Nel 2016 ad Harare, capitale dello Zimbabwe, girava una battuta tanto rude quanto efficace: «Invece che usare i soldi per comprare la carta igienica si potrebbe usarli al posto della carta igienica». Erano i tempi dell’iperinflazione, tempi in cui i dollari zimbabweani venivano stampati in banconote che valevano fino a 500 miliardi, con cui si acquistava a malapena qualche patata dolce nei mercati, e per fare la spesa l’unità di misura non era il valore della banconota ma il peso dei biglietti necessari agli acquisti.
Nonostante per via dell’odierna crisi di liquidità sia impedito chiunque di prelevare dai bancomat più di 50 dollari al giorno, nello Zimbabwe del dopo-Mugabe tutto questo sembra un lontano ricordo. In questa nuova realtà sociale ed economica, oltre che politica, le nuove tecnologie digitali, in particolare smartphone e applicazioni, dopo aver permesso a tutti di comunicarsi il malcontento verso il governo, rappresentano la principale soluzione ai problemi finanziari della nazione africana.
Come nel resto del mondo anche in Zimbabwe le persone camminano con lo smartphone in mano e controllano costantemente lo schermo ma in questo caso non sono solo le notifiche a catturare l’attenzione. Qui lo smartphone è utilizzato come principale ponte per collegare tra loro le comunità, soprattutto nelle zone rurali dove vive la maggioranza della popolazione, e WhatsApp e Telegram sono le social-app più scaricate: i gruppi aiutano le famiglie a restare in contatto tra loro e le aziende che possono permetterselo incoraggiano i dipendenti a restare a casa a lavorare in remoto, così da risparmiare corrente elettrica. WhatsApp non è un social network utilizzato solo per scambiarsi video, audio, selfie e darsi appuntamento per una birra ma in un certo senso è anche il principale garante della sostenibilità energetica della nazione.
Econet e Telenet, le principali compagnie telefoniche private nazionali, hanno creato e lanciato sul mercato EcoCash e TeleCash, portafogli virtuali che si collegano direttamente al conto corrente
Tutto parte dal costo delle telefonate. Comparato al costo dei dati infatti quello di una singola telefonata è insostenibile: 1Gb costa 2 dollari americani, 1,6 Euro, si può comprare giorno per giorno ed è quindi il consumatore a decidere se e quando acquistarlo semplicemente digitando un codice sulla tastiera, *143#, e seguendo le istruzioni sullo schermo. L’addebito è immediato, così come anche la ripresa di tutte le funzionalità. Oltre a questo trovare un Wi-fi sicuro, veloce e liberamente accessibile è piuttosto semplice, specialmente nei centri urbani: ristoranti, fast-food, alberghi, uffici pubblici e persino le stesse compagnie telefoniche mettono a disposizione diverse ore al giorno di accesso a internet completamente gratuito.
Partendo da questo tipo di approccio al digitale, estremamente personalizzato e largamente diffuso, diverse aziende hanno sviluppato quella che oggi è la soluzione quotidiana alla grave crisi di liquidità: Econet e Telenet, le principali compagnie telefoniche private nazionali, hanno creato e lanciato sul mercato EcoCash e TeleCash, portafogli virtuali che si collegano direttamente al conto corrente e vengono usati per pagare qualsiasi cosa. Il conto ai ristoranti, il pedaggio autostradale, le bollette, la benzina, il cibo nei supermercati, persino le mance e l’elemosina possono essere elargite tramite questi due sistemi digitali, semplicissimi e immediati. In particolare EcoCash è il sistema più diffuso in Zimbabwe per i pagamenti: conta circa 2,7 milioni di utenti, ci si può registrare semplicemente scaricando la app (non è necessario essere clienti Econet) e si attiva gratuitamente anche se si è sprovvisti di smartphone, piuttosto costosi, andando presso le decine di migliaia di punti vendita sparsi per tutto il Paese. In questo secondo caso viene generato un numero di telefono che permetterà al cliente di inviare e ricevere denaro utilizzando la normale tastiera alfanumerica al posto dell’app. Basta ricordarsi i codici giusti.
Lo sviluppo digitale in Zimbabwe è lo specchio dello sforzo entusiastico che la società sta facendo dopo l’Era Mugabe, devastante in termini economici e non solo soprattutto dal 1998 ad oggi, ma anche della creatività con cui questa nazione cerca di aprirsi al mondo
EcoCash si collega al conto bancario del cliente e trasferisce il denaro immediatamente dal primo al secondo (e viceversa ovviamente) anche più volte al giorno e anche per cifre irrisorie. A seconda della somma che si vuole trasferire il servizio ha un costo che va dai 50 centesimi ai 2 dollari. I pagamenti costano 10 centesimi l’uno. Perché affidarsi a EcoCash? «È sicuro e immediato» spiega Joy Mahute, un cliente: «In questo momento ho dimenticato il portafogli in macchina, all’autolavaggio, ma non me ne preoccupo perché non ho un solo dollaro contante. E poi le carte di credito costano di più». EcoCash, in un Paese in crisi di liquidità, è l’unico sistema che permette al denaro di circolare, all’economia di progredire e alle banche di non disperdere denaro. Ad Harare la vita non costa molto meno che in una qualsiasi altra grande città africana, o europea, e la borghesia urbana senza questo sistema non saprebbe come pagare nei centri commerciali o alle stazioni di servizio (in Zimbabwe la benzina costa 1,3 dollari al litro).
Secondo un recente studio di MyGrowthFund, la più importante agenzia di venture capitalist locale, in Zimbabwe l’80% delle transazioni sono oggi processate su mobile grazie ad app come EcoCash e TeleCash mentre solo il 3% delle operazioni avviene in contante e questa è una buona notizia anche se si pensa alla corruzione, che durante l’era Mugabe era altissima.
EcoCash non è solo utile per i pagamenti: è infatti la prima app al mondo che funziona anche per le rimesse, che possono essere trasferite dall’estero ai propri parenti rimasti in patria, agli stessi costi. Si superano così i sistemi di trasferimento denaro, decisamente costosi: per inviare soldi dal Sudafrica allo Zimbabwe con un money-transfer si paga una tariffa del 14%, dall’Italia la tariffa è mediamente del 4,7%. Lo sviluppo digitale in Zimbabwe è lo specchio dello sforzo entusiastico che la società sta facendo dopo l’Era Mugabe, devastante in termini economici e non solo soprattutto dal 1998 ad oggi, ma anche della creatività con cui questa nazione cerca di aprirsi al mondo.