No al caffè nelle scuole: in Corea del Sud è partita la campagna per una vita più sana

La lotta alla caffeina è cominciata limitando le pubblicità in televisione, ma prosegue mettendo al bando la vendita di energy drink e caffettoni alla Starbucks negli istituti. Il motivo? Danneggia la salute degli studenti

Per promuovere uno stile di vita più sano tra i ragazzi, la Corea del Sud (sì, Sud, non Nord) ha deciso di proibire la vendita di caffè nelle scuole. Il divieto vale sia per gli studenti che per i professori.

L’intento è nobile: ridurre il consumo di cibo malsano e di bevande piene di zuccheri e caffeina. Non ci si deve stupire più di tanto: al bando non è la tazzina di caffè, che in quelle latitudini purtroppo non usa, ma gli energy drink, e i bicchieroni in stile Starbucks. “Faremo di tutto perché il caffè sia eliminato da ogni scuola”, ha dichierato il Ministro per la Sicurezza Alimentare del Paese.

La caffeina, a dosi eccessive, causa palpitazioni, disordini del sonno, giramenti di testa e attacchi di ansia. È comprensibile, in questo senso, il tentativo di porre un freno da parte delle autorità. Del resto il consumo di caffeina in Corea del Sud è raddoppiato negli ultimi 20, proprio da quando è arrivato Starbucks (sempre lui). Nel 2016 ogni coreano consumava 2,3 chili di caffè, la cifrà più alta di tutta l’Asia – ma che è comunque la metà di quanto prende l’americano medio.

Una battaglia che, prima di raggiungere le scuole, il governo aveva già combattuto sui media, proibendo la pubblicità degli energy drink e dei caffè nelle fasce pomeridiane e nelle ore dedicate ai più giovani.