il lavoro è di squadra).

Infine, liberarsi con un calcione di quella truffa del cosiddetto “Nobel per l’Economia”. Non è un Nobel – Alfred Nobel non lo ha ma voluto – e non c’entra niente né con l’Accademia di Svezia né con il suo spirito. Tutti quelli che useranno ancora quell’espressione (“Nobel per l’Economia”) saranno querelati.