Hanno pensato a tutto, o quasi. La nuova capitale dell’Egitto, che ancora non esiste ma che sarà creata nel giro di pochi anni, avrà per prima cosa l’onore di essere la più grande città pianificata mai esistita sulla Terra. Ospitrà 6,5 milioni di persone e si estenderà tra il Nilo e il canale di Suez.
Non solo: a giugno 2019 avrà già il titolo di capitale (almeno secondo i progetti) rompendo una tradizione secolare con il Cairo. Ma il tempo passa per tutti, perfino in Egitto. Ci sarà un nuovo parlamento, la banca centrale, un aeroporto, un palazzo presidenziale, una City per gli affari, e un sacco di primati: il grattacielo più alto di tutto il continente, il minareto più alto, il campanile più alto. Ah, e anche un parco a tema più grande di Disneyland.
Insomma, ha tutto tranne un nome. Per il momento viene chiamata, almeno dai giornali inglesi, NAC, cioè New Administrative Capital. Ma prima o poi si dovrà trovare una soluzione. Nasce per segnare una nuova epoca, soprattutto rispetto alle turbolenze delle Primavere Arabe e al dominio d Hosni Mubarak, e per separarsi dal Cairo, giudicata ormai troppo brutta, inquinata e disordinata per essere il centro della vita politica e amministrativa del Paese. Al contrario, la nuova città si ispira ai criteri di ordine e regolarità delle megalopoli mediorientali, in stile Emirati Arabi, ma con tratti del luogo.
Insomma: avrà un’architettura faraonica o islamica? Se lo chiede, come scrive l’Independent, l’urbanista David Sims, aspettandosi una città fatta di curve, e non di reticoli. Come idea, potrebbe funzionare. Ma per capire se diventerà una città vera o, come teme Sims, una zona governativa semivuota, con isole urbane isolate tra loro, bisognerà solo aspettare.