Non c’è pace tra i renziani. Neanche il tempo di organizzarsi per la riunione di corrente di Salsomaggiore, inizialmente fissata per il 21 e 22 settembre, e arriva la notizia dello slittamento. Si farà, ma un mese e mezzo dopo, il 9 e 10 novembre, sempre nella stazione termale emiliana, solo dopo che si sarà consumato il rito della Leopolda. Ufficialmente il rinvio, che in maniera benevola si può definire anomalo, è dovuto a problemi di tipo organizzativo. Ma la realtà è un’altra: la corrente renziana, quella che si dovrebbe finalmente dare una forma strutturata, è in ebollizione. Divisa. Come forse mai avvenuto in passato.
Il tema è cruciale: come affrontare il prossimo congresso senza farsi travolgere? Nonostante le dichiarazioni di facciata, infatti, la percezione diffusa è che, a questo giro, ci sia ben poco da fare. Nicola Zingaretti si sta organizzando da mesi, sta costruendo la sua rete, muove uomini e donne sul territorio, ha l’appoggio di gran parte degli amministratori locali e può contare su alcune “sponsorizzazioni” pesanti, sia dentro sia fuori il partito. Il tutto è complicato dal fatto che, a dispetto delle male lingue che lo ritengono poco predisposto a mantenere la parola, Matteo Renzi sembra davvero intenzionato a saltare una corsa. «Il primo a sapere che andrebbe incontro a una disfatta è lui», dicono fonti vicine all’ex segretario.
E senza Renzi nel ruolo di front man, i renziani, per definizione fedeli al loro leader e a poco altro nella vita, sono persi. Tanto che, al loro interno si dividono sul da farsi. Ci sono i concilianti, i dubbiosi e gli intransigenti e ognuno spinge in una direzione diversa dall’altra.
E poi ci sono gli intransigenti. Capofila di questa pattuglia è Maria Elena Boschi, che può contare su una folta pattuglia di fedelissimi, da Ettore Rosato a Gennaro Migliore, da Luigi Marattin a Lucia Annibali e, ovviamente, Francesco Bonifazi. Tutti loro sono assolutamente contrari a scende a patti con Zingaretti e faranno di tutto, fino all’ultimo, per convincere Renzi a rimettersi in gioco in prima persona
I concilianti sono quelli che credono di dover scendere a patti con Zingaretti. Appoggiare il presidente della Regione Lazio potrebbe essere l’unico modo per uscire dalla tornata congressuale senza le ossa rotte e mantenere un briciolo di potere, anche a livello locale. L’ipotesi, però, è tutta da verificare, perché in molti vedono di cattivo occhio le aperture fatte dal governatore nei confronti dei fuoriusciti a sinistra e, soprattutto, dell’ala anti-salviniana dei Cinque Stelle. Ma la realpolitik impone almeno di fare una riflessione su questa opzione, che sia Luca Lotti sia Antonello Giacomelli (ex braccio destro di Franceschini) non vogliono escludere del tutto. Sempre che lo stesso Zingaretti sia disponibile a ricevere un appoggio così pesante e vincolante come quello dell’ex leader.
I dubbiosi sono il corpaccione, quelli che non sanno bene che pesci pigliare in questo momento, quelli che aspettano un segnale. E sono in tanti. D’altronde, sul tavolo, c’è il loro stesso futuro politico. E in questo sottoinsieme del renzismo si nascondono tutti quelli che sono disposti – anche perché non particolarmente compromessi – a fare un disinvolto salto sul carro del possibile nuovo vincitore, cosa molti di loro hanno già sperimentato più volte in passato.
E poi ci sono gli intransigenti. Capofila di questa pattuglia è Maria Elena Boschi, già ostacolo principale ad un accordo con i Cinque Stelle in fase di consultazioni, che può contare su una folta pattuglia di fedelissimi, da Ettore Rosato a Gennaro Migliore, da Luigi Marattin a Lucia Annibali e, ovviamente, Francesco Bonifazi. Tutti loro sono assolutamente contrari a scende a patti con Zingaretti e faranno di tutto, fino all’ultimo, per convincere il “cavallo” (come veniva chiamato Renzi ai tempi di Firenze) a rimettersi in gioco in prima persona. In alternativa, l’ex ministra non ha mai nascosto le sue ambizioni personali, ma gli indici di gradimento nei suoi confronti sono al minimo storico. Va trovato un nome, prima che sia troppo tardi. Possibilmente prima della Leopolda. E di Salsomaggiore, s’intende.