Quello che fino a pochi giorni fa potevamo chiamare tensione, da qualche ora si sta trasformando in panico totale. Non si può descrivere con un’altra parola lo stato d’animo in casa renziana, dove i timori di essere spazzati via al congresso del Pd si fanno sempre più difficili da controllare. L’ultima mina, in ordine di tempo, è il sondaggio pubblicato lunedì 24 settembre dal Fatto Quotidiano, secondo cui Nicola Zingaretti non avrebbe rivali nella corsa alla leadership del partito, staccando nettamente tutti gli altri, a cominciare proprio da Matteo Renzi. Il quale, intuita l’aria che tira, sembra davvero convinto, questa volta, di dare seguito alle sue parole e non candidarsi alle primarie. Gettando tutti i suoi parlamentari-ultrà nello sconforto.
“A questo punto – ci dice una fonte dell’inner circle dell’ex segretario – la paura è che il congresso possa essere davvero un disastro. A partire dalle assise locali e regionali. Se in Toscana Matteo, mettendosi pancia a terra in prima persona, sembra essere riuscito a far passare la candidatura di Simona Bonafè, non si può certo dire la stessa cosa per le altre regioni”.
Lo si capirà presto. Entro la fine dell’anno – se davvero le primarie si consumeranno a gennaio 2019 come ha più volte anticipato Maurizio Martina – si capirà che piega ha preso il Pd. E se i congressi regionali dovessero “cambiare verso”, per i tanti parlamentari dem legati a doppia mandata a Renzi si metterebbe davvero male, specie se si dovesse andare al voto in anticipo rispetto alla scadenza del 2023. Perché non avrebbero più alle spalle i loro territori e perché, se così stanno le cose, non avrebbero neppure un leader (o anche un Orfini) disposto a fare i salti mortali per garantirsi la loro fedeltà, regalando loro un posto nelle agognate liste elettorali.
Salvare il renzismo, questo l’obiettivo comune di Lotti e Boschi. Con due approcci completamenti opposti. Il primo è convinto che lo si salverà solo facendo accordi con gli avversari interni, la seconda che invece sia inevitabile arrivare allo scontro finale
“In questa fase – spiega la nostra fonte – l’unico che sembra avere la lucidità per capire che, così facendo, si va a sbattere contro un treno, è Luca Lotti. Forse anche grazie al fatto che il suo principale consigliere è quell’Antonello Giacomelli cresciuto all’ombra di Dario Franceschini, Lotti è convinto che sia il caso di tentare la strada dell’accordo con Zingaretti. Il rischio, in caso contrario, è la fine del renzismo”. Secondo l’ex ministro dello Sport, sostenere il governatore del Lazio è l’unico modo per non perdere, non solo la leadership nazionale, ma anche il controllo dei territori e quindi, in prospettiva, dei gruppi parlamentari. Certo, che Zingaretti accetti di buon grado la possibilità di avere un “cappello” così ingombrante sopra la testa è tutto da verificare. “Nicola non accetterebbe mai dei condizionamenti pesanti a livello politico e soprattutto non si fida per niente dei renziani, che dal giorno dopo potrebbero cominciare ad attaccarlo come hanno fatto con Martina”.
Non tutti, però, sono convinti che questa sia la strada giusta. E siccome i renziani che contano, oltre a Renzi, sono solo due, è facile immaginare il nome il nome e il volto di colei che si oppone alla soluzione dell’accordo. “La Boschi non molla – racconta la nostra fonte – non si sente affatto garantita da un’eventuale intesa con Zingaretti. Teme che dietro ci sia un disegno troppo penalizzante e soprattutto ha paura che la nuova linea politica possa coincidere con la ricerca di un ponte con il Movimento Cinque Stelle, cosa a cui lei, in prima persona, si è opposta fin dall’inizio”. Secondo i ben informati, l’ex madrina delle Riforme è disposta a tutto, anche a scendere in campo per le primarie. Il rinnovato e crescente attivismo mediatico delle ultime settimane sarebbe la conferma di questa tesi. “Che le ambizioni di Maria Elena fossero elevate non è mai stato un segreto”. D’altronde un altro nome, al momento, non c’è. E sembra non esserci neppure all’orizzonte, dato che nessuno ha l’autorevolezza per gestire una situazione così intricata e delicata.
Salvare il renzismo, questo l’obiettivo comune di Lotti e Boschi. Con due approcci completamenti opposti. Il primo è convinto che lo si salverà solo facendo accordi con gli avversari interni, la seconda che invece sia inevitabile arrivare allo scontro finale. Ed ora tutti attendono la parola definitiva di Renzi.