Quel caratteristico profumo di micragna sociale che arriva quando le istituzioni non si occupano più di problemi seri, e si concentrano su piccole cose. Esempio. A Roma nei giorni scorsi sono state triofalmente comminate 21 denunce, che comprendono multe per 73 mila euro a 14 venditori ambulanti del Bangladesh (il Comune incasserà subito la ingente somma, siamo sicurissimi). Si aggiungono 10 Daspo urbani a gente che stazionava nei pressi di una fermata della metro, con multe dai 100 ai 300 euro cadauno (che il Comune incasserà altrettanto alla svelta, statene certissimi).
Fa riflettere che la stessa Chiara Appendino, Cinque Stelle come il sindaco di Roma Virginia Raggi, abbia sentito il bisogno di prendere le distanze da quello che è successo, scrivendo, in un post su Facebook, che non userà mai il Daspo urbano contro i senzatetto. E aggiungendo una considerazione, determinante: “Difficile pensare che una persona si allontani semplicemente perché gli si dà in mano un foglio con una firma”. Potremmo sbagliarci, ma la sensazione è che la soluzione romana porti nell’ordine: zero efficacia, zero soldi.
Solo che prendersela con ambulanti e poveracci è una caratteristica idea che sta prendendo piede sempre più. Fra un po’ anche con gli homeless che nemmeno chiedono l’elemosina, come nella famosa canzone “Diritto al tetto” dei Ministri (“paga la multa per dormire all’aperto”). La tendenza è levarsi i cenciosi e i rognosi di mezzo per metterli da un’altra parte, non potendo, provvidenzialmente, farli fuori.
Prendersela con ambulanti e poveracci e una caratteristica idea che sta prendendo sempre più piede. Fra un po’ anche con gli homeless che nemmeno chiedono l’elemosina, come nella famosa canzone “Diritto al tetto” dei Ministri (“paga la multa per dormire all’aperto”). La tendenza è levarsi i cenciosi e i rognosi di mezzo per metterli da un’altra parte, non potendo provvidenzialmente, farli fuori
Altro provvedimento romano di queste settimane, le durissime multe ai turisti per un bagno nelle fontane. 900 euro a due cinquantenni statunitensi. Varie altre multe salatissime, tra cui una ai genitori di un dodicenne morto di caldo. Capiamo che in una città che ambisce ad essere un museo a cielo aperto (mondezza inclusa, va nel capitolo arte contemporanea) non stia bene l’obeso nel Connecticut che si bagna a Fontana di Trevi, ma il pensiero dei 600 euro di multa ad Anita Ekberg per il bagno notturno è un qualcosa che spegne un po’ l’immaginazione. Oltre a non risolvere un bel niente dei problemi romani.
Insomma, a quanto pare di fronte a problemi giganteschi di Roma -una città la cui esistenza è stata per secoli basata sullo spreco di risorse, e in cui ogni tentativo di di razionalizzare si converte in una maggiore potenza delle “mafie” capitoline– le soluzioni siano un po’ troppo centrate sul particolare, e su micragne che i romani chiamerebbero “poracciste”. E qui il termine cade a perfezione, proprio nel senso di prendersela col poveraccio, l’homeless.
O su sparate pubblicitarie. Emblema di tutto il post della Raggi col glorioso video del materasso abbandonato da una coppia. A parte che nel darwinismo romano un materasso in strada potrebbe essere sempre utile —uno stanco homeless sfuggito alla retata, una colazione senza omelette e seguente carenza vitaminica- fare del materasso la questione dice già tutto -sfottò infiniti alla Raggi sui social- e, contro il poraccismo fa rivalutare il benaltrismo. Sono ben altri i problemi di Roma, non solo i tetti delle chiese che crollano.
Ma andiamo così. San Benedetto Labre, mistico straccione del ‘500, che ha passato buona parte della vita a Roma, si beccherebbe un Daspo, altro che canonizzazione. Guerino er carbonaro (dal Film Il marchese del Grillo) forse pure. E non parliamo di Anita Ekberg a discarico del culone del Connecticut. Sipario.